G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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Capitolo 5<br />
12.27. Osservazione. L’analogo enunciato per spazi <strong>di</strong> Banach vale se V è uno spazio riflessivo<br />
strettamente convesso con il suo duale e si ottiene rimpiazzando la (12.25) con le con<strong>di</strong>zioni seguenti<br />
εF(x) + ξ = z e ξ ∈ ∂f(x)<br />
ove F : V → V ∗ è l’applicazione <strong>di</strong> dualità <strong>di</strong> V . Ora z appartiene a V ∗ anziché a V .<br />
12.28. Osservazione. Più in generale si può considerare l’equazione αx+βξ = z in sostituzione<br />
della prima delle (12.25) con α, β > 0 assegnati (si prende ε = α/β e si rimpiazza z con z/β<br />
allo stesso tempo) e il caso particolare importante è quello dell’equazione x + εξ = z . Dunque,<br />
fissato ε > 0 , per ogni z ∈ H esiste una e una sola coppia (x, ξ) ∈ H × H tale che x + εξ = z<br />
e ξ ∈ ∂f(x) . Possiamo allora considerare l’applicazione Aε : H → H che a ogni z ∈ H associa<br />
(z − x)/ε , ove x è costruito come detto. Tale applicazione è detta regolarizzata <strong>di</strong> Yosida <strong>di</strong> ∂f<br />
e costituisce un’ottima approssimazione <strong>di</strong> ∂f . Ciò è vero in generale (pur <strong>di</strong> precisare il significato<br />
delle parole) e la cosa è chiara nei casi particolari. Ad esempio, nel caso V = R , pren<strong>di</strong>amo come<br />
f l’in<strong>di</strong>catrice <strong>di</strong> (−∞, 0] , per cui ∂f(x) = {0} se x < 0 , ∂f(0) = [0, +∞) e ∂f(x) = ∅ se<br />
x > 0 . Allora, se z ≤ 0 o z > 0 , la coppia (x, ξ) <strong>di</strong> cui sopra è (z, 0) o (0, z/ε) rispettivamente,<br />
per cui (z − x)/ε vale 0 o z/ε nei due casi. Abbiamo pertanto Aε(z) = z + /ε per ogni z ∈ R ,<br />
ed è chiaro come la funzione Aε approssimi ∂f regolarizzandolo. Si noti che la sua primitiva nulla<br />
in 0 approssima proprio la funzione f <strong>di</strong> partenza (si colleghi con la (12.22), come anticipato). La<br />
regolarizzazione <strong>di</strong> Yosida (le cui proprietà sono ben note e che in forma opportuna e complicata<br />
si estende al caso degli spazi <strong>di</strong> Banach riflessivi) è particolarmente utile in problemi che fanno<br />
intervenire sotto<strong>di</strong>fferenziali irregolari: il problema che si ottiene sostituendo il sotto<strong>di</strong>fferenziale<br />
con la sua regolarizzata, infatti, suona come un problema che contemporaneamente approssima<br />
quello <strong>di</strong> partenza ed è più facilmente risolubile in quanto più regolare.<br />
L’altra conseguenza importante del Teorema 12.26 è il corollario che <strong>di</strong>mostriamo <strong>di</strong> seguito<br />
nel caso hilbertiano e che pure ha un’opportuna estensione al caso degli spazi <strong>di</strong> Banach riflessivi.<br />
12.29. Corollario. Siano H uno spazio <strong>di</strong> Hilbert e f : H → (−∞, +∞] una funzione convessa<br />
propria s.c.i. Allora ∂f è massimale fra gli operatori A : H → 2 H monotoni, l’or<strong>di</strong>namento rispetto<br />
al quale vale la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> massimalità essendo quello dell’inclusione dei grafici.<br />
Dimostrazione. Sia A : H → 2 H un operatore monotono il cui grafico include quello <strong>di</strong> ∂f . Dobbiamo<br />
<strong>di</strong>mostrare che A = ∂f . Siano dunque x0 ∈ H e y0 ∈ A(x0) : <strong>di</strong>mostriamo che y0 ∈ ∂f(x0) . A tal fine<br />
risolviamo la (12.25) con ε = 1 e z = x0 + y0 : troviamo (x, ξ) ∈ H × H tale che x + ξ = x0 + y0 e<br />
ξ ∈ ∂f(x) . Siccome (x, ξ) ∈ G(∂f) , segue che (x, ξ) ∈ G(A) , cioè che ξ ∈ A(x) . Siccome x0 − x = ξ − y0<br />
e A è monotono, deduciamo che<br />
−�x − x0� 2 = (ξ − y0, x − x0) ≥ 0 da cui x = x0 .<br />
Segue allora anche ξ = y0 . Ma ξ ∈ ∂f(x) per costruzione. Dunque y0 ∈ ∂f(x0) .<br />
12.30. Osservazione. Si può <strong>di</strong>mostrare che, se H è mono<strong>di</strong>mensionale, ogni operatore massimale<br />
monotono A : H → 2 H è il sotto<strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> una funzione f : H → (−∞, +∞] convessa<br />
propria s.c.i. L’analoga affermazione per spazi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione > 1 è, invece, falsa.<br />
12.31. Osservazione. La nozione <strong>di</strong> sotto<strong>di</strong>fferenziale (e più in generale quella <strong>di</strong> operatore<br />
massimale monotono) ha applicazioni importanti, ad esempio, nella teoria delle equazioni a derivate<br />
parziali. Infatti, prendendo come spazio ambiente uno spazio <strong>di</strong> Sobolev, <strong>di</strong>versi operatori a derivate<br />
parziali, lineari o meno, possono essere espressi in termini <strong>di</strong> sotto<strong>di</strong>fferenziali. Così certe equazioni<br />
<strong>di</strong> evoluzione alle derivate parziali, lineari o meno, possono essere scritte nella forma<br />
u ′ (t) + ξ(t) = 0 e ξ(t) ∈ ∂f(u(t)) (12.27)<br />
e un esempio lineare è l’equazione del tipo del calore (ove ∆ = <strong>di</strong>v grad , il laplaciano)<br />
144<br />
∂u(x, t)<br />
∂t − ∆u(x, t) + u(x, t) = 0 in Rd × (0, +∞) (12.28)<br />
Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>