G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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I teoremi fondamentali <strong>di</strong> Banach<br />
ove � · �G è la norma del grafico in D(L) definita dalla formula �v�G = �v�V + �Lv�W . Valga ora la (6.5).<br />
Allora le due norme � · � D(L) e � · �G sono equivalenti e la completezza data dall’ipotesi i) implica la completezza<br />
<strong>di</strong> D(L) anche rispetto alla norma del grafico. Dunque L è chiuso per il Teorema 6.11. Viceversa<br />
supponiamo L chiuso. Allora, per lo stesso teorema, D(L) è completo rispetto alla norma � · �G . D’altra<br />
parte valgono la i) e la <strong>di</strong>suguaglianza (6.6) già <strong>di</strong>mostrata in ogni caso. Per il Teorema dell’applicazione<br />
aperta (Corollario VII.3.6) le due norme � · � D(L) e � · �G sono equivalenti e, <strong>di</strong> conseguenza, esiste una<br />
costante M che rende vera la (6.5).<br />
6.13. Proposizione. Siano V e W due spazi normati e L : D(L) ⊆ V → W un operatore<br />
lineare. Si supponga che W sia immerso con continuità in uno spazio vettoriale topologico Z e<br />
che L abbia un prolungamento LZ : V → Z lineare e continuo tale che D(L) = L −1<br />
Z (W ) . Allora<br />
L è un operatore chiuso.<br />
Dimostrazione. Verifichiamo la (6.1). Supponiamo dunque vn ∈ D(L) per ogni n , vn → v in V e<br />
Lvn → w in W . Dalla prima convergenza deduciamo che LZvn → LZv in Z per la continuità <strong>di</strong> LZ .<br />
Dalla seconda, che si riscrive come LZvn → w in W dato che LZ prolunga L , deduciamo che LZvn → w<br />
in Z grazie all’immersione continua W ⊆ Z . Per l’unicità del limite in Z conclu<strong>di</strong>amo che w = LZv . Ma<br />
w ∈ W , da cui v ∈ L −1<br />
Z (W ) = D(L) e quin<strong>di</strong> anche w = LZv = Lv .<br />
6.14. Esempio (spazi <strong>di</strong> Sobolev). Sia Ω un aperto <strong>di</strong> R d . Siano k un intero non negativo<br />
e p ∈ [1, +∞] . Sia poi N il numero degli operatori D α <strong>di</strong> derivazione D α tali che |α| ≤ k e<br />
si supponga che tali operatori siano or<strong>di</strong>nati in qualche modo così che la loro N -upla abbia un<br />
significato preciso. Definiamo L : D(L) ⊆ L p (Ω) → L p (Ω) N così: D(L) = W k,p (Ω) e Lv = {D α v}<br />
per v ∈ D(L) . Otteniamo un operatore chiuso. Per chi ha un minimo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mestichezza con la teoria<br />
delle <strong>di</strong>stribuzioni la verifica più semplice passa per la Proposizione 6.13: si prende V = L p (Ω) ,<br />
W = L p (Ω) N e Z = D ′ (Ω) N e come estensione <strong>di</strong> L l’operatore v ↦→ {D α v} da V in Z<br />
(si riveda la Sezione I.5.66). Per questo motivo abbiamo segnalato la proposizione citata. Tuttavia<br />
possiamo procedere <strong>di</strong>rettamente controllando che vale la (6.1) nel caso in esame. Supponiamo che<br />
vn ∈ D(L) per ogni n e che vn → v in V e Lvn → w = {wα} in W . Allora, per |α| ≤ k e<br />
z ∈ C ∞ c (Ω) , abbiamo<br />
�<br />
wα z dx = lim<br />
Ω<br />
n→∞<br />
�<br />
Ω<br />
(D α vn) z dx = lim<br />
n→∞ (−1)|α|<br />
�<br />
vn D<br />
Ω<br />
α z dx = (−1) |α|<br />
�<br />
v D<br />
Ω<br />
α z dx<br />
da cui v ∈ W k,p (Ω) = D(L) e w = {wα} = {D α v} = Lv . Dunque L è un operatore chiuso. Per<br />
questo motivo, talora, in modo molto sbrigativo, si introduce W k,p (Ω) semplicemente <strong>di</strong>cendo che<br />
si munisce della norma del grafico lo spazio delle funzioni v ∈ L p (Ω) le cui derivate nel senso delle<br />
<strong>di</strong>stribuzioni fino all’or<strong>di</strong>ne k appartengono a L p (Ω) e che la completezza è ovvia.<br />
6.15. Operatori chiu<strong>di</strong>bili. Siano V e W due spazi <strong>di</strong> Banach e L : D(L) ⊆ V → W<br />
un operatore lineare. Possiamo costruire lo spazio normato D(L) con la norma del grafico, che<br />
denotiamo con � · �L per chiarezza. Tuttavia tale spazio in generale non sarà completo. Ora<br />
può avvenire o meno che la chiusura del grafico <strong>di</strong> L in V × W sia essa stessa il grafico <strong>di</strong> un<br />
operatore lineare � L . Se ciò accade, e in tal caso si <strong>di</strong>ce che L è chiu<strong>di</strong>bile oppure prechiuso,<br />
l’operatore � L , detto chiusura <strong>di</strong> L , è automaticamente chiuso e lo spazio D( � L) con la norma del<br />
grafico, che denotiamo con � · ��L , è <strong>di</strong> Banach. D’altra parte si vede facilmente che D(L) è denso<br />
in (D( � L), � · ��L) . Dunque lo spazio <strong>di</strong> Banach (D( � L), � · ��L) è un completamento dello spazio<br />
normato (D(L), � · �L) .<br />
Così, se ci mettiamo nella situazione dell’Esercizio 6.7, otteniamo un operatore chiu<strong>di</strong>bile, la<br />
sua chiusura essendo l’operatore <strong>di</strong> derivazione con dominio C 1 [0, 1] . In altre parole, C 1 [0, 1]<br />
con la sua norma naturale è il completamento dello spazio normato C 2 [0, 1] munito della norma<br />
indotta dalla norma standard <strong>di</strong> C 1 [0, 1] .<br />
Questa stessa situazione si presenta nell’Esempio II.3.19, nel quale abbiamo introdotto gli<br />
spazi H k,p (Ω) : possiamo infatti prendere V = L p (Ω) , W = (L p (Ω)) N ove N è il numero delle<br />
derivate <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne ≤ k , D(L) = C k,p (Ω) e Lv = {D α v} , la N -upla delle derivate <strong>di</strong> v <strong>di</strong><br />
<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />
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