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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 8<br />

Mettiamo in guar<strong>di</strong>a il lettore: l’enunciato del Corollario 3.4 non deve autorizzare a dedurre che<br />

la chiusura debole sequenziale <strong>di</strong> ∂A includa A , cioè che ogni punto <strong>di</strong> A sia limite debole <strong>di</strong> una<br />

successione <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> ∂A . Infatti la topologia debole in <strong>di</strong>mensione infinita non è metrizzabile<br />

e quin<strong>di</strong> la versione sequenziale dell’enunciato in questione ha un significato in generale <strong>di</strong>verso.<br />

Ad esempio la chiusura debole sequenziale in ℓ 1 <strong>di</strong> un insieme qualunque coincide con la sua<br />

chiusura forte (ve<strong>di</strong> (IV.4.3)). A complemento presentiamo un risultato e qualche commento.<br />

3.7. Proposizione. Sia V uno spazio normato. Allora sono equivalenti le con<strong>di</strong>zioni seguenti:<br />

i) per ogni aperto limitato A ⊂ V la chiusura debole sequenziale della frontiera ∂A include A ;<br />

ii) esiste una successione {en} <strong>di</strong> vettori unitari <strong>di</strong> V convergente debolmente a 0 .<br />

Dimostrazione. Se vale la con<strong>di</strong>zione i) , per <strong>di</strong>mostrare la ii) basta scegliere A = B1(0) . Viceversa<br />

valga la ii) e sia x ∈ A : costruiamo xn ∈ ∂A tali che xn ⇀ x sfruttando la successione {en} data<br />

dall’ipotesi. Procedendo come nella <strong>di</strong>mostrazione del Corollario 3.4, per ogni n fissato introduciamo gli<br />

insiemi I ed E dati dalle (3.3) nelle quali si legga v0 = en . Come in quel caso R \ E ⊆ (−r, r) se r > 0<br />

è tale che ∂A ⊆ Br(x) , per cui ancora I ed E sono aperti <strong>di</strong>sgiunti e non vuoti e ogni t ∈ R tale che<br />

x + ten ∈ ∂A verifica |t| ≤ r . Scelto pertanto tn nel complementare <strong>di</strong> I ∪ E , si ha xn = x + tnen ∈ ∂A<br />

e |tn| ≤ r così che la successione {tn} è limitata. Segue allora che tnen ⇀ 0 , cioè che xn ⇀ x .<br />

3.8. Osservazione. La con<strong>di</strong>zione ii) della Proposizione 3.7 è sod<strong>di</strong>sfatta se V è uno spazio<br />

<strong>di</strong> Hilbert (Proposizione IV.4.4). Mostriamo che essa è sod<strong>di</strong>sfatta anche nei due casi seguenti:<br />

i) V = Lp (Ω) con p ∈ (1, +∞) se Ω è un generico spazio <strong>di</strong> misura σ -finito che rende Lp (Ω) <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensione infinita; ii) V = L1 (Ω) con Ω aperto <strong>di</strong> Rd (la situazione generale non potendo essere<br />

trattata dato che essa comprenderebbe il caso V = ℓ1 già escluso). i) Siccome stiamo supponendo<br />

che Lp (Ω) abbia <strong>di</strong>mensione infinita, esiste una successione {ωn} <strong>di</strong> sottoinsiemi misurabili <strong>di</strong> Ω<br />

fra loro <strong>di</strong>sgiunti e tutti <strong>di</strong> misura positiva e finita (si riveda la <strong>di</strong>mostrazione del Teorema I.5.36).<br />

Poniamo en = µ(ωn) −1/pχn ove χn è la funzione caratteristica <strong>di</strong> ωn . Per concludere, posto<br />

q = p ′ , basta trovare un sottoinsieme W denso in Lq �<br />

(Ω) tale che limn→∞<br />

w ∈ W (Esercizio IV.4.12). Poniamo<br />

W =<br />

∞�<br />

m=1<br />

Ω enw dµ = 0 per ogni<br />

Wm ove Wm = {w ∈ L q (Ω) : w = 0 q.o. in ωk per ogni k > m }<br />

e <strong>di</strong>mostriamo che W è denso in Lq (Ω) osservando che q < +∞ in quanto p > 1 . Data w ∈ Lq (Ω)<br />

definiamo la successione {wm} come segue:<br />

wm = w in Ω \ �<br />

ωk e wm = 0 in �<br />

Allora wm ∈ Wm ⊆ W per ogni m . Inoltre<br />

�wm − w� q q = �<br />

�<br />

|w| q dµ da cui wm → w in Lq (Ω) .<br />

k>m<br />

ωk<br />

k>m<br />

Dunque W è denso in Lq �<br />

(Ω) . Sia ora w ∈ W ad arbitrio. Scelto m tale che w ∈ Wm abbiamo<br />

Ω enw<br />

�<br />

dµ = 0 per ogni n > m per cui conclu<strong>di</strong>amo banalmente che limn→∞ Ω enw dµ = 0 .<br />

Consideriamo ora il caso ii) dello spazio L1 (Ω) ove Ω è un aperto <strong>di</strong> Rd . Pren<strong>di</strong>amo un punto<br />

qualunque x0 ∈ Ω e scegliamo δ > 0 in modo che x0 + [0, δπ] d ⊂ Ω . Tuttavia, per semplicità,<br />

supponiamo x0 = 0 e δ = 1 , il caso generale trattandosi per traslazione e riscalamento a partire<br />

dal caso particolare. Introduciamo la successione {un} data dalle formule un(x) = sin nx1 se<br />

x ∈ [0, π] d e un(x) = 0 altrimenti. Allora �un�1 non <strong>di</strong>pende da n e possiamo scegliere<br />

c > 0 tale che, posto en = cun , risulti �en�1 = 1 per ogni n . Osserviamo ora che le funzioni<br />

un sono mutuamente ortogonali in L2 (Ω) e che anche �un�2 non <strong>di</strong>pende da n . Grazie alla<br />

Proposizione IV.4.4, deduciamo che en ⇀ 0 in L2 (Ω) . Siccome en = 0 in Ω\[0, π] d , conclu<strong>di</strong>amo<br />

imme<strong>di</strong>atamente che en ⇀ 0 in L1 (Ω) .<br />

202<br />

k>m<br />

ωk .<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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