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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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2.3. Teorema. Se V è riflessivo, ogni suo sottospazio chiuso V0 è riflessivo.<br />

2.4. Corollario. Uno spazio <strong>di</strong> Banach è riflessivo se e solo se è riflessivo il suo duale.<br />

Spazi riflessivi<br />

Dimostrazione. Supponiamo V riflessivo e denotiamo con J e con J∗ l’iniezione canonica <strong>di</strong> V e<br />

quella <strong>di</strong> V ∗ rispettivamente. Per ipotesi J : V → V ∗∗ è un isomorfismo. Grazie al Teorema V.8.10, è un<br />

isomorfismo anche l’operatore (J −1 ) ∗ : V ∗ → V ∗∗∗ . La riflessività <strong>di</strong> V ∗ segue allora imme<strong>di</strong>atamente se<br />

<strong>di</strong>mostriamo che (J −1 ) ∗ coincide con J∗ . Ma ciò è imme<strong>di</strong>ato. Per ogni f ∈ V ∗ e F ∈ V ∗∗ si ha infatti<br />

〈(J −1 ) ∗ f, F 〉 = 〈f, J −1 F 〉 = 〈JJ −1 F, f〉 = 〈F, f〉 = 〈J∗f, F 〉.<br />

Viceversa, supponiamo V ∗ riflessivo e <strong>di</strong>mostriamo che è riflessivo V . Grazie alla prima parte V ∗∗ è pure<br />

riflessivo. Allora, per il Teorema 2.3, è riflessivo anche il suo sottospazio chiuso J(V ) . Segue che anche V ,<br />

che è isomorfo a J(V ) , è riflessivo.<br />

2.5. Osservazione. Ripren<strong>di</strong>amo l’Osservazione 1.4 e <strong>di</strong>mostriamo l’affermazione (V.11.10) preannunciata<br />

nell’Osservazione V.11.15: gli spazi L 1 (Ω) e L ∞ (Ω) costruiti su uno spazio <strong>di</strong> misura<br />

σ -finito sono riflessivi se e solo se hanno <strong>di</strong>mensione finita (cioè in situazioni banali per lo spazio <strong>di</strong><br />

misura: si rivedano il Teorema I.5.36 e l’Osservazione I.5.37). La riflessività nel caso della <strong>di</strong>mensione<br />

finita segue dal risultato generale 1.1. Supponiamo ora L 1 (Ω) <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione infinita. In tali<br />

con<strong>di</strong>zioni il fatto che esso non sia riflessivo è già stato visto appunto nell’osservazione citata. Allora,<br />

nella stessa ipotesi, grazie al Corollario 2.4 e al Teorema 2.2, non è riflessivo nemmeno L ∞ (Ω) ,<br />

che è isomorfo al duale <strong>di</strong> L 1 (Ω) .<br />

Sebbene la <strong>di</strong>mostrazione fatta sia completa, vale la pena <strong>di</strong> notare che la non riflessività<br />

<strong>di</strong> L 1 (Ω) , in tutti i casi concreti interessanti, può essere ottenuta anche in un altro modo: infatti,<br />

in tali casi, L 1 (Ω) è separabile mentre L ∞ (Ω) non lo è e la riflessività <strong>di</strong> L 1 (Ω) implicherebbe la<br />

separabilità del suo duale (Corollario V.5.13) e quin<strong>di</strong> quella <strong>di</strong> L ∞ (Ω) , che invece è falsa.<br />

Consideriamo ora gli spazi generati dalle altre costruzioni canoniche: il quoziente, il prodotto,<br />

l’intersezione, la somma. Dimostriamo che tutti questi spazi sono riflessivi se costruiti a partire da<br />

spazi riflessivi. Alcune delle <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong>pendono ancora dal Teorema 2.3.<br />

2.6. Teorema. Se V è riflessivo e V0 è un suo sottospazio chiuso, anche V/V0 è riflessivo.<br />

Dimostrazione. Per il Teorema III.3.10, il duale <strong>di</strong> V/V0 è isomorfo a un sottospazio chiuso <strong>di</strong> V ∗ . Ma<br />

la riflessività <strong>di</strong> V implica quella <strong>di</strong> V ∗ e dei sottospazi chiusi <strong>di</strong> V ∗ . Quin<strong>di</strong> anche il duale <strong>di</strong> V/V0 è<br />

riflessivo, da cui la riflessività del quoziente stesso.<br />

2.7. Teorema. Il prodotto <strong>di</strong> due spazi riflessivi è riflessivo.<br />

Dimostrazione. Siano V1 e V2 gli spazi in questione e V il loro prodotto. Per f1 ∈ V ∗<br />

1 e f2 ∈ V ∗<br />

2<br />

denotiamo con L(f1, f2) il funzionale su V che a ogni (v1, v2) ∈ V associa 〈f1, v1〉 + 〈f2, v2〉 . Si ha<br />

L(f1, f2) ∈ V ∗ e, grazie al Teorema III.3.10, l’applicazione L : V ∗<br />

1 × V ∗<br />

2 → V ∗ che a ogni (f1, f2) ∈ V ∗<br />

1 × V ∗<br />

2<br />

associa L(f1, f2) è un isomorfismo. In particolare è un isomorfismo anche l’analoga applicazione L∗ costruita<br />

a partire dagli spazi V ∗<br />

1 e V ∗<br />

2 . Riassumiamo le definizioni <strong>di</strong> L e <strong>di</strong> L∗ : abbiamo<br />

〈L(f1, f2), (v1, v2)〉 = 〈f1, v1〉 + 〈f2, v2〉 e 〈L∗(F1, F2), (f1, f2)〉 = 〈F1, f1〉 + 〈F2, f2〉<br />

per ogni vi ∈ Vi , fi ∈ V ∗<br />

i e Fi ∈ V ∗∗<br />

i , i = 1, 2 . Consideriamo ora il <strong>di</strong>agramma<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

V = V1 × V2 ⏐<br />

J ⏐<br />

�<br />

J1 ⊗ J2<br />

−−−−−−→ V ∗∗<br />

⏐<br />

V ∗∗ = (V1 × V2) ∗∗ −−−−−−→<br />

L ∗<br />

1 × V ∗∗<br />

2<br />

� L∗<br />

(V ∗<br />

1 × V ∗<br />

2 ) ∗<br />

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