G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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6. Alcune costruzioni canoniche<br />
Norme e prodotti scalari<br />
In questo paragrafo mostriamo come si possano costruire spazi normati (o prehilbertiani) a partire<br />
da spazi normati (o prehilbertiani) già assegnati. Merita un commento preliminare il caso dello<br />
spazio intersezione. Se V e W sono due spazi normati, non è in generale interessante considerare<br />
la loro intersezione insiemistica. Infatti, siccome gli elementi dei due spazi possono essere oggetti <strong>di</strong><br />
natura <strong>di</strong>versa (si pensi ad esempio al caso degli spazi R e R 2 ), l’intersezione potrebbe essere vuota.<br />
Occorre allora considerare solo il caso in cui i due spazi da intersecare siano sottospazi vettoriali <strong>di</strong><br />
uno stesso spazio vettoriale Z più grande. In tale circostanza l’intersezione insiemistica costituisce<br />
un sottospazio vettoriale <strong>di</strong> Z .<br />
Per semplicità, nell’enunciato che segue, imponiamo sistematicamente che tutti gli spazi che<br />
supponiamo immersi in uno spazio vettoriale topologico siano immersi con continuità, anche se tale<br />
ipotesi, <strong>di</strong> fatto, non sempre sarà sfruttata. Vedremo invece che essa è importante in ogni caso<br />
quando <strong>di</strong>scuteremo la completezza degli spazi qui introdotti.<br />
6.1. Teorema. Siano (V, � · �V ) e (W, � · �W ) due spazi normati. Allora si ha che<br />
i) se V0 è un sottospazio vettoriale <strong>di</strong> V , la restrizione <strong>di</strong> � · �V a V0 è una norma in V0; (6.1)<br />
ii) la formula �(v, w)� = (�v� 2 V + �w� 2 W ) 1/2 definisce una norma in V × W ; (6.2)<br />
iii) se V0 è un sottospazio vettoriale <strong>di</strong> V chiuso in V e V• = V/V0, allora<br />
la formula �x�• = inf{�v�V : v ∈ x} = <strong>di</strong>st(0, x) definisce una norma in V• . (6.3)<br />
Se poi V e W sono immersi con continuità nello stesso spazio vettoriale topologico Z , allora si<br />
ha anche che<br />
iv) la formula �x� = (�x� 2 V + �x�2 W )1/2 definisce una norma in V ∩ W ; (6.4)<br />
v) la formula �x� = inf{(�v� 2 V + �w�2 W )1/2 : v + w = x} definisce una norma in V + W . (6.5)<br />
Più precisamente, la norma definita in (6.4) rende V ∩ W isometricamente isomorfo al sottospazio<br />
del prodotto V × W<br />
D = {(v, w) ∈ V × W : v = w} (6.6)<br />
e la norma definita in (6.5) rende V + W isometricamente isomorfo al quoziente (V × W )/Z0 , ove<br />
Z0 è il sottospazio chiuso <strong>di</strong> V × W definito da<br />
Z0 = {(v, w) ∈ V × W : v + w = 0}. (6.7)<br />
Infine tutti gli spazi normati così costruiti sono prehilbertiani se tali sono gli spazi V e W .<br />
Dimostrazione. Il primo punto è ovvio. Per quanto riguarda il secondo, l’unica proprietà la cui <strong>di</strong>mostrazione<br />
richiede qualche considerazione è la subad<strong>di</strong>tività della norma. A questo proposito basta osservare<br />
che �(v, w)� è la norma euclidea del vettore (�v�V , �w�W ) <strong>di</strong> R 2 . Se (v, w) e (v ′ , w ′ ) sono due elementi<br />
<strong>di</strong> V × W e se | · | denota la norma euclidea in R 2 , abbiamo pertanto<br />
�(v, w) + (v ′ , w ′ )� = �(v + v ′ , w + w ′ )� = � � � �v + v ′ �V , �w + w ′ ��<br />
�W � ≤ � � � �v�V + �v ′ �V , �w�W + �w ′ ��<br />
�W �<br />
� � ′<br />
+ �v �V , �w ′ �� �� �W<br />
� + � ′<br />
�v �V , �w ′ ��<br />
�W � ′ ′<br />
= �(v, w)� + �(v , w )�.<br />
= � � � �v�V , �w�W<br />
�� � ≤ � � � �v�V , �w�W<br />
Passiamo al punto iii) , che merita una <strong>di</strong>mostrazione solo per quanto riguarda il fatto che la norma si<br />
annulli solo in 0 . Ora, nel quoziente, 0 significa il sottospazio V0 . Supponiamo dunque �x�• = 0 . Allora,<br />
per definizione <strong>di</strong> estremo inferiore, esiste una successione {vn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> x tale che {�vn�V } sia<br />
infinitesima. Allora {vn} tende a 0 in V . D’altra parte, siccome V0 è chiuso, sono chiusi tutti i suoi<br />
traslati, in particolare x . Dunque, da vn ∈ x per ogni n deduciamo 0 ∈ x , cioè x = V0 .<br />
Passiamo ai punti iv) e v) e trattiamoli tenendo conto dell’Osservazione 3.13. Ciò <strong>di</strong>mostrerà anche<br />
le affermazioni dell’enunciato sugli isomorfismi isometrici. Consideriamo l’applicazione f : V ∩ W → V × W<br />
<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />
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