G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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I teoremi fondamentali <strong>di</strong> Banach<br />
Dimostrazione. Siano L, L∗ ∈ L(V ; V ∗ ) gli operatori associati alle forme a e a ∗ tramite la Proposizione<br />
III.2.8. Abbiamo dunque<br />
〈Lu, v〉 = a(u, v) e 〈L∗u, v〉 = a ∗ (u, v) per ogni u, v ∈ V<br />
per cui la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> risolubilità affermata nella prima parte dell’enunciato si scrive come<br />
R(L) = N(L∗) ⊥ . (7.23)<br />
Grazie al Teorema 5.5, basta <strong>di</strong>mostrare i due punti seguenti: i) vale l’uguaglianza N(L ∗ )⊥ = N(L∗) ⊥ ;<br />
ii) l’immagine R(L) è chiusa.<br />
i) Ve<strong>di</strong>amo il legame fra L∗ e l’aggiunto L ∗ ∈ L(V ∗∗ ; V ∗ ) <strong>di</strong> L . Detto J : V → V ∗∗ l’isomorfismo<br />
canonico <strong>di</strong> V , per ogni u, v ∈ V abbiamo<br />
〈L ∗ Ju, v〉 = 〈Ju, Lv〉 = 〈Lv, u〉 = a(v, u) = a ∗ (u, v) = 〈L∗u, v〉.<br />
Dunque L∗ = L ∗ ◦ J , per cui, per ogni v ∈ V , risulta<br />
v ∈ N(L∗) se e solo se L∗v = 0 se e solo se L ∗ Jv = 0 se e solo se Jv ∈ N(L ∗ ).<br />
Ciò <strong>di</strong>mostra che N(L∗) = J −1� N(L ∗ ) � . Siccome J è suriettivo per il Teorema VI.1.2, deduciamo<br />
l’uguaglianza N(L ∗ ) = J � N(L∗) � . Sia ora v ∗ ∈ V ∗ . Allora sono via via equivalenti le con<strong>di</strong>zioni:<br />
v ∗ ∈ N(L ∗ )⊥ ; 〈v ∗∗ , v ∗ 〉 = 0 per ogni v ∗∗ ∈ N(L ∗ ) ; 〈Jv, v ∗ 〉 = 0 per ogni v ∈ N(L∗) ; 〈v ∗ , v〉 = 0<br />
per ogni v ∈ N(L∗) ; v ∗ ∈ N(L∗) ⊥ . Dunque l’uguaglianza N(L ∗ )⊥ = N(L∗) ⊥ è <strong>di</strong>mostrata.<br />
ii) Dimostriamo che l’immagine R(L) è chiusa. A tal fine cerchiamo <strong>di</strong> applicare il Teorema 7.22<br />
oppure il Teorema 7.23. Per meglio apprezzare i due teoremi citati, controlliamo che riusciamo ad applicare<br />
ciascuno dei due. Iniziamo dal Teorema 7.22. Fissato λ > 0 come nella con<strong>di</strong>zione (7.19), introduciamo la<br />
forma bilineare continua aλ : V × V → R definita dalla formula<br />
aλ(u, v) = a(u, v) + λ〈u, v〉 per u, v ∈ V<br />
e osserviamo che l’operatore ad essa associato è L + λi ove i : V → V ∗ è l’immersione (frutto delle<br />
identificazioni fatte nella costruzione della terna hilbertiana). Allora possiamo scrivere L = I + K ove<br />
I = L + λi e K = −λi . L’operatore I è un isomorfismo per il Teorema <strong>di</strong> Lax-Milgram in quanto aλ è<br />
anche coerciva. Inoltre K è un operatore compatto per l’Esercizio 7.15, in quanto i si ottiene componendo<br />
le due immersioni continue <strong>di</strong> V in H e <strong>di</strong> H in V ∗ , la prima delle quali è compatta. Siamo pertanto<br />
nelle ipotesi del Teorema 7.22.<br />
Controlliamo ora che sono verificate anche le ipotesi del Teorema 7.23 con W = V ∗ e Z = H ,<br />
osservando che l’ipotesi <strong>di</strong> riflessività è garantita dal Teorema VI.1.2. Rimane pertanto da provare una stima<br />
a priori <strong>di</strong> tipo (7.17). Supponiamo u ∈ V . Posto f ∗ = Lu , abbiamo f ∗ ∈ V ∗ e la (7.21). Allora<br />
α�u� 2 ≤ a(u, u) + λ|u| 2 = 〈f ∗ , u〉 + λ|u| 2 ≤ �f ∗ �∗ �u� + λ|u| 2 ≤ (α/2)�u� 2 + (1/(2α))�f ∗ � 2 ∗ + λ|u| 2 .<br />
Deduciamo che (α/2)�u� 2 ≤ (1/(2α))�f ∗ � 2 ∗ + λ|u| 2 , vale a <strong>di</strong>re<br />
�u� 2 ≤ (1/α 2 )�f ∗ � 2 ∗ + (2λ/α)|u| 2 da cui �u� ≤ M(�Lu�∗ + |u|)<br />
per una certa costante M > 0 . Dunque vale la (7.17) appunto con le scelte fatte, cioè W = V ∗ e Z = H .<br />
Ciò conclude la doppia <strong>di</strong>mostrazione della (7.23), cioè della prima parte dell’enunciato. Ma ciascuno<br />
dei due teoremi applicati assicura anche che hanno <strong>di</strong>mensione finita i due nuclei N(L) e N(L∗) , il che<br />
coincide con l’ultima parte del teorema. Infatti, la <strong>di</strong>mensione finita del primo è nella tesi; d’altra parte,<br />
siccome le due forme a e a ∗ verificano le stesse ipotesi, la stessa conclusione vale con lo scambio <strong>di</strong> a e a ∗ ,<br />
il che scambia gli operatori L e L∗ , e otteniamo l’altra tesi.<br />
<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />
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