G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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13.01.2013 Views

Capitolo 4 di estremo inferiore esiste una successione {vn} di elementi di C tale che λ 2 ≤ �vn − w� 2 ≤ λ 2 + 1/n per ogni n . Dimostriamo che {vn} è di Cauchy. Per ogni m, n , per la regola del parallelogrammo, abbiamo �vn − vm� 2 = �(vn − w) − (vm − w)� 2 = 2�vn − w� 2 + 2�vm − w� 2 − �vn + vm − 2w� 2 . Ma, da un lato, �vk − w� 2 ≤ λ 2 + 1/k per k = m, n . D’altra parte �vn + vm − 2w� 2 = 4�(vn + vm)/2 − w� 2 e (vn + vm)/2 ∈ C in quanto C è convesso. Segue che �vn + vm − 2w� 2 ≥ 4λ 2 e quindi che �vn − vm� 2 ≤ 4λ 2 + 2 2 + n m − 4λ2 = 2 2 + n m . Pertanto la successione in questione è di Cauchy. Siccome H è completo essa converge a un certo elemento u ∈ H . Siccome C è chiuso, deve essere u ∈ C . Infine, dato che la norma è una funzione continua, abbiamo �u − w� = limn→∞�vn − w� = λ e quindi concludiamo u è la soluzione cercata. 1.2. Osservazione. Notiamo che la completezza di H è stata usata solo per dimostrare l’esistenza dell’elemento u . La sua unicità e l’equivalenza dei due problemi considerati nella dimostrazione valgono anche negli spazi prehilbertiani. 1.3. Definizione. Nelle condizioni del Teorema 1.1, se w ∈ H , l’unico elemento u ∈ C dato dal teorema stesso si chiama proiezione di w su C . L’operatore di H in H che a ogni w ∈ H associa la sua proiezione su C si chiama operatore di proiezione su C . 1.4. Osservazione. Nel caso reale la (1.1) diventa (u − w, u − v) ≤ 0 per ogni v ∈ C e si interpreta come segue: l’angolo dei due vettori u − w e u − v non può essere acuto per nessun v ∈ C . Almeno questa è l’interpretazione geometrica nel caso H = R d con d = 2, 3 . Notiamo poi che l’ultima parte dell’enunciato assicura che l’operatore di proiezione su C (in generale non lineare) è continuo. Precisamente esso è lipschitziano con costante di Lipschitz uguale a 1 , il che ancora si interpreta bene geometricamente. 1.5. Esempio. Se H = R e C = [0, +∞) , la proiezione di x è la sua parte positiva (x) + . 1.6. Esempio. Siano H = L2 (Ω) (lo spazio reale) e C = {v ∈ H : v(x) ≥ 0 q.o.} . Allora C è un convesso chiuso (non vuoto). Che C sia convesso è ovvio: ϑu + (1 − ϑ)v ≥ 0 q.o. se u, v ∈ C e ϑ ∈ (0, 1) . Sia ora {vn} una successione di elementi di C convergente in H a v ∈ H . Siccome una certa sottosuccessione converge a v q.o., la condizione di positività vale anche per v e quindi v ∈ C . Visto ciò, possiamo parlare di proiezioni e, per ogni w ∈ H , la proiezione u di w su C è data da u = w + , la parte positiva di w . Infatti, con tale scelta di u , si ha u ∈ C e, per l’esercizio precedente, |u − w| ≤ |v − w| q.o. per ogni v ∈ V , da cui � Ω |u − w|2 dµ ≤ � Ω |v − w|2 dµ e dunque �u − v� ≤ �v − w� per ogni v ∈ C . 1.7. Esercizio. Scrivere la caratterizzazione (1.1) nel caso dell’esercizio precedente. 1.8. Esercizio. Se H = L 2 (Ω) (lo spazio reale), trovare la proiezione su C di w ∈ H in ciascuno dei casi seguenti: i) C = {v ∈ H : v ≤ ψ} ; ii) C = {v ∈ H : ϕ ≤ v ≤ ψ} . Resta inteso che ϕ, ψ sono assegnate in H . Discutere che cosa accade se ϕ, ψ sono solo misurabili. 1.9. Esercizio. Siano H uno spazio di Hilbert e C = Br(0) ove r > 0 . Trovare la proiezione su C del generico elemento w ∈ H . Dalla possibilità di proiettare sui convessi chiusi deduciamo il risultato seguente, che costituisce uno dei capisaldi della teoria degli spazi di Hilbert. 1.10. Teorema (delle proiezioni). Siano H uno spazio di Hilbert e V0 un suo sottospazio chiuso. Allora, per ogni w ∈ H , esiste uno e un solo u ∈ V0 tale che �u − w� ≤ �v − w� per ogni v ∈ V0 . Inoltre tale u è l’unico elemento di H che verifica le condizioni u ∈ V0 e (u, v) = (w, v) per ogni v ∈ V0 . (1.2) Infine l’operatore di proiezione PV0 : H → H è lineare e continuo e, se V0 �= {0} , esso ha norma unitaria nello spazio L(H; H) degli operatori lineari e continui. 64 Gianni Gilardi

