G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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13.01.2013 Views

Capitolo 1 5.51. Osservazione. Lo spazio C ∞ c (Ω) è piuttosto ricco e conviene spendere qualche parole in proposito. Si parta dalla funzione ϕ : R → R definita dalle formule ϕ(t) = exp(−1/t) se t > 0 e ϕ(t) = 0 se t ≤ 0 . Essa è di classe C∞ . Posto allora ψ(t) = c � t 0 ϕ(s) ϕ(1 − s) ds per t ∈ R , ove c > 0 è scelto in modo che ψ(1) = 1 , anche ψ è di classe C∞ e verifica ψ(t) = 0 se t ≤ 0 , ψ(t) = 1 se t ≥ 1 e 0 < ψ(t) < 1 se 0 < t < 1 . (5.26) Siano ora a, b, a ′ , b ′ ∈ R tali che a ′ < a < b < b ′ e si definisca ζ : R → R mediante la formula ζ(t) = ψ((t − a ′ )/(a − a ′ )) ψ((t − b ′ )/(b − b ′ )) . Allora ζ è di classe C ∞ e verifica ζ = 1 in [a, b] , ζ = 0 in R \ (a ′ , b ′ ) e 0 < ζ < 1 in (a ′ , b ′ ) \ [a, b] . (5.27) Definiamo ora ρ : R d → R come segue. Scegliamo ad esempio a ′ = 0 , a = 1/3 , b = 2/3 e b ′ = 1 nella costruzione di ζ e poniamo ρ(x) = cζ(|x|) per x ∈ R d , ove c > 0 . Allora ρ è di classe C ∞ e, con una scelta ovvia di c , verifica ρ(x) > 0 se |x| < 1 , ρ(x) = 0 se |x| ≥ 1 e � R d ρ dx = 1. (5.28) Notiamo per inciso che l’esistenza di funzioni del tipo (5.28) consente di costruire una procedura generale di regolarizzazione cui ora accenniamo (caso particolare di convoluzione, ma non vogliamo andare oltre questa parola). Si fissi ρ : R d → R di classe C ∞ e verificante le condizioni (5.28). Sia ora v ∈ L 1 loc (Rd ) . Per ε > 0 e x ∈ R d poniamo e osserviamo che vε(x) = ε −d � Bε(x) � vε(x) = B1(0) v(z) ρ((z − x)/ε) dz = ε −d � v(x + εy) ρ(y) dy (5.29) R d v(z) ρ((z − x)/ε) dz (5.30) così che vε è di classe C ∞ per la teoria degli integrali dipendenti da parametri. La (5.29), invece, ci fornisce la disuguaglianza sup x∈Rd |vε(x) − v(x)| ≤ sup |v(x) − v(z)|. (5.31) |x−z|≤ε Infatti la terza delle (5.28) implica � � v(x) = v(x) ρ(y) dy da cui |vε(x) − v(x)| ≤ B1(0) B1(0) |v(x + εy) − v(x)| ρ(y) dy e quindi la disuguaglianza voluta. Dunque la costruzione di vε a partire da v è una procedura di regolarizzazione e la disuguaglianza (5.31) mostra che �vε − v�∞ tende a 0 se v è uniformemente continua. Molto altro si potrebbe dire, ma preferiamo soprassedere. Anche se talora nel seguito potremo far riferimento alla procedura di regolarizzazione abbozzata sopra, ora, per dimostrare quanto ci serve, usiamo metodi “artigianali” che si appoggiano a proprietà di tipo (5.27). Per la definizione di funzione caratteristica si veda la (A.2.3). 5.52. Lemma. Siano Ω un aperto di R d e R e K due rettangoli compatti inclusi in Ω tali che R sia incluso nell’interno di K . Allora esiste una successione {ζn} di funzioni ζn ∈ C ∞ c (Ω) , verificanti 0 ≤ ζn ≤ 1 in Ω , ζn = 1 in R e ζn = 0 in Ω \ K per ogni n , che converge puntualmente alla funzione χ R caratteristica di R . 22 Gianni Gilardi

