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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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I teoremi fondamentali <strong>di</strong> Banach<br />

Se u ∈ D(L) , la funzione w è unica (per il Lemma I.5.53) e poniamo Lu = w . Questa è<br />

una versione debole dell’operatore u ↦→ − <strong>di</strong>v(A∇u) che suona analoga alla (I.5.49) (dove c’è ∆<br />

senza il segno meno). Notiamo che il dominio D(L) è sufficientemente “grande” da garantire che<br />

l’operatore L : D(L) ⊆ L p (Ω) → L p (Ω) ottenuto sia chiuso, e la <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> ciò è imme<strong>di</strong>ata.<br />

Infatti, se un ∈ D(L) per ogni n , un → u in L p (Ω) e wn = Lun → w in L p (Ω) , allora, per ogni<br />

v come in (8.24), risulta<br />

�<br />

Ω<br />

�<br />

�<br />

w v dx = lim<br />

n→∞<br />

wn v dx = lim<br />

Ω<br />

n→∞<br />

un(− <strong>di</strong>v(A<br />

Ω<br />

T �<br />

∇v)) dx = u(− <strong>di</strong>v(A<br />

Ω<br />

T ∇v)) dx<br />

dato che v, − <strong>di</strong>v(A T ∇v) ∈ L q (Ω) . Dunque u ∈ D(L) e w = Lu .<br />

La <strong>di</strong>fferenza sostanziale rispetto alla situazione dell’Esempio 8.1 è la seguente: qui non ci siamo<br />

posti davvero il problema <strong>di</strong> come sia fatto il dominio <strong>di</strong> L e abbiamo preso un sottospazio molto<br />

grande in cui riusciamo a dar senso alle cose da scrivere, nulla <strong>di</strong> più, senza preoccuparci <strong>di</strong> quale sia<br />

l’effettiva regolarità delle funzioni in gioco. Tuttavia, la definizione <strong>di</strong> D(L) fa sì che gli elementi<br />

u ∈ D(L) verifichino una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> annullamento al bordo in qualche senso generalizzato,<br />

come suggerisce quanto è stato detto nell’Osservazione 8.2. Se non avessimo ipotesi <strong>di</strong> regolarità<br />

dovremmo lavorare parecchio per continuare il <strong>di</strong>scorso. Al contrario, grazie alle con<strong>di</strong>zioni imposte<br />

a Ω e ai coefficienti, siamo nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzare l’implicazione (8.15), applicata con p e<br />

q scambiati e con A T al posto <strong>di</strong> A , e concludere che D(L) = W 2,p (Ω) ∩ W 1,p<br />

0 (Ω) . Dunque,<br />

a posteriori, questo e l’operatore dato dalla (8.5) sono gli stessi e non occorre aggiungere altro.<br />

8.7. Esempio. La costruzione dell’operatore fatta nell’Esempio 8.6 realizza l’idea seguente: si<br />

moltiplicano i due membri dell’equazione − <strong>di</strong>v(A∇u) = f per la generica funzione v nulla al<br />

bordo, si integra su Ω e si eseguono due integrazioni per parti (uguaglianza fra primo e terzo<br />

membro della (8.20)). Al contrario, nell’Esempio 8.1 non si è integrato per parti affatto. C’è una<br />

possibilità interme<strong>di</strong>a: integrare per parti una volta sola (uguaglianza fra primo e secondo membro<br />

della (8.20)). Ecco come si può fare. Costruiamo L : D(L) ⊆ L p (Ω) → L p (Ω) prendendo come<br />

D(L) l’insieme delle funzioni u verificanti le con<strong>di</strong>zioni: u ∈ W 1,p<br />

0 (Ω) ed esiste w ∈ L p (Ω) tale che<br />

�<br />

Ω<br />

�<br />

w v dx =<br />

Ω<br />

(A∇u) · ∇v dx per ogni v ∈ W 1,q<br />

0 (Ω) . (8.25)<br />

Anche in questo caso, ben inteso nelle ipotesi <strong>di</strong> regolarità, abbiamo D(L) = W 2,p (Ω) ∩ W 1,p<br />

0 (Ω)<br />

così che questo e gli operatori degli Esempi 8.1 e 8.6 sono gli stessi.<br />

8.8. Esempio (seguito <strong>di</strong> 8.1). Consideriamo ora il caso generale corrispondente al problema<br />

(8.1), supponendo cioè b e c generici. Ancora ve<strong>di</strong>amo la (8.1), con la con<strong>di</strong>zione al bordo<br />

intesa in un senso generalizzato, come Lu = f con un opportuno operatore L . Ora, sfruttando<br />

quanto già sappiamo del caso particolare, cerchiamo <strong>di</strong> applicare il Teorema 7.22. Definiamo<br />

D(L) = W 2,p (Ω) ∩ W 1,p<br />

0 (Ω) e Lv = − <strong>di</strong>v(A∇v) + b · ∇u + cu per v ∈ D(L) (8.26)<br />

e decomponiamo L come L = I + K ove I, K : D(L) → L p (Ω) sono definiti dalle formule<br />

Iv = − <strong>di</strong>v(A∇v) e Kv = b · ∇v + cv per v ∈ D(L) .<br />

Se D(L) è munito della norma indotta da W 2,p (Ω) (<strong>di</strong> cui è sottospazio chiuso), L è lineare e<br />

continuo da D(L) in L p (Ω) , I è un isomorfismo per la (8.16) e K è compatto come ora mostriamo<br />

appoggiandoci al Teorema <strong>di</strong> Rellich-Kondrachov, che enunciamo in una versione più forte <strong>di</strong> quella<br />

data in IV.3.20 ma da quella deducibile:<br />

l’immersione <strong>di</strong> W k,p (Ω) in W k−1,p (Ω) è compatta per ogni k ≥ 1 e p ∈ [1, +∞] . (8.27)<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

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