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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 1<br />

definita dalla formula f(x) = (x, x) . Essa è un isomorfismo algebrico <strong>di</strong> V ∩ W sul sottospazio D definito<br />

in (6.6), che è la <strong>di</strong>agonale del prodotto cartesiano. D’altra parte, se denotiamo con � · �V ×W la norma data<br />

dal punto ii) , abbiamo che �x� = �f(x)�V ×W per ogni x ∈ V ∩ W . Dunque anche � · � è una norma e<br />

questa rende V ∩ W e D isometricamente isomorfi.<br />

Per quanto riguarda v) , proce<strong>di</strong>amo analogamente. Ora lo spazio da considerare è V• = (V × W )/Z0<br />

ove Z0 è il sottospazio definito nella (6.7). Per ora V• è solo uno spazio vettoriale. Ma immaginiamo<br />

per un attimo <strong>di</strong> aver controllato che Z0 è chiuso. Allora possiamo considerare lo spazio normato V• e<br />

definire g : V + W → V• me<strong>di</strong>ante la formula: g(x) = (v, w) + Z0 (cioè la classe <strong>di</strong> (v, w) ) se v + w = x .<br />

Questa applicazione è ben definita in quanto, se anche v ′ + w ′ = x , si ha (v ′ − v) + (w ′ − w) = 0 ,<br />

cioè (v ′ , w ′ ) − (v, w) ∈ Z0 , per cui (v ′ , w ′ ) + Z0 = (v, w) + Z0 . Inoltre g è un isomorfismo algebrico e, per<br />

ogni x ∈ V + W , abbiamo<br />

�x� = inf{(�v� 2 V + �w� 2 W ) 1/2 : v + w = x} = inf{(�v� 2 V + �w� 2 W ) 1/2 : (v, w) ∈ g(x)} = �g(x)�• .<br />

Dunque anche � · � è una norma e tale norma rende V + W e V• isometricamente isomorfi. Rimane allora<br />

da <strong>di</strong>mostrare che Z0 è chiuso. Supponiamo che una successione {(vn, wn)} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> Z0 converga a<br />

(v, w) ∈ V × W . Allora vn → v e wn → w in V e in W rispettivamente. Siccome le due immersioni <strong>di</strong><br />

V e <strong>di</strong> W in Z sono continue, abbiamo che vn → v e wn → w in Z . Siccome Z è vettoriale topologico,<br />

deduciamo che vn + wn → v + w in Z . Ma vn + wn = 0 per ogni n , per cui abbiamo anche vn + wn → 0 .<br />

D’altra parte il limite in Z è unico dato che Z è separato. Dunque v + w = 0 , cioè (v, w) ∈ Z0 .<br />

Supponiamo infine che le norme � · �V e � · �W siano indotte da prodotti scalari. Allora è chiaro come<br />

costruire prodotti scalari nei casi i) , ii) e iv) . Ad esempio, nel caso ii) , basta prendere<br />

� (v1, w1), (v2, w2) � = (v1, v2)V + (w1, w2)W<br />

con notazioni ovvie. Per quanto riguarda i punti restanti, vista la <strong>di</strong>mostrazione relativa a v) e l’ultima<br />

affermazione dell’Osservazione 3.13, basta considerare iii) , per il quale verifichiamo la regola del parallelogrammo,<br />

controllando che valgono le due <strong>di</strong>suguaglianze ≤ e ≥ . Siano dunque x, y ∈ V• . Sia poi ε > 0<br />

ad arbitrio. Allora esistono u ∈ x e v ∈ y tali che �u� 2 V ≤ �x�2 • +ε e �v� 2 V ≤ �y�2 • +ε . Allora u±v ∈ x±y<br />

e abbiamo<br />

�x + y� 2 • + �x − y� 2 • ≤ �u + v� 2 V + �u − v� 2 V = 2�u� 2 V + 2�v� 2 V ≤ 2�x� 2 • + 2�y� 2 • + 4ε .<br />

Dall’arbitriarietà <strong>di</strong> ε deduciamo una delle due <strong>di</strong>suguaglianze. Per <strong>di</strong>mostrare quella opposta, fissiamo<br />

ancora ε > 0 ad arbitrio. Allora esistono u ∈ x + y e v ∈ x − y tali che �u� 2 V ≤ �x + y�2 • + ε e<br />

�v� 2 V ≤ �x − y�2 • + ε . Ma (u + v)/2 ∈ x . Infatti, fissati ξ0 ∈ x e η0 ∈ y , risulta u = ξ0 + η0 + u0 e<br />

v = ξ0 − η0 + v0 per certi u0, v0 ∈ V0 , da cui (u + v)/2 = ξ0 + (u0 + v0)/2 ∈ x . Analogamente si vede che<br />

(u − v)/2 ∈ y . Segue allora<br />

2�x� 2 • + 2�y� 2 • ≤ 2�(u + v)/2� 2 V + 2�(u − v)/2� 2 V = �u� 2 V + �v� 2 V ≤ �x + y� 2 • + �x − y� 2 • + 2ε<br />

e ancora conclu<strong>di</strong>amo grazie all’arbitrarietà <strong>di</strong> ε .<br />

6.2. Definizione. Nelle con<strong>di</strong>zioni del teorema precedente, gli spazi <strong>di</strong> cui ai punti i) . . . v)<br />

vengono detti rispettivamente sottospazio, spazio prodotto, spazio quoziente, spazio intersezione e<br />

spazio somma degli spazi <strong>di</strong> partenza.<br />

6.3. Esercizio. Nelle ipotesi e con le notazioni della Definizione 6.1, <strong>di</strong>mostrare che sono continue<br />

le immersioni o proiezioni canoniche seguenti<br />

i) v ↦→ (v, 0) da V in V × W e (v, w) ↦→ v da V × W in V ;<br />

ii) v ↦→ classe <strong>di</strong> v da V in V/V0 ;<br />

iii) v ↦→ v da V ∩ W in V e v ↦→ v da V in V + W .<br />

6.4. Osservazione. Come traspare dalla <strong>di</strong>mostrazione della Teorema 6.1, la scelta della norma<br />

negli spazi prodotto, intersezione e quoziente può essere fatta in altri mo<strong>di</strong>. Ad esempio, nel caso<br />

32<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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