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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 2<br />

che controllare la densità voluta coincide con la verifica <strong>di</strong> quanto segue: se v è <strong>di</strong> classe C 1 e v ′<br />

è infinitesima all’infinito, allora esistono vn ∈ C ∞ c (R) tali che v ′ n → v ′ uniformemente. Ebbene<br />

questa affermazione è vera e ora ne <strong>di</strong>amo una possibile <strong>di</strong>mostrazione. Sia v come detto. Siccome<br />

C ∞ c (R) è denso nello spazio delle funzioni continue infinitesime all’infinito munito della norma<br />

del massimo, troviamo una successione {wn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> C ∞ c (R) convergente uniformemente<br />

a v ′ . Come vn , tuttavia, non possiamo prendere una primitiva <strong>di</strong> wn , dato che può accadere che<br />

nessuna <strong>di</strong> tali primitive sia a supporto compatto. Occorre quin<strong>di</strong> correggere la scelta. Fissiamo<br />

τ ∈ C∞ c (R) tale che τ(t) = 0 se t ≤ 0 e τ(t) = 1 se t ≥ 1 e definiamo vn me<strong>di</strong>ante la formula<br />

� x<br />

�<br />

x −<br />

�<br />

xn<br />

vn(x) = wn(t) dt − inτ<br />

−∞<br />

cn<br />

�<br />

ove<br />

in = wn(t) dt, xn è tale che wn = 0 in [xn, +∞) e cn > n|in| .<br />

R<br />

Allora vn ∈ C ∞ c (R) . La regolarità C ∞ è chiara. Se x è negativo <strong>di</strong> modulo abbastanza grande,<br />

entrambi gli adden<strong>di</strong> della definizione <strong>di</strong> vn sono nulli. Se x > xn + cn , allora (x − xn)/cn > 1 e<br />

x > xn , per cui vn(x) = in −in = 0 . Dunque vn è anche una funzione a supporto compatto. Infine<br />

la verifica che v ′ n converge uniformemente a v ′ coincide con il controllo che il termine <strong>di</strong> correzione<br />

ha derivata che tende a 0 uniformemente. Tale derivata è data dalla formula (in/cn)τ ′ ((x−xn)/cn) ,<br />

per cui la sua norma del massimo risulta ≤ C|in|/cn < C/n ove C = sup |τ ′ | .<br />

3.25. Esempio. Posto V = C ∞ c (R) , si osservi che, se v ∈ V , allora v ′ ∈ L 2 (R) e che se<br />

�v ′ �2 = 0 allora v = 0 . Dunque la formula �v� = �v ′ �2 definisce una norma in V . Si pone<br />

il problema <strong>di</strong> trovare un completamento concreto e la situazione è analoga a quella dell’esempio<br />

precedente. Il primo dei mo<strong>di</strong> naturali è il seguente: l’applicazione I : v ↦→ v ′ da V in L 2 (R)<br />

è lineare e isometrica se V e L 2 (R) sono muniti della norma appena definita e <strong>di</strong> quella usuale<br />

rispettivamente. Dunque un completamento si ottiene chiudendo l’immagine <strong>di</strong> tale applicazione<br />

in L 2 (R) . Si ottiene uno spazio <strong>di</strong> Hilbert. Ma, come nell’esempio precedente, si è restii a interpretare<br />

l’applicazione I così costruita come un’identificazione.<br />

Un analogo del precedente spazio W non completo è lo spazio <strong>di</strong> Sobolev H = H 1 (R) munito<br />

della norma data da �v� = �v ′ �2 per ogni v ∈ H . Ancora è una successione <strong>di</strong> Cauchy non convergente<br />

la successione {wn} costruita sopra. Conservando le notazioni introdotte, infatti, ve<strong>di</strong>amo<br />

che sn → 0 in L 2 (R) per il Teorema <strong>di</strong> Lebesgue. D’altra parte pn → 0 in L 2 (R) in quanto<br />

�<br />

R<br />

1<br />

n2 (ζ′ (x/n)) 2 ln 2 (1 + x 2 �<br />

1<br />

) dx =<br />

{n

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