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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 1<br />

Allora ogni un è continua e non decrescente, verifica un(0) = 0 e un(1) = 1 e ha grafico simmetrico<br />

rispetto a (1/2, 1/2) . Proviamo che �un+1 − un�∞ ≤ (1/6)2 −n per ogni n . Se n = 0 basta<br />

il calcolo <strong>di</strong>retto. Per induzione, sia n ≥ 0 e la <strong>di</strong>suguaglianza valga. Allora, per x ∈ [0, 1/3] , abbiamo<br />

|un+2(x) − un+1(x)| = (1/2)|un+1(x) − un(x)| ≤ (1/6)2 −(n+1) . D’altra parte, banalmente, si<br />

ha un+2(x)−un+1(x) = 0 per x ∈ [1/3, 1/2] . Siccome tutte le un hanno grafico simmetrico come<br />

detto, conclu<strong>di</strong>amo che �un+2 −un+1�∞ ≤ (1/6)2 −(n+1) . Deduciamo che la serie � ∞<br />

n=0 (un+1 −un)<br />

converge uniformemente, dunque che converge uniformemente a una certa funzione u : [0, 1] → R<br />

la successione {un} . Allora u è continua e monotona e verifica u(0) = 0 e u(1) = 1 . Controlliamo<br />

che u è <strong>di</strong>fferenziabile con derivata nulla in un aperto Ω ′ ⊂ (0, 1) avente complementare <strong>di</strong> misura<br />

nulla. Se si <strong>di</strong>segna il grafico <strong>di</strong> un per i primi valori <strong>di</strong> n , si vede subito che, per n ≥ 1 , valgono<br />

i fatti seguenti: i) se un è costante in un intervallo aperto I ⊂ (0, 1) allora un+1 = un in I , da<br />

cui u = un in I ; ii) gli intervalli aperti massimali in cui un+1 è costante e un non lo è sono<br />

2 n−1 e hanno tutti ampiezza 3 −n . Allora, detto Ωn l’aperto unione <strong>di</strong> tali intervalli, si ha u = un<br />

in Ωn , da cui u ′ = 0 in Ωn . Sia Ω ′ l’aperto unione <strong>di</strong> tutti gli Ωn : allora u|Ω ′ è (infinitamente)<br />

<strong>di</strong>fferenziabile con derivata nulla. Verifichiamo che il complementare <strong>di</strong> Ω ′ ha misura nulla. Infatti,<br />

siccome gli Ωn sono fra loro <strong>di</strong>sgiunti, se denotiamo con | · | la misura <strong>di</strong> Lebesgue, abbiamo<br />

|Ω ′ | =<br />

∞�<br />

|Ωn| =<br />

n=1<br />

∞�<br />

n=1<br />

2 n−1 3 −n = 3 −1<br />

∞�<br />

(2/3) n = 1.<br />

Supponiamo ora che u abbia derivata debole w ∈ L 1 loc (0, 1) . Allora la restrizione <strong>di</strong> w a Ω′ e la<br />

funzione nulla svolgono lo stesso ruolo (si prenda v ∈ C ∞ c (Ω ′ ) . . . ) e quin<strong>di</strong> w = 0 q.o. in Ω ′ . Di<br />

conseguenza w = 0 q.o. in (0, 1) . Per la (5.52), conclu<strong>di</strong>amo che u è costante, il che non è.<br />

Segnaliamo che l’insieme C = (0, 1) \ Ω ′ è il ben noto insieme <strong>di</strong> Cantor e che la funzione u<br />

costruita è detta funzione <strong>di</strong> Vitali (da taluni è chiamata anche scala del <strong>di</strong>avolo).<br />

A complemento, verifichiamo che u è hölderiana. A questo scopo basta trovare α ∈ (0, 1) e<br />

M ≥ 0 tale che |un(x) − un(y)| ≤ M|x − y| α per ogni x, y ∈ [0, 1] e ogni n . Se n = 0 , la<br />

<strong>di</strong>suguaglianza vale per ogni α ∈ (0, 1) e M ≥ 1 . Per induzione su n , se la <strong>di</strong>suguaglianza vale<br />

per n , si ha per x, y ∈ [0, 1/3] : |un+1(x) − un+1(y)| ≤ (M/2)|3x − 3y| α = (M/2)3 α |x − y| α ,<br />

e tale <strong>di</strong>suguaglianza si estende poi facilmente a ogni x, y ∈ [0, 1] . Dunque imponiamo anche<br />

(M/2)3 α ≤ M . Le restrizioni su M e α sono entrambe banalmente sod<strong>di</strong>sfatte se M = 1 e<br />

3 α = 2 , cioè α = ln 2/ ln 3 . Si può poi <strong>di</strong>mostrare che i valori trovati <strong>di</strong> M e <strong>di</strong> α sono ottimali.<br />

5.66. Distribuzioni. Poco sopra si è nominata la Teoria delle <strong>di</strong>stribuzioni e ora <strong>di</strong>ciamo due<br />

parole senza pretese. Le <strong>di</strong>stribuzioni su Ω sono gli elementi <strong>di</strong> un opportuno sottospazio <strong>di</strong><br />

Hom(C ∞ c (Ω); K) che viene denotato con D ′ (Ω) e che ha una struttura <strong>di</strong> spazio vettoriale topologico.<br />

Ecco una possibile definizione. Un funzionale f ∈ Hom(C ∞ c (Ω); K) è una <strong>di</strong>stribuzione<br />

quando verifica la proprietà seguente: per ogni compatto K ⊂ Ω esistono una costante M ≥ 0 e<br />

un intero k ≥ 0 tali che<br />

|〈f, v〉| ≤ M �<br />

�D α v�∞ per ogni v ∈ C∞ c (Ω) nulla in Ω \ K (5.54)<br />

|α|≤k<br />

ove 〈f, v〉 denota il valore <strong>di</strong> f in v . Valgono i fatti seguenti: i) L p (Ω) ⊂ D ′ (Ω) (l’immersione<br />

essendo il frutto <strong>di</strong> un’opportuna identificazione); ii) tale immersione è continua; iii) per ogni<br />

u ∈ D ′ (Ω) e ogni multi-in<strong>di</strong>ce α si definisce un elemento Dαu ∈ D ′ (Ω) da chiamare derivata <strong>di</strong> u<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne α . Diamo un cenno sui punti segnalati. i) Per u ∈ L1 loc (Ω) consideriamo il funzionale<br />

fu ∈ Hom(C∞ c (Ω); K) definito dalla formula<br />

�<br />

〈fu, v〉 = uv dx per v ∈ C∞ c (Ω)<br />

Ω<br />

osservando che la definizione ha senso in quanto l’integrale è, <strong>di</strong> fatto, esteso a un compatto tutte<br />

le volte che v è fissata. Si vede subito che, fissato il compatto K ⊂ Ω , per sod<strong>di</strong>sfare la (5.54),<br />

28<br />

n=0<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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