Spazi di Hilbert Dimostrazione. Siccome V0 è convesso chiuso e non vuoto e l’ultima affermazione sulla norma è ovvia, restano da dimostrare solo due cose: i) l’equivalenza fra la (1.1) con C = V0 e la (1.2); ii) la linearità dell’operatore di proiezione. Chiaramente la (1.2) implica la (1.1) dato che u − v ∈ V0 per ogni v ∈ V0 . Viceversa, valga la (1.1) e sia v ∈ V0 . Siccome u±v ∈ V0 deduciamo Re(u−w, v) = 0 . Se K = R abbiamo concluso. Se K = C , usiamo il fatto che u ± iv ∈ V0 e deduciamo che si ha anche Im(u − w, v) = 0 . Per quanto riguarda la linearità dell’operatore di proiezione, basta osservare che, se ui verifica la (1.2) con w = wi per i = 1, 2 e se λi ∈ K , allora u = λ1u1 + λ2u2 verifica la (1.2) con w = λ1w1 + λ2w2 . Nel caso del sottospazio si parla abitualmente di proiezione ortogonale anziché semplicemente di proiezione. In generale l’esistenza di un prodotto scalare consente di dare una nozione di ortogonalità e risulta conveniente esprimere vari risultati facendo intervenire tale nozione. 1.11. Definizione. Siano H uno spazio prehilbertiano. Due elementi x, y ∈ H si dicono ortogonali quando (x, y) = 0 . 1.12. Osservazione. La (1.2) può allora essere espressa dicendo che la differenza w − u è ortogonale a tutti gli elementi di V0 . Osserviamo in generale che, se x e y sono ortogonali fra loro, vale la relazione pitagorica �x + y� 2 = �x� 2 + �y� 2 come si vede usando la formula del binomio. In particolare abbiamo allora �w� 2 = �PV0 w�2 + �w − PV0 w�2 per ogni w ∈ H . Su questi punti, tuttavia, torneremo successivamente e generalizzaremo il tutto al caso di un numero finito o addirittura di una serie di vettori. 1.13. Esempio. Siano H uno spazio di Hilbert e u0 un elemento non nullo di H . Cerchiamo la proiezione ortogonale del generico u ∈ H sul sottospazio V0 = span{u0} generato da u0 . Essa deve avere la forma cu0 per un certo c ∈ K e la determinazione del valore di c è immediata: (u − cu0, v) = 0 per ogni v ∈ V0 da cui (u − cu0, u0) = 0 da cui c = Abbiamo pertanto il risultato la proiezione di u ∈ H sul sottospazio generato da u0 �= 0 è il vettore che in seguito generalizzeremo notevolmente. (u, u0) . �u0�2 (u, u0) u0 (1.3) �u0�2 1.14. Esercizio. Sia (Ω, M, µ) uno spazio di misura con µ(Ω) < +∞ e sia V0 il sottospazio delle funzioni costanti. Si calcoli la proiezione su V0 del generico elemento w ∈ L 2 (Ω) . 1.15. Esercizio. Sia H lo spazio L 2 (0, 1) reale munito del prodotto scalare definito dalla for- mula (u, v) = � 1 0 ex u(x) v(x) dx . Si dimostri che H è completo e si calcoli la proiezione del generico elemento w ∈ H sul sottospazio generato dalla funzione costante 1 . 1.16. Esercizio. Siano H = L 2 (−1, 1) con il prodotto scalare usuale e w ∈ H . Si verifichi che il sottospazio Hp delle funzioni pari è chiuso e che la proiezione u di w su Hp è data dalla formula u(x) = (w(x) + w(−x))/2 . 1.17. Esercizio. Siano (Ω, M, µ) uno spazio di misura σ -finito e ω un sottoinsieme misurabile di Ω . Determinare l’operatore di proiezione in L 2 (Ω) sul sottospazio delle funzioni nulle in ω . 1.18. Esercizio. Con le notazioni dell’esercizio precedente, si supponga 0 < µ(ω) < +∞ e si determini l’operatore di proiezione in L2 (Ω) sul sottospazio delle funzioni verificanti � v dµ = 0 . Analisi Funzionale ω 65

Spazi <strong>di</strong> Hilbert<br />

Dimostrazione. Siccome V0 è convesso chiuso e non vuoto e l’ultima affermazione sulla norma è ovvia,<br />

restano da <strong>di</strong>mostrare solo due cose: i) l’equivalenza fra la (1.1) con C = V0 e la (1.2); ii) la linearità<br />

dell’operatore <strong>di</strong> proiezione. Chiaramente la (1.2) implica la (1.1) dato che u − v ∈ V0 per ogni v ∈ V0 .<br />