Norme e prodotti scalari Dimostrazione. Presentato R come prodotto cartesiano degli intervalli [ai, bi] , i = 1, . . . , d , si scelga, per i = 1, . . . , d e per ogni n ≥ 1 , una funzione ζi,n : R → R di classe C ∞ verificante la (5.27) con a = ai , b = bi , a ′ = ai − 1/n e b ′ = bi + 1/n e si definisca ζn : Ω → R mediante la formula ζn(x) = d� ζi,n(xi) per x = (x1, . . . , xd) ∈ Ω . i=1 Allora ζn ∈ C ∞ (Ω) e ζn = 1 in R per ogni n . Inoltre, se δ è dato dalla Proposizione A.1.21 in corrispondenza al compatto R e al chiuso R d \ int K , risulta ζn = 0 in Ω \ K per n abbastanza grande (precisamente se d 1/2 /n < δ ). Infine, siccome per ogni x ∈ Ω\R fissato, si ha ζn(x) = 0 per n abbastanza grande (precisamente se d 1/2 /n < dist(x, R) ), concludiamo anche che {ζn} converge puntualmente a χ R . 5.53. Lemma. Siano Ω un aperto di Rd e u ∈ L1 loc (Ω) tale che Allora u = 0 q.o. � Ω u v dx = 0 per ogni v ∈ C ∞ c (Ω) . (5.32) Dimostrazione. Sia R un rettangolo compatto incluso in Ω . Scelto un rettangolo compatto K ⊂ Ω il cui interno includa R (una tale scelta è possibile per la Proposizione A.1.21), sia {ζn} data dal Lemma 5.52. Applicando il Teorema della convergenza dominata abbiamo allora � � � � R u dx = K u χ R dx = lim n→∞ K u ζn dx = lim n→∞ Ω u ζn dx = 0. Siccome il rettangolo R è arbitrario, segue che u = 0 q.o. (grazie al Corollario A.2.32). 5.54. Osservazione. Ferme restando le altre ipotesi, per u reale, se si rimpiazza la condizione (5.32) con � Ω u v dx ≥ 0 per ogni v ∈ C∞ c (Ω) non negativa, segue che u ≥ 0 q.o. Deduciamo dal Lemma 5.53 un facile corollario. Anche se ora non se ne vede l’utilità immediata, avremo modo di sfruttarlo successivamente in varie situazioni. 5.55. Corollario. Siano Ω un aperto di Rd u ∈ L e x0 ∈ Ω . Allora non esiste alcuna funzione 1 loc (Ω) tale che � uv dx = v(x0) Ω per ogni v ∈ C∞ c (Ω) . (5.33) Dimostrazione. Per assurdo, una tale u esista. Poniamo Ω ′ = Ω\{x0} e sia v ∈ C ∞ c (Ω ′ ) . Prolunghiamo v a tutto Ω ponendo v(x0) = 0 . Allora la (5.33) fornisce � Ω ′ uv dx = � uv dx = 0 . Per l’arbitrarietà di Ω v e per il Lemma 5.53, applicato all’aperto Ω ′ , deduciamo u = 0 q.o. in Ω ′ , da cui u = 0 q.o. in Ω . Ma allora la (5.33) diventa 0 = v(x0) per ogni v ∈ C∞ c (Ω) , e ciò è assurdo in quanto C∞ c (Ω) contiene anche funzioni non nulle in x0 (si prenda ad esempio v(x) = ρ((x − x0)/r) ove ρ è data dalla (5.28) e r > 0 è scelto in modo che Br(x0) ⊂ Ω ). Diamo ora qualche richiamo sull’integrazione per parti in più variabili. Partiamo dal Teorema della divergenza di Gauss. Se Ω è un aperto limitato di Rd verificante opportune condizioni di regolarità (deve almeno avere senso la normale esterna considerata sotto) e u : Ω → Rd è una funzione di classe C1 (per evitare equivoci interpretiamo ciò come segue: esiste un prolungamento di classe C1 definito in un aperto che include Ω ), allora vale la formula � � div u dx = u · n dS (5.34) Ω ove n : ∂Ω → R d è la “normale esterna”, cioè il campo vettoriale che, per ogni x ∈ ∂Ω , verifica: n(x) è normale a ∂Ω in x , |n(x)| = 1 e x + tn(x) �∈ Ω per t > 0 abbastanza piccolo. Analisi Funzionale ∂Ω 23

Norme e prodotti scalari<br />

Dimostrazione. Presentato R come prodotto cartesiano degli intervalli [ai, bi] , i = 1, . . . , d , si scelga,<br />

per i = 1, . . . , d e per ogni n ≥ 1 , una funzione ζi,n : R → R <strong>di</strong> classe C ∞ verificante la (5.27) con a = ai ,<br />

b = bi , a ′ = ai − 1/n e b ′ = bi + 1/n e si definisca ζn : Ω → R me<strong>di</strong>ante la formula<br />

ζn(x) =<br />

d�<br />

ζi,n(xi) per x = (x1, . . . , xd) ∈ Ω .<br />

i=1<br />

Allora ζn ∈ C ∞ (Ω) e ζn = 1 in R per ogni n . Inoltre, se δ è dato dalla Proposizione A.1.21 in<br />

corrispondenza al compatto R e al chiuso R d \ int K , risulta ζn = 0 in Ω \ K per n abbastanza grande<br />

