G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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Operatori e funzionali<br />
Ma Ω + (x0) ⊆ Ω , per cui, posto M(x0) = max{1/δ + p/p ′ , 1} supx ′ ∈ω j(x ′ ) , conclu<strong>di</strong>amo che<br />
�<br />
|v| p �<br />
dS ≤ M(x0) (|v| p + |∇v| p ) dx cioè �v| Γ(x0)� p<br />
Lp p<br />
(Γ(x0)) ≤ M(x0)�v� 1,p . (1.4)<br />
Γ(x0)<br />
Ω<br />
Notiamo che i calcoli fatti sono corretti se ϕ è <strong>di</strong> classe C 1 con gra<strong>di</strong>ente limitato (così che j è<br />
limitata). Dunque ogni punto x0 ∈ Γ ha un intorno Ω(x0) in modo che, con le notazioni (1.3),<br />
valga la corrispondente <strong>di</strong>suguaglianza (1.4) per ogni v ∈ C ∞ (Ω) e per una certa costante M(x0) .<br />
Ora “incolliamo” le stime locali come segue. Consideriamo, per ogni x0 ∈ Γ , l’intorno aperto<br />
Ω(x0) e la costante M(x0) . La famiglia descritta da Ω(x0) al variare <strong>di</strong> x0 in Γ ricopre Γ . Ma<br />
Γ è un compatto dato che Ω è limitato. Possiamo dunque estrarre una famiglia finita che ancora<br />
ricopra Γ . Abbiamo pertanto aperti Ωk , k = 1, . . . , m , e altrettante costanti Mk tali che, posto<br />
per como<strong>di</strong>tà Γk = Γ ∩ Ωk , valgano le <strong>di</strong>suguaglianze<br />
Γ =<br />
m�<br />
k=1<br />
Γk e �v|Γk�p Lp p<br />
(Γk) ≤ Mk�v�1,p per k = 1, . . . , m e per ogni v ∈ C∞ (Ω) .<br />
Per ogni v ∈ C∞ (Ω) abbiamo pertanto<br />
�v|Γ� p<br />
Lp (Γ) =<br />
�<br />
|v|<br />
Γ<br />
p m�<br />
�<br />
dS ≤<br />
k=1<br />
Γk<br />
|v| p dS =<br />
m�<br />
�v|Γk�p ≤<br />
k=1<br />
con ovvia definizione <strong>di</strong> M . Con tale M , dunque, vale la (1.2).<br />
1.14. Esercizio. Trattare il caso p = 1 .<br />
m�<br />
k=1<br />
Mk�v� p<br />
1,p = M p �v� p<br />
1,p<br />
1.15. Osservazione. Segnaliamo che, <strong>di</strong> fatto, gli stessi calcoli che ci hanno condotto alla (1.4)<br />
continuano ad essere corretti se ϕ è solo lipschitziana. Infatti si può <strong>di</strong>mostrare che, in tali con<strong>di</strong>zioni,<br />
ϕ è <strong>di</strong>fferenziabile q.o. in ω con gra<strong>di</strong>ente limitato (Teorema <strong>di</strong> Rademacher) e che la<br />
sostituzione dS = j(x ′ ) dx ′ per il calcolo dell’integrale “<strong>di</strong> superficie” è ancora corretta (“formula<br />
dell’area”). Dunque la <strong>di</strong>mostrazione data della continuità <strong>di</strong> L0 è corretta anche in questa situazione<br />
più generale. D’altra parte, in queste stesse ipotesi, si può <strong>di</strong>mostrare che C ∞ (Ω) è denso<br />
in W 1,p (Ω) (naturalmente se p < +∞ ), per cui il Teorema <strong>di</strong> traccia (1.1) continua a valere. Nelle<br />
stesse ipotesi si può anche <strong>di</strong>mostrare il risultato seguente (si riveda la (II.3.6) per la definizione<br />
<strong>di</strong> W 1,p<br />
0 (Ω) ): una funzione v ∈ W 1,p (Ω) appartiene al sottospazio W 1,p<br />
0 (Ω) se e solo se v|Γ = 0 .<br />
1.16. Esempio. L’ipotesi dell’aperto lipschitziano, però, non può essere lasciata cadere, come<br />
mostra l’esempio seguente. Sia Ω l’aperto {(x, y) ∈ (0, 1) 2 : y < exp(−1/x)} , che presenta una<br />
cuspide “uscente”. Posto v(x, y) = 1/x per (x, y) ∈ Ω , un calcolo imme<strong>di</strong>ato mostra che<br />
�<br />
(|v| p + |∇v| p ) dx dy < +∞ e<br />
� 1<br />
|v(x, 0)| p dx = +∞ per ogni p ∈ [1, +∞) .<br />
Ω<br />
0<br />
Dunque si intuisce che non può valere una stima <strong>di</strong> tipo (1.2). Per vedere chiaramente che tale<br />
stima è falsa dobbiamo costruire, in sostituzione <strong>di</strong> v , funzioni dello spazio C ∞ (Ω) che svolgano<br />
un ruolo analogo: possiamo prendere vε(x, y) = 1/(x + ε) per (x, y) ∈ Ω e ε ∈ (0, 1) . Allora un<br />
calcolo quasi altrettanto imme<strong>di</strong>ato mostra che l’integrale al secondo membro della (1.2), calcolato<br />
con vε , si mantiene limitato al tendere <strong>di</strong> ε a 0 , mentre il primo membro no.<br />
Chiusa questa lunga parentesi, torniamo alla teoria generale e organizziamo l’insieme degli<br />
operatori lineari e continui da uno spazio normato in un altro come un nuovo spazio normato.<br />
1.17. Definizione. Siano V e W due spazi normati. Lo spazio vettoriale degli operatori lineari<br />
L ∈ Hom(V ; W ) che sono anche continui è denotato con L(V ; W ) . Se L ∈ L(V ; W ) , la minima<br />
delle costanti M ≥ 0 che verificano le con<strong>di</strong>zioni i), . . . , iv) della Proposizione 1.1 è detta norma<br />
<strong>di</strong> L e denotata con �L� oppure con �L� L(V ;W ) .<br />
<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />
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