G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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I teoremi fondamentali <strong>di</strong> Banach<br />
5.1. Definizione. Siano V uno spazio normato, S un sottoinsieme non vuoto <strong>di</strong> V e S ∗ un<br />
sottoinsieme non vuoto <strong>di</strong> V ∗ . Gli insiemi<br />
S ⊥ = {f ∈ V ∗ : 〈f, x〉 = 0 per ogni x ∈ S} (5.1)<br />
S ∗ ⊥ = {x ∈ V : 〈f, x〉 = 0 per ogni f ∈ S∗ } (5.2)<br />
sono detti l’ortogonale <strong>di</strong> S in V ∗ e l’ortogonale <strong>di</strong> S ∗ in V .<br />
5.2. Osservazione. Tali ortogonali, detti anche annihilatori, sono sempre sottospazi chiusi<br />
<strong>di</strong> V ∗ e <strong>di</strong> V rispettivamente, come mostriamo tra breve. Se poi V è uno spazio <strong>di</strong> Hilbert<br />
reale identificato al suo duale tramite l’isomorfismo <strong>di</strong> Riesz e S∗ = S , gli insiemi S⊥ e S⊥<br />
coincidono fra loro e con l’usuale ortogonale della teoria hilbertiana. Osserviamo inoltre che, se<br />
S∗ ⊆ V ∗ , abbiamo (S∗ ) ⊥ ⊆ V ∗∗ e risulta J(S ∗ ⊥ ) = (S∗ ) ⊥ ∩ J(V ) ove J è l’isomorfismo canonico.<br />
Allora, se V è riflessivo e si interpreta J come identificazione, si ha (S∗ ) ⊥ = S∗ ⊥ . In generale, invece,<br />
i due ortogonali non vanno confusi. In particolare l’ortogonale S⊥⊥ dell’ortogonale S⊥ <strong>di</strong> un<br />
sottoinsieme S ⊆ V è un sottospazio chiuso <strong>di</strong> V ∗∗ che non va confuso con S , nemmeno quando<br />
S è un sottospazio chiuso <strong>di</strong> V , a meno che V non sia riflessivo e identificato al biduale in modo<br />
canonico. Per questo motivo abbiamo usato due notazioni <strong>di</strong>verse in (5.1) e (5.2), anche se in uno<br />
stesso <strong>di</strong>scorso potrebbe non capitare <strong>di</strong> usare i due ortogonali (S∗ ) ⊥ e S∗ ⊥ contemporaneamente.<br />
Osserviamo infine che le definizioni date <strong>di</strong>pendono dallo spazio ambiente <strong>di</strong> cui l’insieme considerato<br />
è sottoinsieme. Ad esempio, se V è a sua volta immerso in un altro spazio normato W , si<br />
hanno due <strong>di</strong>verse nozioni <strong>di</strong> ortogonale a seconda che si pensi S come sottoinsieme <strong>di</strong> V oppure<br />
<strong>di</strong> W : infatti i due ortogonali sono sottospazi <strong>di</strong> V ∗ e <strong>di</strong> W ∗ rispettivamente. Ciò nonostante<br />
abbiamo preferito un simbolo semplice anche se esso non evidenzia il riferimento all’ambiente.<br />
5.3. Proposizione. Siano V uno spazio normato, S un sottoinsieme non vuoto <strong>di</strong> V e S ∗ un<br />
sottoinsieme non vuoto <strong>di</strong> V ∗ . Allora gli ortogonali S ⊥ e S ∗ ⊥ sono sottospazi chiusi <strong>di</strong> V ∗ e <strong>di</strong><br />
V rispettivamente. Inoltre<br />
S ⊥ = (span S) ⊥ = (span S) ⊥ e (S ⊥ )⊥ = span S. (5.3)<br />
