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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 7<br />

7.27. Osservazione. Più precisamente vale l’uguaglianza <strong>di</strong>m N(L) = <strong>di</strong>m N(L∗) , che tuttavia<br />

non <strong>di</strong>mostriamo. In particolare N(L) = {0} se e solo se N(L∗) = {0} e deduciamo la conseguenza<br />

notevole seguente: il problema (7.21) ha, per ogni f ∗ ∈ V ∗ , una e una sola soluzione se e solo se<br />

esso ha, con f ∗ = 0 , solo la soluzione nulla.<br />

7.28. Osservazione. La decomposizione <strong>di</strong> L in accordo con le ipotesi del Teorema 7.22 utilizzata<br />

nella <strong>di</strong>mostrazione precedente non è l’unica possibile e nelle applicazioni può essere opportuno<br />

considerare decomposizioni <strong>di</strong>verse, per cui conviene cercare con<strong>di</strong>zioni che, quando l’immersione<br />

<strong>di</strong> V in H è compatta, assicurino la compattezza <strong>di</strong> un operatore K ∈ L(V ; V ∗ ) . Ne mettiamo in<br />

evidenza due: i) K ha un prolungamento � K ∈ L(H; V ∗ ) ; ii) K si fattorizza come j ◦ K0 , ove<br />

j è l’immersione <strong>di</strong> H in V ∗ e K0 ∈ L(V ; H) . Nel primo caso ve<strong>di</strong>amo K come la composizione<br />

K = � K ◦ ι ove ι : V → H è l’immersione e deduciamo che K è compatto per l’Esercizio 7.15. Nel<br />

secondo, la compattezza segue ancora dall’esercizio appena citato se <strong>di</strong>mostriamo che<br />

anche l’immersione <strong>di</strong> H in V ∗ è compatta. (7.24)<br />

Dimostriamo tale proprietà sfruttando ancora una volta la riflessività degli spazi <strong>di</strong> Hilbert. Per<br />

l’Esercizio 7.19 basta verificare l’analoga della (7.16) con v = 0 : se vn ⇀ 0 in H allora vn → 0<br />

in V ∗ . Sia R : V → V ∗ l’isomorfismo <strong>di</strong> Riesz. Se u ∈ V e Ru ∈ H abbiamo<br />

Applicando ciò a u = R −1 vn otteniamo<br />

�u� 2 = 〈Ru, u〉 = (Ru, u) ≤ |Ru| |u|.<br />

�vn� 2 ∗ = �R −1 vn� 2 ≤ |vn| |R −1 vn|<br />

e, siccome {vn} è limitata in H in quanto debolmente convergente in H (Corollario 2.4 al Teorema<br />

<strong>di</strong> Banach-Steinhaus), per concludere basta <strong>di</strong>mostrare che R −1 vn → 0 in H . Applichiamo<br />

la Proposizione IV.4.7 all’immersione continua <strong>di</strong> H in V ∗ e all’operatore R −1 ∈ L(V ∗ ; V ) :<br />

da vn ⇀ 0 in H deduciamo successivamente vn ⇀ 0 in V ∗ e R −1 vn ⇀ 0 in V . Siccome<br />

l’immersione <strong>di</strong> V in H è compatta, conclu<strong>di</strong>amo che R −1 vn → 0 in H usando l’Esercizio 7.18.<br />

Diamo subito due applicazioni del Teorema 7.26 a due semplici problemi <strong>di</strong>fferenziali. Nel<br />

prossimo paragrafo trattiamo con un certo dettaglio un problema <strong>di</strong>fferenziale usando le varie<br />

impostazioni possibili e non solo il Teorema 7.26.<br />

7.29. Esempio (seguito dell’Esempio 7.6). Ripren<strong>di</strong>amo il problema <strong>di</strong> Neumann (7.8), trattato<br />

nell’Esempio 7.6, del quale seguiamo ipotesi e notazioni. Riscriviamolo nella forma<br />

�<br />

(A∇u) · ∇v dx. (7.25)<br />

u ∈ H 1 (Ω) e a(u, v) = 〈F, v〉 per ogni v ∈ H 1 (Ω) ove a(u, v) =<br />

La terna hilbertiana (V, H, V ∗ ) è costruita con V = H 1 (Ω) e H = L 2 (Ω) e, siccome Ω è limitato<br />

e regolare, l’immersione <strong>di</strong> V in H è compatta per il Teorema IV.3.20 <strong>di</strong> Rellich-Kondrachov. Verifichiamo<br />

la coercività debole, cioè una <strong>di</strong>suguaglianza del tipo (7.19). Grazie alla (7.12), abbiamo<br />

ad<strong>di</strong>rittura per ogni λ > 0<br />

a(v, v) + λ|v| 2 ≥ α�∇v� 2 2 + λ�v� 2 2 ≥ min{α, λ}�v� 2 per ogni v ∈ V .<br />

Siccome (A(x)ξ) · η = (A(x) T η) · ξ per ogni ξ, η ∈ Rd e q.o. in Ω , la (7.22) <strong>di</strong>venta la con<strong>di</strong>zione<br />

w ∈ H 1 �<br />

(Ω) e (A T ∇w) · ∇v dx = 0 per ogni v ∈ V .<br />

Ω<br />

Questa è certamente verificata se w è costante. Viceversa, se w ne è una soluzione, scegliendo<br />

v = w e usando l’uniforme ellitticità, deduciamo ∇w = 0 q.o. in Ω , cioè che w è costante, dato che<br />

Ω è connesso. Lo spazio delle soluzioni w del problema aggiunto (7.22), dunque, è generato dalla<br />

funzione w = 1 e la con<strong>di</strong>zione necessaria e sufficiente perché il problema (7.25) abbia soluzioni è<br />

〈F, 1〉 = 0 . Se poi tale con<strong>di</strong>zione è sod<strong>di</strong>sfatta, la soluzione è determinata a meno dell’aggiunta <strong>di</strong><br />

una soluzione del problema omogeneo, cioè <strong>di</strong> una costante (sempre grazie all’ellitticità).<br />

180<br />

Ω<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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