Viceversa, valga la (1.1) e sia v ∈ V0 . Siccome u±v ∈ V0 deduciamo Re(u−w, v) = 0 . Se K = R abbiamo<br />

concluso. Se K = C , usiamo il fatto che u ± iv ∈ V0 e deduciamo che si ha anche Im(u − w, v) = 0 . Per<br />

quanto riguarda la linearità dell’operatore <strong>di</strong> proiezione, basta osservare che, se ui verifica la (1.2) con<br />

w = wi per i = 1, 2 e se λi ∈ K , allora u = λ1u1 + λ2u2 verifica la (1.2) con w = λ1w1 + λ2w2 .<br />

Nel caso del sottospazio si parla abitualmente <strong>di</strong> proiezione ortogonale anziché semplicemente<br />

<strong>di</strong> proiezione. In generale l’esistenza <strong>di</strong> un prodotto scalare consente <strong>di</strong> dare una nozione <strong>di</strong> ortogonalità<br />

e risulta conveniente esprimere vari risultati facendo intervenire tale nozione.<br />

1.11. Definizione. Siano H uno spazio prehilbertiano. Due elementi x, y ∈ H si <strong>di</strong>cono ortogonali<br />

quando (x, y) = 0 .<br />

1.12. Osservazione. La (1.2) può allora essere espressa <strong>di</strong>cendo che la <strong>di</strong>fferenza w − u è<br />

ortogonale a tutti gli elementi <strong>di</strong> V0 . Osserviamo in generale che, se x e y sono ortogonali fra<br />

loro, vale la relazione pitagorica<br />

�x + y� 2 = �x� 2 + �y� 2<br />

come si vede usando la formula del binomio. In particolare abbiamo allora<br />

�w� 2 = �PV0 w�2 + �w − PV0 w�2 per ogni w ∈ H .<br />

Su questi punti, tuttavia, torneremo successivamente e generalizzaremo il tutto al caso <strong>di</strong> un numero<br />

finito o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> vettori.<br />

1.13. Esempio. Siano H uno spazio <strong>di</strong> Hilbert e u0 un elemento non nullo <strong>di</strong> H . Cerchiamo<br />

la proiezione ortogonale del generico u ∈ H sul sottospazio V0 = span{u0} generato da u0 . Essa<br />

deve avere la forma cu0 per un certo c ∈ K e la determinazione del valore <strong>di</strong> c è imme<strong>di</strong>ata:<br />

(u − cu0, v) = 0 per ogni v ∈ V0 da cui (u − cu0, u0) = 0 da cui c =<br />

Abbiamo pertanto il risultato<br />

la proiezione <strong>di</strong> u ∈ H sul sottospazio generato da u0 �= 0 è il vettore<br />

che in seguito generalizzeremo notevolmente.<br />

(u, u0)<br />

.<br />

�u0�2 (u, u0)<br />

u0 (1.3)<br />

�u0�2 1.14. Esercizio. Sia (Ω, M, µ) uno spazio <strong>di</strong> misura con µ(Ω) < +∞ e sia V0 il sottospazio<br />

delle funzioni costanti. Si calcoli la proiezione su V0 del generico elemento w ∈ L 2 (Ω) .<br />

1.15. Esercizio. Sia H lo spazio L 2 (0, 1) reale munito del prodotto scalare definito dalla for-<br />

mula (u, v) = � 1<br />

0 ex u(x) v(x) dx . Si <strong>di</strong>mostri che H è completo e si calcoli la proiezione del<br />

generico elemento w ∈ H sul sottospazio generato dalla funzione costante 1 .<br />

1.16. Esercizio. Siano H = L 2 (−1, 1) con il prodotto scalare usuale e w ∈ H . Si verifichi<br />

che il sottospazio Hp delle funzioni pari è chiuso e che la proiezione u <strong>di</strong> w su Hp è data dalla<br />

formula u(x) = (w(x) + w(−x))/2 .<br />

1.17. Esercizio. Siano (Ω, M, µ) uno spazio <strong>di</strong> misura σ -finito e ω un sottoinsieme misurabile<br />

<strong>di</strong> Ω . Determinare l’operatore <strong>di</strong> proiezione in L 2 (Ω) sul sottospazio delle funzioni nulle in ω .<br />

1.18. Esercizio. Con le notazioni dell’esercizio precedente, si supponga 0 < µ(ω) < +∞ e si<br />

determini l’operatore <strong>di</strong> proiezione in L2 (Ω) sul sottospazio delle funzioni verificanti �<br />

v dµ = 0 .<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

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