13.01.2013 Views

G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Capitolo 1<br />

5.42. Osservazione. Gli spazi C ∞ (Ω) e C ∞ (Ω) si definiscono ponendo<br />

C ∞ (Ω) =<br />

∞�<br />

k=0<br />

C k (Ω), C ∞ b<br />

(Ω) =<br />

∞�<br />

k=0<br />

C k b (Ω) e C∞ (Ω) =<br />

∞�<br />

C k (Ω). (5.21)<br />

Essi però, almeno per ora, sono solo spazi vettoriali. Topologie appropriate, infatti, saranno introdotte<br />

molto più avanti e queste non saranno indotte da norme.<br />

5.43. Osservazione. Per k ∈ N si introduca lo spazio<br />

k=0<br />

�C k (Ω) = {v|Ω : v ∈ C k b (Rd )} (5.22)<br />

con la notazione (5.20). I suoi elementi, dunque, sono le funzioni definite in Ω che hanno un prolugamento<br />

definito in tutto R d , continuo e limitato con le sue derivate fino all’or<strong>di</strong>ne k . Chiaramente,<br />

se Ω è limitato, lo spazio (5.22) è incluso in C k (Ω) e si pone il problema dell’uguaglianza. Questa<br />

vale senz’altro se k = 0 (da un più generale Teorema <strong>di</strong> Tietze). Nel caso k > 0 si <strong>di</strong>mostra che<br />

�C k (Ω) = C k (Ω) se Ω sia sufficientemente regolare (ve<strong>di</strong> la sezione data fra breve). (5.23)<br />

Notiamo che tutto ciò può essere ripetuto nel caso k = ∞ : si ottiene lo spazio � C ∞ (Ω) delle funzioni<br />

che hanno un prolugamento definito in tutto R d , continuo e limitato con le sue derivate <strong>di</strong> tutti gli<br />

or<strong>di</strong>ni e la (5.23) continua a valere anche in questo caso. Al contrario, se Ω è un aperto irregolare,<br />

i due spazi C k (Ω) e � C k (Ω) sono in generale <strong>di</strong>versi, cioè possono esistere funzioni u ∈ C k (Ω) prive<br />

<strong>di</strong> prolungamenti definiti in tutto R d nelle con<strong>di</strong>zioni dette sopra, come mostra l’esempio che ora<br />

proponiamo. Siano C = {(x, y) ∈ [0, 1] 2 : |y| ≤ x 3 } e Ω = (−1, 1) 2 \ C . Definiamo u : Ω → R<br />

ponendo u(x, y) = x 2 se x, y > 0 e u(x, y) = 0 altrimenti. Proviamo che u ∈ C 1 (Ω) . La derivata<br />

Dyu è nulla e la derivata Dxu è data dalle formule Dxu(x, y) = 2x se x, y > 0 e u(x, y) = 0<br />

altrimenti. Dunque u ∈ C 1 (Ω) . D’altra parte un prolungamento continuo <strong>di</strong> u definito in Ω si<br />

ottiene con le stesse formule che definiscono u prendendo (x, y) più in generale in Ω e lo stesso<br />

<strong>di</strong>scorso vale per Dxu . Quin<strong>di</strong> u ∈ C 1 (Ω) . Notiamo ora che tale funzione, pur avendo derivate<br />

prime continue e limitate, non è lipschitziana. Infatti, per x ∈ (0, 1) , i punti z± = (x, ±2x 3 )<br />

appartengono ad Ω e risulta |u(z+) − u(z−)|/|z+ − z−| = 1/(4x) . Da ciò deduciamo che u non<br />

può avere prolungamenti <strong>di</strong> classe C 1 definiti in tutto R 2 . Infatti un eventuale prolungamento<br />

<strong>di</strong> questo tipo sarebbe lipschitziano in ogni convesso limitato <strong>di</strong> R 2 , in particolare in [−1, 1] 2 ,<br />

e quin<strong>di</strong> la sua esistenza implicherebbe anche la lipschitzianità <strong>di</strong> u , il che non è.<br />

5.44. Osservazione. Se k > 0 e Ω è un aperto irregolare, lo spazio � C k (Ω) è non solo <strong>di</strong>verso<br />

da C k (Ω) , ma in generale anche non chiuso in C k (Ω) . Ciò avviene, ad esempio, nel caso trattato<br />

nell’Osservazione 5.43, come ora mostriamo conservando le notazioni là introdotte. Fissiamo ζ ∈<br />

C 1 (R) verificante ζ(t) = 0 se t ≤ 0 e ζ(t) = 1 se t ≥ 1 e, per ε ∈ (0, 1) , costruiamo uε come<br />

segue. Per (x, y) ∈ R 2 poniamo wε(x, y) = ((x − ε) + ) 2 ζ(2 − x) ζ(y/ε 3 ) , così che wε ∈ C 1 b (R2 ) ,<br />

e pren<strong>di</strong>amo uε = wε|Ω , così che uε ∈ � C 1 (Ω) . Mostriamo che uε converge a u in C 1 (Ω) per<br />

ε → 0 . Sia (x, y) ∈ Ω . Si noti che x < 1 , per cui ζ(2 − x) = 1 e uε(x, y) = ((x − ε) + ) 2 ζ(y/ε 3 ) .<br />

Se ora x ≤ 0 oppure y < 0 , allora uε(x, y) = 0 = u(x, y) e valgono le analoghe identità per le<br />

derivate parziali. Se x ∈ (0, ε] e y > 0 , allora uε(x, y) = 0 e quin<strong>di</strong><br />

|uε(x, y) − u(x, y)| = x 2 ≤ ε 2 ≤ ε e |Dxuε(x, y) − Dxu(x, y)| = 2x ≤ 2ε<br />

e anche Dyuε(x, y) = 0 = Dyu(x, y) , banalmente. Infine, se x > ε e y > 0 , si ha y > ε 3 , da cui<br />

ζ(y/ε 3 ) = 1 , per cui abbiamo ancora Dyuε(x, y) = 0 = Dyu(x, y) e le stime<br />

|uε(x, y)−u(x, y)| = x 2 −(x−ε) 2 = 2ε(x−ε) ≤ 2ε e |Dxuε(x, y)−Dxu(x, y)| = 2x−2(x−ε) = 2ε.<br />

Conclu<strong>di</strong>amo che la norma <strong>di</strong> uε − u in C 1 (Ω) è O(ε) .<br />

20<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!