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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 4<br />

2.13. Teorema. Siano H uno spazio <strong>di</strong> Hilbert e {un} una successione ortonormale <strong>di</strong> elementi<br />

<strong>di</strong> H . Detta V∞ la chiusura del sottospazio generato dall’insieme {un : n ≥ 1} si ha<br />

u =<br />

∞�<br />

(u, un) un + P⊥u e �u� 2 =<br />

n=1<br />

∞�<br />

n=1<br />

|(u, un)| 2 + �P⊥u� 2 per ogni u ∈ H (2.10)<br />

ove P⊥ è l’operatore <strong>di</strong> proiezione su V ⊥ ∞ . In particolare vale la <strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong> Bessel<br />

∞�<br />

n=1<br />

e, per ogni u ∈ H , le tre con<strong>di</strong>zioni<br />

i) u =<br />

|(u, un)| 2 ≤ �u� 2 per ogni u ∈ H (2.11)<br />

∞�<br />

(u, un) un , ii)<br />

n=1<br />

∞�<br />

n=1<br />

|(u, un)| 2 = �u� 2 , iii) u ∈ V∞ (2.12)<br />

sono equivalenti. Infine, per ogni u ∈ H , la (2.10) è l’unica decomposizione <strong>di</strong> u nella forma<br />

u = � ∞<br />

n=1 cnun + u⊥ con cn ∈ K per ogni n e u⊥ ∈ V ⊥ ∞ .<br />

2.14. Osservazione. Osserviamo che, siccome la possibilità <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>nare vale per le serie dei<br />

quadrati delle norme, che sono serie a termini reali positivi, deduciamo che la stessa possibilità<br />

vale per le serie <strong>di</strong> vettori. Basta infatti scrivere le (2.10) per la successione data e per un suo<br />

rior<strong>di</strong>namento e confrontare tenendo conto dell’unicità della decomposizione. Per questo motivo<br />

si usa più spesso il termine sistema ortonormale e si pensa all’insieme dei vettori un e non necessariamente<br />

a una precisa successione. Quando poi tale sistema genera un sottospazio denso, si<br />

<strong>di</strong>ce comunemente che esso è un sistema ortonormale completo, oppure che è una base hilbertiana,<br />

<strong>di</strong> H . In tali con<strong>di</strong>zioni, e solo in questo caso, le i) e ii) della (2.12) valgono per ogni u ∈ H .<br />

2.15. Definizione. Siano H uno spazio <strong>di</strong> Hilbert e {un} un sistema ortonormale <strong>di</strong> elementi<br />

<strong>di</strong> H . Se u ∈ H la serie �∞ n=1 (u, un)un si chiama serie <strong>di</strong> Fourier <strong>di</strong> u rispetto al sistema<br />

considerato e i coefficienti (u, un) si chiamano coefficienti <strong>di</strong> Fourier.<br />

2.16. Osservazione. Vale forse la pena <strong>di</strong> sottolineare che, se u ∈ H , la serie <strong>di</strong> Fourier <strong>di</strong><br />

u converge comunque, ma non a u in generale, bensì alla proiezione <strong>di</strong> u sulla chiusura del<br />

sottospazio generato dal sistema ortonormale considerato. La serie <strong>di</strong> Fourier <strong>di</strong> u converge a u<br />

per ogni u ∈ H se e solo se il sistema è completo.<br />

2.17. Esempio (serie <strong>di</strong> Fourier classiche). Il nome attribuito alle serie <strong>di</strong> Fourier trae origine<br />

dalle serie trigonometriche. Conviene tuttavia considerare la versione complessa. Ci limitiamo<br />

al caso del periodo 2π , nel quale non ci sono i fronzoli aggiuntivi che complicano le notazioni. Lo<br />

spazio naturale da prendere in considerazione è quello delle funzioni 2π -perio<strong>di</strong>che <strong>di</strong> quadrato<br />

sommabile cioè delle (classi <strong>di</strong>) funzioni misurabili v : R → C il cui quadrato è integrabile su<br />

ogni intervallo <strong>di</strong> ampiezza 2π . Tuttavia, la restrizione a (−π, π) <strong>di</strong> ogni funzione <strong>di</strong> questo<br />

tipo appartiene a L 2 (−π, π) e, viceversa, ogni elemento <strong>di</strong> L 2 (−π, π) ha uno e un solo prolungamento<br />

2π -perio<strong>di</strong>co verificante la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> sommabilità richiesta. Dunque possiamo<br />

prendere più semplicemente H = L 2 (−π, π) e pensare ai prolungamenti perio<strong>di</strong>ci solo se la cosa<br />

ci piace <strong>di</strong> più. Il sistema da considerare è quello dato dalle funzioni un definite dalle formule<br />

un(t) = (2π) −1/2 exp(int) per ogni n ∈ Z . Si verifica imme<strong>di</strong>atamente che esso è ortonormale. Il<br />

fatto che esso sia anche completo è invece meno banale. Una traccia <strong>di</strong> una possibile <strong>di</strong>mostrazione è<br />

la seguente. Si usa la teoria classica delle serie trigonometriche e si <strong>di</strong>mostra che, se u ∈ C 1 [−π, π]<br />

verifica u(−π) = u(π) , allora la serie <strong>di</strong> Fourier <strong>di</strong> u converge a u uniformemente. Ciò vale,<br />

in particolare, per ogni u ∈ C ∞ c (−π, π) . Siccome la convergenza uniforme in (−π, π) implica la<br />

convergenza in H , ciò mostra che, con le notazioni del Teorema 2.13, ogni u ∈ C ∞ c (−π, π) verifica<br />

78<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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