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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Norme e prodotti scalari<br />

da p (<strong>di</strong>pende da p solo il fatto che essa appartenga o meno a L p (Ω) ). Detto ciò, la definizione<br />

<strong>di</strong> W k,p (Ω) si riscrive nelle forma<br />

W k,p (Ω) = {u ∈ L p (Ω) : D α u ∈ L p (Ω) per |α| ≤ k } (5.41)<br />

precisando che le derivate sono intese in senso debole, e la (5.39) <strong>di</strong>venta<br />

�u� p<br />

�<br />

�<br />

k,p = |D<br />

|α|≤k<br />

Ω<br />

α u| p dx. (5.42)<br />

La derivata debole, regolare o meno, verifica tante buone proprietà, analoghe a quelle delle funzioni<br />

<strong>di</strong> classe C k e che invece falliscono per funzioni che posseggono derivate q.o. ma irregolari.<br />

Ad esempio, se Ω = (0, 1) e u è una funzione costante a tratti, allora u ha derivata classica q.o.,<br />

precisamente la funzione nulla, ma questa non verifica la definizione <strong>di</strong> derivata debole. Di fatto<br />

la derivata debole non esiste in questo caso (se non generalizzando ulteriormente nell’ambito della<br />

Teoria delle <strong>di</strong>stribuzioni): si veda il dettaglio dato tra breve. Al contrario, una funzione globalmente<br />

continua in [0, 1] e regolare a tratti ha derivata debole: la derivata classica, che esiste q.o.<br />

nelle ipotesi fatte, ne verifica la definizione. Più in generale, se Ω ⊂ R d è limitato, si ha<br />

se u ∈ C 0 (Ω) e u|Ωi ∈ C1 (Ωi) per i = 1, . . . , n allora u ∈ W 1,p (Ω) per p ∈ [1, +∞) (5.43)<br />

ove {Ωi} è una sud<strong>di</strong>visione finita <strong>di</strong> Ω verificante qualche con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> regolarità. Ad esempio è<br />

accettabile il caso in cui Ω è un poligono <strong>di</strong> R2 e i sottoinsiemi Ωi costituiscono una triangolazione<br />

<strong>di</strong> Ω , cioè verificano le con<strong>di</strong>zioni seguenti: i) ogni Ωi è un triangolo aperto e Ω = �n i=1 Ωi ;<br />

ii) per i �= j le chiusure <strong>di</strong> Ωi e Ωj o sono <strong>di</strong>sgiunte o hanno in comune un vertice o un lato. Il<br />

lettore può controllare, integrando per parti, che le derivate classiche (definite fuori dalle interfacce)<br />

effettivamente fungono da derivate deboli.<br />

� Osserviamo inoltre che si possono considerare varie norme equivalenti, e una semplice è data da<br />

|α|≤k�Dαu�p , che possono essere più comode in certi casi ma che non sarebbero prehilbertiane<br />

nemmeno quando p = 2 . Al contrario, se p = 2 la norma (5.42) è indotta dal prodotto scalare<br />

(u, v)k = �<br />

�<br />

D α u Dαv dx. (5.44)<br />

Si pone <strong>di</strong> solito<br />

|α|≤k<br />

Ω<br />

H k (Ω) = W k,2 (Ω) e � · �k = � · �k,2 . (5.45)<br />

Osserviamo infine che si usa introdurre anche la seminorma definita dalla formula<br />

|u| p<br />

�<br />

�<br />

k,p = |D<br />

|α|=k<br />

Ω<br />

α u| p dx. (5.46)<br />

Allora �u� p<br />

k,p = � k<br />

j=0 |u|p<br />

j,p .<br />

5.57. Osservazione. Come si è già osservato, la definizione <strong>di</strong> derivata debole può essere data<br />

nell’ambito degli spazi <strong>di</strong> tipo L1 loc , cioè in<strong>di</strong>pendentemente da proprietà <strong>di</strong> appartenza a spazi<br />

<strong>di</strong> tipo Lp . Ad<strong>di</strong>rittura possiamo parlare <strong>di</strong> una derivata specifica Dαu ∈ L1 loc (Ω) <strong>di</strong> un certo<br />

or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> una funzione u ∈ L1 loc (Ω) imponendo l’esistenza <strong>di</strong> uα ∈ L1 loc (Ω) verificante la (5.38) per<br />

quel preciso multi-in<strong>di</strong>ce α , senza richiedere nulla sulle altre derivate, in particolare su quelle <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>ne inferiore. Inoltre, quanto abbiamo fatto per le derivate può essere ripetuto per vari operatori<br />

<strong>di</strong>fferenziali. Qui vogliamo mettere l’attenzione sugli operatori gra<strong>di</strong>ente, <strong>di</strong>vergenza e laplaciano.<br />

Nel caso regolare il gra<strong>di</strong>ente, la <strong>di</strong>vergenza e il laplaciano classici svolgono il ruolo richiesto a<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

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