G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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Appen<strong>di</strong>ce<br />
elemento <strong>di</strong> V ∗ , allora T è più fine <strong>di</strong> T0 . Siano x0 ∈ V e I un intorno <strong>di</strong> x0 in T0 : dobbiamo<br />
<strong>di</strong>mostrare che I è un intorno <strong>di</strong> x0 in T . Possiamo supporre che I abbia la forma I = {x ∈<br />
V : |〈fi, x − x0〉| < r, i = 1, . . . , n} per un certo r > 0 e certi fi ∈ V ∗ . Fissiamo ora i . Siccome<br />
〈fi, x − x0〉 = 〈fi, x〉 − 〈fi, x0〉 e fi è continuo rispetto a T , esiste un intorno Ji <strong>di</strong> x0 nella<br />
topologia T tale che |〈fi, x − x0〉| < r per ogni x ∈ Ji . Posto allora J = �n i=1 Ji , anche J è un<br />
intorno <strong>di</strong> x0 nella topologia T e per ogni x ∈ J si ha |〈fi, x − x0〉| < r per ogni i . Ciò mostra<br />
che J ⊆ I , cioè che I ⊇ J e, dunque, che I è un intorno <strong>di</strong> x0 in T .<br />
3.17. Quanto c’è da <strong>di</strong>mostrare sostanzialmente coincide con il Corollario VII.2.2.<br />
le famiglie <strong>di</strong> seminorme che generano le due topologie deboli in accordo<br />
3.18. Siano F ∗ V e F ∗ W<br />
con la Definizione VIII.3.1. Dobbiamo <strong>di</strong>mostrare che, per ogni q ∈ F ∗ W , esistono una costante M<br />
e pi ∈ F ∗ V , i = 1, . . . , n , in numero finito tali che q(Lv) ≤ M maxi=1,...,n pi(v) per ogni v ∈ V . Si<br />
ha q(w) = |〈g, w〉| per ogni w ∈ W per un certo g ∈ W ∗ . Si ha allora q(Lv) = |〈g, Lv〉| = |〈f, v〉|<br />
per ogni v ∈ V , ove si è posto f = g ◦ L e si è osservato che f ∈ V ∗ . Dunque si può prendere<br />
M = 1 e l’unica seminorma p = |〈f, · 〉| ∈ F ∗ V .<br />
4.2. Si parta da una successione {Ωm} <strong>di</strong> aperti ben contenuti che invade Ω e che goda della<br />
proprietà seguente: Ωm ⊂ Ωm+1 per ogni m (la (4.1) garantisce ciò). Basta allora saper costruire,<br />
per ogni m , un aperto Ω ′ m con Ωm ⊆ Ω ′ m ⊆ Ωm+1 che sia anche regolare, e il problema si è<br />
spostato sul seguente: dati un aperto Ω (<strong>di</strong>verso da R d altrimenti il problema non sussiste) e un<br />
suo sottoinsieme compatto K , trovare un aperto regolare compreso fra i due. Sia δ > 0 la <strong>di</strong>stanza<br />
fra K e il complementare <strong>di</strong> Ω , che è un chiuso <strong>di</strong>sgiunto da K . Per ogni x ∈ K si prenda il<br />
cubo aperto Cx = x + (−η, η) d ove η > 0 è scelto in modo che il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> Cx sia ≤ δ/2 . Dalla<br />
famiglia <strong>di</strong> tutti questi cubi si estragga una famiglia finita {Cxi : i = 1, . . . , p} che ancora ricopra<br />
K e si denoti con Ω ′ la sua unione. Ora Ω ′ non è regolare, ma la sua irregolarità non è arbitraria<br />
come quella <strong>di</strong> Ω ; inoltre vi è un margine <strong>di</strong> δ/2 sia fra K e il complementare <strong>di</strong> Ω ′ sia fra la<br />
chiusura <strong>di</strong> Ω ′ e il complementare <strong>di</strong> Ω . Dunque deve essere possibile regolarizzare Ω ′ in modo<br />
che il nuovo aperto verifichi quanto è richiesto. Il primo passo è evitare una spiacevole situazione<br />
