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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 3<br />

1.18. Osservazione. Naturalmente, se L non è definito in tutto lo spazio, si deve applicare la<br />

definizione precedente con V = D(L) munito della norma indotta. La norma <strong>di</strong> L è allora la<br />

minima delle costanti M che verificano, ad esempio, �Lx�W ≤ M�x�V per ogni x ∈ D(L) .<br />

1.19. Esercizio. Con le notazioni della Proposizione 1.12 <strong>di</strong>mostrare che �L� = �L0� .<br />

1.20. Teorema. Siano V e W due spazi normati. Allora l’applicazione <strong>di</strong> L(V ; W ) in R<br />

definita da L ↦→ �L� L(V ;W ) è una norma in L(V ; W ) . Inoltre, se W è completo, L(V ; W ) è<br />

completo rispetto a tale norma.<br />

Dimostrazione. La verifica delle proprietà della norma è un facile esercizio. Per la completezza usiamo<br />

il Teorema II.1.2. Sia {Ln} una successione <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> L(V ; W ) tali che la serie � ∞<br />

n=1 �Ln� converga.<br />

Allora, per ogni x ∈ V e n ≥ 1 , si ha �Lnx� ≤ �Ln� �x� , per cui la serie � ∞<br />

n=1 �Lnx� converge. Siccome<br />

W è completo, converge in W la serie � ∞<br />

n=1 Lnx proprio per il teorema citato. Denotiamo con Lx la<br />

somma <strong>di</strong> tale serie. Resta dunque definita un’applicazione L : V → W , quella data da x ↦→ Lx , che si<br />

<strong>di</strong>mostra senza <strong>di</strong>fficoltà essere lineare. Ma siccome tutte le funzioni Ln sono continue e la convergenza<br />

è uniforme al variare <strong>di</strong> x ∈ B1(0) (Criterio <strong>di</strong> Weierstrass), la stessa proprietà vale per L . Infine la<br />

convergenza uniforme nella palla B1(0) <strong>di</strong> V è proprio la convergenza indotta dalla norma <strong>di</strong> L(V ; W ) .<br />

1.21. Esercizio. Siano A ∈ L(V ; W ) e B ∈ L(W ; Z) ove V , W e Z sono tre spazi normati.<br />

Si <strong>di</strong>mostri che �BA� L(V ;Z) ≤ �A� L(V ;W )�B� L(W ;Z) .<br />

1.22. Esercizio. Combinare l’esercizio e il teorema precedenti con il Teorema II.1.2 per <strong>di</strong>mostrare<br />

quanto segue: se V è uno spazio <strong>di</strong> Banach e A ∈ L(V ; V ) verifica �A� < 1 , allora i) la<br />

serie � ∞<br />

n=0 An converge in L(V ; V ) ; ii) detta I l’applicazione identica, I − A è un isomorfismo;<br />

iii) il suo inverso è la somma della serie considerata. Naturalmente le potenze <strong>di</strong> A sono definite<br />

da A 0 = I e A n+1 = A n A per ogni n ≥ 0 .<br />

1.23. Esercizio. Dedurre dall’esercizio precedente che l’insieme degli isomorfismi <strong>di</strong> V in sé è<br />

un aperto dello spazio L(V ; V ) .<br />

1.24. Esercizio. Usare l’Esercizio 1.22 per risolvere l’equazione <strong>di</strong> Volterra<br />

� x<br />

u(x) = k(x, y) u(y) dy + f(x), x ∈ [0, 1] (1.5)<br />

0<br />

della quale si cercano soluzioni u ∈ C 0 [0, 1] . Nella (1.5) k ∈ C 0 (T ) e f ∈ C 0 [0, 1] sono assegnate<br />

ove T = {(x, y) ∈ [0, 1] 2 : y ≤ x} . Il trucco consiste nel munire lo spazio V = C 0 [0, 1] della<br />

norma � · �λ definita dalla formula �v�λ = sup 0≤x≤1 e −λx |v(x)| , ove λ è un parametro reale. Se<br />

L ∈ L(V ; V ) la corrispondente norma <strong>di</strong> L varia con λ e si può scegliere λ > 0 opportunamente.<br />

Si verifichi preliminarmente che � · �λ è equivalente alla norma del massimo per ogni λ ∈ R .<br />

Quanto abbiamo detto per gli operatori lineari si generalizza senza particolari <strong>di</strong>fficoltà agli<br />

operatori n -lineari e le stesse considerazioni fatte a proposito dell’antilinearità valgono anche in<br />

questo caso. Abbiamo ad esempio il risultato enunciato <strong>di</strong> seguito.<br />

1.25. Proposizione. Siano V1, . . . , Vn e W spazi normati e sia L : V1 × . . . × Vn → W<br />

un’applicazione n -lineare. Allora L è continua se e solo se è limitata nel senso seguente: esiste<br />

una costante M ≥ 0 tale che<br />

�L(v1, . . . , vn)�W ≤ M�v1�V1 · . . . · �vn�Vn per ogni (v1, . . . , vn) ∈ V1 × . . . × Vn . (1.6)<br />

1.26. Esercizio. Dimostrare il risultato precedente, eventualmente con n = 2 , e rivedere in<br />

questa ottica la continuità del prodotto scalare e le conseguenze della <strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong> Hölder.<br />

1.27. Definizione. Siano V1, . . . , Vn e W spazi normati e L : V1×. . .×Vn → W un’applicazione<br />

n -lineare continua. La minima delle costanti M che verificano la (1.6) si chiama norma <strong>di</strong> L .<br />

1.28. Osservazione. Vale l’analogo del Teorema 1.20: se W è completo, lo spazio delle applicazioni<br />

n -lineari <strong>di</strong> cui sopra è uno spazio <strong>di</strong> Banach rispetto alla struttura vettoriale naturale e<br />

alla norma data dalla Definizione 1.27. Lasciamo la <strong>di</strong>mostrazione come esercizio per il lettore.<br />

Notiamo che ciò è senz’altro vero nel caso W = K , lo spazio degli scalari, nel quale si preferisce<br />

usare il termine specifico forma n -lineare anziché quello generico <strong>di</strong> operatore n -lineare.<br />

54<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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