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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 1<br />

5.24. Osservazione. Se la convergenza in L ∞ (Ω) è <strong>di</strong> tipo uniforme (ve<strong>di</strong> Esercizio 5.10) la convergenza<br />

in L p (Ω) con p finito non implica nemmeno la convergenza puntuale q.o., come mostra<br />

l’esempio dato <strong>di</strong> seguito. D’altra parte, se vn → v q.o., anche sapendo a priori che tutte le funzioni<br />

in gioco appartengono a L p (Ω) , non possiamo dedurre che vn → v in L p (Ω) , come mostrano<br />

esempi banali. Una con<strong>di</strong>zione sufficiente per la convergenza vn → v in L p (Ω) è la seguente:<br />

vn → v q.o. in Ω ed esiste ϕ ∈ L p (Ω) tale che |vn| ≤ ϕ q.o. in Ω e per ogni n (5.13)<br />

come si vede applicando il Teorema della convergenza dominata <strong>di</strong> Lebesgue a |vn −v| p . Viceversa,<br />

si può <strong>di</strong>mostrare che<br />

se vn → v in Lp (Ω), allora esistono una sottosuccessione {vnk } e ϕ ∈ Lp (Ω) tali che<br />

→ v q.o. in Ω e |vnk | ≤ ϕ q.o. in Ω per ogni k. (5.14)<br />

vnk<br />

In particolare, se vn → u in L p (Ω) e vn → v in L q (Ω) , allora u = v q.o.<br />

5.25. Esempio. Sia {En} una successione <strong>di</strong> insiemi misurabili <strong>di</strong> misura finita e si supponga<br />

che limn→∞ µ(En) = 0 . Allora, detta vn la funzione caratteristica <strong>di</strong> En (ve<strong>di</strong> (A.2.3)), si ha<br />

vn → 0 in Lp (Ω) per ogni p finito, come subito si verifica. D’altra parte, se gli insiemi En<br />

sono <strong>di</strong>sposti in modo, <strong>di</strong>ciamo, caotico, la successione {vn} non converge q.o. Ma è intuitivo che<br />

è possibile estrarre una sottosuccessione {Enk } in cui gli insiemi hanno posizioni reciproche ben<br />

migliori in modo che la corrispondente sottosuccessione {vnk } converga q.o.<br />

5.26. Esercizio. Sia p ∈ [1, +∞] e sia V0 il sottoinsieme <strong>di</strong> Lp (0, +∞) costituito dalle funzioni<br />

v ∈ Lp (0, +∞) tali che v| (n,n+1) è (q.o. uguale a una funzione) costante per ogni intero<br />

n ≥ 0 . Dimostrare che V0 è un sottospazio chiuso.<br />

5.27. Esercizio. Siano (Ω, M, µ) uno spazio <strong>di</strong> misura σ -finito, p ∈ [1, +∞] e ω un sottoinsieme<br />

misurabile <strong>di</strong> Ω <strong>di</strong> misura positiva. Dimostrare che il sottoinsieme <strong>di</strong> L p (Ω) costituito dalle<br />

funzioni che si annullano (q.o.) in ω è un sottospazio chiuso.<br />

Ora specializziamo lo spazio <strong>di</strong> misura in <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse e ve<strong>di</strong>amo come alcune situazioni<br />

apparentemente lontane siano, <strong>di</strong> fatto, casi particolari <strong>di</strong> quello precedente.<br />

5.28. Esempio (spazi con peso). Siano (Ω, M, µ) uno spazio <strong>di</strong> misura σ -finito, p ∈ [1, +∞)<br />

e w : Ω → R una funzione misurabile tale che w(x) > 0 q.o. Denotiamo con L p w(Ω) lo spazio<br />

delle (classi <strong>di</strong>) funzioni misurabili v : Ω → K tali che la funzione |v| pw sia integrabile e muniamo<br />

tale spazio della norma definita dalla formula<br />

�<br />

�v� = |v| p w dµ. (5.15)<br />

Ω<br />

Ancora abbiamo uno spazio normato, detto spazio Lp con peso, il “peso” essendo la funzione w<br />

(weight in inglese). Ve<strong>di</strong>amo come tale spazio sia, <strong>di</strong> fatto, un normale spazio Lp . Basta infatti<br />

considerare lo spazio <strong>di</strong> misura (Ω, M, ν) ove ν : M → [0, +∞] è definita dalla formula<br />

�<br />

ν(E) = w dµ per E ∈ M (5.16)<br />

E<br />

pur <strong>di</strong> supporre che anche il nuovo spazio (Ω, M, ν) sia σ -finito, il che (falso in generale) è vero<br />

in tutti i casi concreti. Si noti che “q.o.” ha lo stesso significato per le due misure µ e ν data<br />

l’ipotesi w > 0 q.o. Tuttavia il termine “spazio con peso” è effettivamente usato, specialmente<br />

quando la misura iniziale µ sia in qualche modo privilegiata. Ciò accade senz’altro quando Ω è<br />

un sottoinsieme <strong>di</strong> R d : allora la misura <strong>di</strong> Lebesgue è “la misura” per antonomasia.<br />

5.29. Esercizio. Dimostrare che L p (Ω) e L p w(Ω) sono isometricamente isomorfi.<br />

16<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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