G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Capitolo 4<br />
Dunque, in ipotesi <strong>di</strong> uniforme ellitticità, la forma è coerciva se c ha estremo inferiore (essenziale)<br />
abbastanza grande e in tali con<strong>di</strong>zioni possiamo applicare il Teorema <strong>di</strong> Lax-Milgram.<br />
Va detto che l’ipotesi astratta (1.7) è proprio ispirata a situazioni concrete del tipo <strong>di</strong> quella<br />
che stiamo considerando. Per questo motivo la (1.7) è anche chiamata con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> H -ellitticità.<br />
Chiusa questa parentesi, ripren<strong>di</strong>amo il <strong>di</strong>scorso: se H = H1 (Ω) o un suo sottospazio chiuso,<br />
esiste una e una sola funzione u ∈ H che verifica l’equazione variazionale<br />
�<br />
�<br />
� �<br />
(A∇u) · ∇v dx + ∇u · bv dx + cuv dx = fv dx per ogni v ∈ H . (1.16)<br />
Ω<br />
Ω<br />
Ω<br />
Se tutto ciò che abbiamo detto vale per un sottospazio chiuso qualunque H <strong>di</strong> H1 (Ω) , vale la<br />
pena <strong>di</strong> spendere due parole sull’interpretazione <strong>di</strong> quanto abbiamo ottenuto nel caso del sottospazio<br />
H = H1 0 (Ω) <strong>di</strong> H1 (Ω) , nel quale C∞ c (Ω) è denso per definizione (Esempio II.3.16). Ricor<strong>di</strong>amo<br />
che H coincide con H1 (Rd ) se Ω = Rd (unico caso, se si considerano solo aperti che intervengono<br />
nei casi concreti) in quanto C∞ c (Rd ) è denso in H1 (Rd ) (Esempio II.3.15). Al contrario, se Ω è<br />
un aperto limitato, si ha senz’altro H1 0 (Ω) �= H1 (Ω) . Se poi Ω è anche lipschitziano, H1 0 (Ω) è<br />
costituito esattamente dalle funzioni v ∈ H1 (Ω) nulle sul bordo (Osservazione III.1.15), così che<br />
(Ω) corrisponde a imporre alla soluzione u la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Dirichlet omogenea.<br />
richiedere u ∈ H1 0<br />
Sia dunque H = H1 0 (Ω) . Allora è equivalente lasciare variare v in tutto H o solo in C∞ c (Ω) :<br />
infatti, fissata u , i due membri della (1.16) sono continui rispetto a v rispetto alla topologia<br />
<strong>di</strong> H1 (Ω) , per cui essi sono uguali per ogni v <strong>di</strong> un sottospazio se e solo se essi sono uguali per<br />
ogni v della chiusura. Segue che la (1.16) equivale a<br />
�<br />
�<br />
(∇u · b + cu − f) v dx = − (A∇u) · ∇v dx per ogni v ∈ C∞ c (Ω) .<br />
Ω<br />
Ω<br />
Osservato che A∇u ∈ L 2 (Ω) d in quanto u ∈ H 1 (Ω) e aij ∈ L ∞ (Ω) e ricordati l’Esmpio I.5.59 e<br />
l’Osservazione I.5.60, l’ultima uguaglianza <strong>di</strong>ce che<br />
A∇u ∈ H(<strong>di</strong>v; Ω) = W 2 <strong>di</strong>v (Ω) e <strong>di</strong>v(A∇u) = ∇u · b + cu − f.<br />
Si è dunque risolta, in senso debole, l’equazione (1.12) trovando una e una sola soluzione u ∈ H1 0 (Ω) .<br />
In particolare, se Ω è un aperto limitato, si è risolto in forma generalizzata il problema <strong>di</strong> Dirichlet<br />
omogeneo per l’equazione (1.12).<br />
1.26. Osservazione. Segnaliamo che, al contrario, se H = H 1 (Ω) con Ω aperto limitato,<br />
le cose vanno <strong>di</strong>versamente in quanto C ∞ c (Ω) non è denso in H 1 (Ω) , come abbiamo sottolineato<br />
nell’Esempio II.3.16. Precisamente scrivere la (1.12) equivale a imporre la (1.16) per le sole funzioni<br />
(Ω) è proprio la<br />
v ∈ C∞ c (Ω) o, equivalentemente, per tutte le funzioni v ∈ H1 0 (Ω) dato che H1 0<br />
chiusura <strong>di</strong> C∞ c (Ω) in H1 (Ω) , ma non per tutte le v ∈ H . Ne segue che nella (1.16) è nascosto<br />
qualcos’altro, precisamente certe con<strong>di</strong>zioni al bordo, sulle quali, tuttavia, soprasse<strong>di</strong>amo (ma si<br />
veda l’esercizio dato <strong>di</strong> seguito relativo al caso mono<strong>di</strong>mensionale).<br />
Analogamente, se come H si prenda un sottospazio <strong>di</strong> H1 (Ω) , chiuso per avere la completezza,<br />
perché si possa dedurre l’equazione <strong>di</strong>fferenziale occorre che H ⊇ C∞ c (Ω) o, equivalentemente, che<br />
H ⊇ H1 0 (Ω) . Ma, anche in questa ipotesi, la (1.16) contiene in modo nascosto certe con<strong>di</strong>zioni al<br />
(Ω) (si veda sempre l’esercizio dato <strong>di</strong> seguito).<br />
bordo, a meno che H non sia proprio H 1 0<br />
1.27. Esercizio. Posto Ω = (0, 1) , sia a : H1 (Ω) × H1 (Ω) → R la forma definita dalla formula<br />
�<br />
a(u, v) =<br />
e si consideri il problema variazionale<br />
�<br />
u ∈ H e a(u, v) =<br />
70<br />
(u<br />
Ω<br />
′ v ′ + uv) dx per u, v ∈ H1 (Ω)<br />
Ω<br />
Ω<br />
fv dx per ogni v ∈ H (1.17)<br />
Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>