Dimostrazione. Se f, g ∈ S⊥ , allora, chiaramente, anche ogni loro combinazione lineare appartiene a S⊥ .<br />
Se poi fn ∈ S⊥ per ogni n e fn → f in V ∗ , allora, per ogni x ∈ S , si ha 〈f, x〉 = limn→∞〈fn, x〉 = 0 per<br />
cui f ∈ S⊥ . Dunque S⊥ è un sottospazio chiuso <strong>di</strong> <strong>di</strong> V ∗ . Che poi S∗ ⊥ sia un sottospazio chiuso <strong>di</strong> V è<br />
altrettanto imme<strong>di</strong>ato, in quanto esso è l’intersezione dei nuclei <strong>di</strong> tutti i funzionali che appartengono a S∗ e ciascuno <strong>di</strong> tali nuclei è un sottospazio chiuso. Per quanto riguarda la prima delle (5.3), osserviamo che, da<br />
S1 ⊆ S2 segue imme<strong>di</strong>atamente che S⊥ 2 ⊆ S⊥ 1 , per cui il (span S) ⊥ ⊆ S⊥ . D’altra parte, se f ∈ S⊥ , si ha<br />
〈f, x〉 = 0 per ogni x ∈ S , dunque per ogni x ∈ span S in quanto f è lineare, dunque per ogni x ∈ span S<br />
perché f è anche continuo, per cui f ∈ (span S) ⊥ . In particolare segue che (S⊥ )⊥ = ((span S) ⊥ )⊥ così<br />
che la seconda delle (5.3) segue nel caso generale non appena la si sia <strong>di</strong>mostrata nel caso <strong>di</strong> un sottospazio<br />
chiuso. Sia dunque S = V0 un sottospazio chiuso <strong>di</strong> V . Se x ∈ V0 si ha 〈f, x〉 = 0 per ogni f ∈ V ⊥<br />
0 , per<br />
cui x ∈ (V ⊥<br />
0 )⊥ . Ciò mostra che V0 ⊆ (V ⊥<br />
0 )⊥ . Supponiamo ora x0 �∈ V0 e <strong>di</strong>mostriamo che x0 �∈ (V ⊥<br />
0 )⊥ .<br />
Siccome V0 è un sottospazio chiuso, per il Teorema <strong>di</strong> Hahn-Banach (Corollario V.2.6), esiste f0 ∈ V ∗ tale<br />
che 〈f0, v〉 = 0 per ogni v ∈ V0 e 〈f0, x0〉 �= 0 . Allora f0 ∈ V ⊥<br />
0 e 〈f0, x0〉 �= 0 , cioè x0 �∈ (V ⊥<br />
0 )⊥ .<br />
Notiamo che l’analoga uguaglianza (S ∗ ⊥ )⊥ = span S ∗ con S ∗ ⊆ V ∗ è in generale falsa, ma<br />
non an<strong>di</strong>amo oltre queste parole. Ripren<strong>di</strong>amo invece il <strong>di</strong>scorso introduttivo. Consideriamo il<br />
sistema lineare Ax = y , ove A è una matrice reale <strong>di</strong> m righe e n colonne, y ∈ R m è assegnato<br />
e l’incognita è x ∈ R n . Allora è ben noto che esiste almeno una soluzione se e solo se vale la<br />
con<strong>di</strong>zione 〈y ∗ , y〉 = 0 per ogni soluzione y ∗ del sistema A T y ∗ = 0 , ove 〈y ∗ , y〉 = � m<br />
i=1 y∗ i yi .<br />
Consideriamo ora un operatore lineare L : V → W e cerchiamo con<strong>di</strong>zioni per la risolubilità<br />
dell’equazione Lv = w ove w ∈ W è assegnato e v ∈ V è l’incognita. Se gli spazi V e W sono<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione finita, fissate due basi in V e W , l’operatore L si rappresenta per mezzo <strong>di</strong> una<br />
matrice A e, se in V ∗ e W ∗ si prendono le basi duali corrispondenti, L ∗ si rappresenta me<strong>di</strong>ante<br />
<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />
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