(precisamente se d 1/2 /n < δ ). Infine, siccome per ogni x ∈ Ω\R fissato, si ha ζn(x) = 0 per n abbastanza<br />

grande (precisamente se d 1/2 /n < <strong>di</strong>st(x, R) ), conclu<strong>di</strong>amo anche che {ζn} converge puntualmente a χ R .<br />

5.53. Lemma. Siano Ω un aperto <strong>di</strong> Rd e u ∈ L1 loc (Ω) tale che<br />

Allora u = 0 q.o.<br />

�<br />

Ω<br />

u v dx = 0 per ogni v ∈ C ∞ c (Ω) . (5.32)<br />

Dimostrazione. Sia R un rettangolo compatto incluso in Ω . Scelto un rettangolo compatto K ⊂ Ω il<br />

cui interno includa R (una tale scelta è possibile per la Proposizione A.1.21), sia {ζn} data dal Lemma 5.52.<br />

Applicando il Teorema della convergenza dominata abbiamo allora<br />

� �<br />

�<br />

�<br />

R<br />

u dx =<br />

K<br />

u χ R dx = lim<br />

n→∞<br />

K<br />

u ζn dx = lim<br />

n→∞<br />

Ω<br />

u ζn dx = 0.<br />

Siccome il rettangolo R è arbitrario, segue che u = 0 q.o. (grazie al Corollario A.2.32).<br />

5.54. Osservazione. Ferme restando le altre ipotesi, per u reale, se si rimpiazza la con<strong>di</strong>zione<br />

(5.32) con �<br />

Ω u v dx ≥ 0 per ogni v ∈ C∞ c (Ω) non negativa, segue che u ≥ 0 q.o.<br />

Deduciamo dal Lemma 5.53 un facile corollario. Anche se ora non se ne vede l’utilità imme<strong>di</strong>ata,<br />

avremo modo <strong>di</strong> sfruttarlo successivamente in varie situazioni.<br />

5.55. Corollario. Siano Ω un aperto <strong>di</strong> Rd u ∈ L<br />

e x0 ∈ Ω . Allora non esiste alcuna funzione<br />

1 loc (Ω) tale che �<br />

uv dx = v(x0)<br />

Ω<br />

per ogni v ∈ C∞ c (Ω) . (5.33)<br />

Dimostrazione. Per assurdo, una tale u esista. Poniamo Ω ′ = Ω\{x0} e sia v ∈ C ∞ c (Ω ′ ) . Prolunghiamo<br />

v a tutto Ω ponendo v(x0) = 0 . Allora la (5.33) fornisce �<br />

Ω ′ uv dx = �<br />

uv dx = 0 . Per l’arbitrarietà <strong>di</strong><br />

Ω<br />

v e per il Lemma 5.53, applicato all’aperto Ω ′ , deduciamo u = 0 q.o. in Ω ′ , da cui u = 0 q.o. in Ω . Ma<br />

allora la (5.33) <strong>di</strong>venta 0 = v(x0) per ogni v ∈ C∞ c (Ω) , e ciò è assurdo in quanto C∞ c (Ω) contiene anche<br />

funzioni non nulle in x0 (si prenda ad esempio v(x) = ρ((x − x0)/r) ove ρ è data dalla (5.28) e r > 0 è<br />

scelto in modo che Br(x0) ⊂ Ω ).<br />

Diamo ora qualche richiamo sull’integrazione per parti in più variabili. Partiamo dal Teorema<br />

della <strong>di</strong>vergenza <strong>di</strong> Gauss. Se Ω è un aperto limitato <strong>di</strong> Rd verificante opportune con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

regolarità (deve almeno avere senso la normale esterna considerata sotto) e u : Ω → Rd è una<br />

funzione <strong>di</strong> classe C1 (per evitare equivoci interpretiamo ciò come segue: esiste un prolungamento<br />

<strong>di</strong> classe C1 definito in un aperto che include Ω ), allora vale la formula<br />

�<br />

�<br />

<strong>di</strong>v u dx = u · n dS (5.34)<br />

Ω<br />

ove n : ∂Ω → R d è la “normale esterna”, cioè il campo vettoriale che, per ogni x ∈ ∂Ω , verifica:<br />

n(x) è normale a ∂Ω in x , |n(x)| = 1 e x + tn(x) �∈ Ω per t > 0 abbastanza piccolo.<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

∂Ω<br />

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