G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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Capitolo 7<br />
la matrice trasposta. Pertanto siamo ricondotti alla situazione precedente e possiamo <strong>di</strong>re che<br />
l’equazione Lv = w ha soluzioni se e solo se 〈w ∗ , w〉 = 0 per ogni soluzione w ∗ dell’equazione<br />
L ∗ w ∗ = 0 . In altre parole vale la formula<br />
In <strong>di</strong>mensione infinita, tuttavia, le cose vanno <strong>di</strong>versamente.<br />
R(L) = N(L ∗ )⊥ . (5.4)<br />
5.4. Esempio. Se V è immerso con continuità in W e denso in W ma <strong>di</strong>verso da W e L<br />
è l’immersione, allora l’aggiunto L ∗ è lineare e continuo con dominio W ∗ e opera come segue:<br />
se w ∗ ∈ W ∗ , l’immagine L ∗ w ∗ è la restrizione <strong>di</strong> w ∗ a V . Allora, siccome V è denso in W ,<br />
L ∗ è iniettivo e l’equazione L ∗ w ∗ = 0 ha l’unica soluzione w ∗ = 0 . Dunque il secondo membro<br />
della (5.4) è l’intero W mentre il primo membro è V .<br />
Si noti che, nel caso dell’esempio, R(L) non è un chiuso <strong>di</strong> W . Il risultato successivo lega la<br />
vali<strong>di</strong>tà della (5.4) proprio al fatto che l’immagine R(L) sia chiusa.<br />
5.5. Teorema. Siano V e W due spazi normati e L : D(L) ⊆ V → W lineare non limitato<br />
con dominio denso in V . Allora<br />
(5.5)<br />
R(L) = N(L ∗ )⊥<br />
In particolare vale la (5.4) se e solo se il sottospazio R(L) è chiuso in W .<br />
Dimostrazione. Dimostriamo la (5.5) controllando dapprima che<br />
N(L ∗ ) = R(L) ⊥ . (5.6)<br />
Sono via via equivalenti le con<strong>di</strong>zioni: i) w ∗ ∈ N(L ∗ ) ; ii) w ∗ ∈ D(L ∗ ) e 〈L ∗ w ∗ , v〉 = 0 per ogni v ∈ V ;<br />
iii) w ∗ ∈ D(L ∗ ) e 〈L ∗ w ∗ , v〉 = 0 per ogni v ∈ D(L) ; iv) w ∗ ∈ D(L ∗ ) e 〈w ∗ , Lv〉 = 0 per ogni<br />
v ∈ D(L) ; v) w ∗ ∈ W ∗ e 〈w ∗ , Lv〉 = 0 per ogni v ∈ D(L) ; vi) w ∗ ∈ W ∗ e 〈w ∗ , w〉 = 0 per ogni<br />
w ∈ R(L) ; vii) w ∗ ∈ R(L) ⊥ . Dunque vale la (5.6). Grazie alla seconda delle (5.3) deduciamo<br />
N(L ∗ )⊥ = (R(L) ⊥ )⊥ = span R(L) = R(L)<br />
cioè la (5.5). Valga ora la (5.4). Confrontandola con la (5.5), deduciamo che R(L) = R(L) , cioè che<br />
l’immagine R(L) è chiusa. Viceversa, se R(L) è chiusa, la (5.4) viene a coincidere con la (5.5), che è stata<br />
<strong>di</strong>mostrata in ogni caso. Dunque vale anche la (5.4).<br />
5.6. Corollario. Siano V e W due spazi normati e L : D(L) ⊆ V → W lineare con dominio<br />
denso in V . Allora L è suriettivo se e solo se<br />
l’immagine R(L) è chiusa in W e l’aggiunto L ∗ è iniettivo. (5.7)<br />
Dimostrazione. Se valgono le (5.7), allora la (5.5) fornisce R(L) = R(L) = N(L ∗ )⊥ = {0}⊥ = W .<br />
Viceversa, supponiamo L suriettivo. Allora l’immagine coincide con W e dunque è chiusa. D’altra parte,<br />
sempre dalla (5.5), deduciamo che N(L ∗ )⊥ = W , per cui, se w ∗ ∈ N(L ∗ ) , si ha 〈w ∗ , w〉 = 0 per ogni<br />
w ∈ W , da cui w ∗ = 0 . Ciò mostra che l’unico elemento <strong>di</strong> N(L ∗ ) è lo zero, cioè che L ∗ è iniettivo.<br />
6. Operatori chiusi<br />
Dunque abbiamo spostato il problema: trovare con<strong>di</strong>zioni che assicurino la chiusura dell’immagine.<br />
La ricerca <strong>di</strong> risultati como<strong>di</strong> nelle applicazioni che garantiscano la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questa con<strong>di</strong>zione<br />
porta a una classe particolare <strong>di</strong> operatori non limitati, che è l’oggetto del paragrafo.<br />
168<br />
Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>