che potrebbe accadere per qualche coppia <strong>di</strong> cubi: i due cubi, che sono aperti, sono <strong>di</strong>sgiunti<br />
mentre le loro chiusure hanno punti comuni. Per rime<strong>di</strong>are basta aumentare leggermente il lato<br />
<strong>di</strong> uno dei due senza compromettere l’inclusione Ω ′ ⊆ Ω e generare guai dello stesso tipo altrove;<br />
dopo un numero finito <strong>di</strong> passi si è a posto, cioè le componenti connesse hanno chiusure fra loro<br />
<strong>di</strong>sgiunte, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanti per la Proposizione 1.21, e basta regolarizzare ciascuna delle componenti<br />
connesse. Supponiamo dunque Ω ′ già connesso. A questo punto, se d = 2 , la situazione è chiara:<br />
siamo <strong>di</strong> fronte a un poligono e basta arrotondarlo vicino ai vertici, e ciò si può fare ottenendo un<br />
aperto <strong>di</strong> classe C∞ . Se d > 2 la situazione è più complessa: già con d = 3 non è detto che la<br />
frontiera <strong>di</strong> Ω ′ sia localmente un grafico! Questo fatto spiacevole accade ad esempio prendendo<br />
l’interno dell’unione dei due cubi chiusi C1 = [0, 2] 3 e C2 = (1, 1, 1) + C1 e considerando il punto<br />
x0 = (1, 2, 1) : non vi è un punto vista dal quale si riesca a vedere, per un certo r > 0 , tutto<br />
l’insieme Br(x0) ∩ ∂Ω ′ , cioè non esiste sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate cartesiane ortogonali nel quale ∂Ω ′<br />
si rappresenti come grafico vicino a x0 . Tuttavia, se si inclina leggermente qualche faccia dei cubi<br />
si rime<strong>di</strong>a all’inconveniente e ci si riconduce a regolarizzare qualcosa che, almeno localmente, è un<br />
grafico. Dunque si intuisce che è possibile regolarizzare Ω ′ in modo da sod<strong>di</strong>sfare tutte le richieste.<br />
4.6. Data v ∈ C0 (Ω) , pren<strong>di</strong>amo vm = vζm ove ζm è come suggerito, e verifichiamo che vm → v<br />
in C0 (Ω) . Sia K ⊂ Ω un compatto: dobbiamo controllare che vm → v uniformemente in K . Sia<br />
m0 tale che K ⊂ Ωm0 e sia m ≥ m0 . Allora K ⊂ Ωm per cui, per ogni x ∈ K , risulta ζm(x) = 1<br />
e quin<strong>di</strong> vm(x) = v(x) . Dunque vm = v in K per ogni m ≥ m0 e la convergenza desiderata è<br />
una banalità. Invece la <strong>di</strong>mostrazione del fatto che C0 c (Ω) non è denso in C0 (Ω) è imme<strong>di</strong>ata: se<br />
v = 1 ∈ C0 (Ω) e {vn} è una successione <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> C0 c (Ω) , risulta �v − vn�∞ = 1 per ogni n ,<br />
per cui {vn} non può convergere uniformenente a v .<br />
4.18. Lo stesso <strong>di</strong>scorso fatto a partire da un limitato B <strong>di</strong> C∞ (Ω) abbinato alla regolarità<br />
degli Ωm porta a questo: per ogni successione {vn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> B , ogni m e ogni multiin<strong>di</strong>ce<br />
α , la successione {Dαvn|Ωm} ha una sottosuccessione convergente uniformemente in Ωm .<br />
Data allora una successione {vn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> B , il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>agonale produce una sotto-<br />
<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />
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