G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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13.01.2013 Views

Capitolo 1 di V , l’inviluppo convesso di A è l’insieme � � co A = ϑixi : ϑi ≥ 0, xi ∈ A, � � ϑi = 1 ove resta inteso che le somme considerate siano finite. i 4.5. Osservazione. Siccome tx + (1 − t)y = y + t(x − y) e i ruoli di x e y si scambiano quando si scambia t con 1 − t , è naturale chiamare l’insieme {tx + (1 − t)y : t ∈ [0, 1]} segmento congiungenete x e y , senza specificare l’ordine dei due punti. Dunque un insieme è convesso se e solo se esso contiene tutto il segmento che congiunge due suoi punti qualunque. Notiamo inoltre che ciascuna delle somme che compaiono nella (4.1) viene chiamata combinazione convessa dei punti xi . Le combinazioni convesse di due soli punti costituiscono i punti del segmento che li congiunge. Osserviamo infine che co A è un convesso che include A . Precisamente esso è il più piccolo convesso che include A . 4.6. Esercizio. Siano V uno spazio vettoriale topologico e C ⊆ V un convesso. Dimostrare che l’interno e la chiusura di C sono ancora convessi. 4.7. Esercizio. Siano V uno spazio vettoriale topologico e A un aperto non vuoto di V . Si dimostri che anche co A è aperto. 4.8. Esercizio. Nell’ambito degli spazi vettoriali topologici si diano definizioni ragionevoli di continuità uniforme e di successione di Cauchy. Tornando sulla continuità o meno degli operatori lineari, si possono dare condizioni valide in generale nell’ambito degli spazi vettoriali topologici. Qui ci limitiamo a un solo risultato. 4.9. Proposizione. Siano V e W due spazi vettoriali topologici e L ∈ Hom(V; W) . Allora sono equivalenti le condizioni seguenti: i) L è continuo; ii) L è continuo nell’origine; iii) L è continuo in almeno un punto. In particolare V è immerso con continuità in W se e solo se V è un sottospazio vettoriale di W e ogni intorno dell’origine della topologia di W include un intorno dell’origine della topologia di V . Lasciamo al lettore la facile dimostrazione, avvertendolo però che è scorretto ragionare per successioni in quanto la topologia di uno spazio vettoriale topologico può non essere univocamente determinata dalla nozione di convergenza delle successioni. Si ha tuttavia se l’origine di V ha una base numerabile di intorni, allora L è continuo se e solo se da vn → 0 in V segue Lvn → 0 in W (4.2) e ciò avviene sicuramente se V è normato. Enunciamo anche un risultato che riguarda la continuità delle seminorme lasciando la dimostrazione al lettore anche in questo caso. 4.10. Proposizione. Siano V uno spazio vettoriale topologico e p una seminorma in V . Allora sono equivalenti le condizioni seguenti: i) p è continua; ii) p è continua nell’origine; iii) l’insieme {x ∈ V : p(x) < 1} è aperto; iv) per ogni r > 0 l’insieme {x ∈ V : p(x) < r} è aperto. Il caso degli operatori lineari fra spazi normati sarà trattato in un capitolo successivo con qualche dettaglio. Anticipiamo tuttavia un risultato importante (che implica, fra l’altro, che, in quell’ambito, la continuità equivale alla lipschitzianità) con due conseguenze (la prima ovvia). 4.11. Teorema. Siano V e W due spazi normati e L : V → W un operatore lineare. Allora L è continuo se e solo esiste M ≥ 0 tale che �Lx�W ≤ M�x�V per ogni x ∈ V . Dimostrazione. Per la Proposizione 4.9 basta considerare la continuità in 0 . La condizione dell’enunciato è ovviamente sufficiente per la continuità in 0 . Sia ora L continuo in 0 . Allora esiste δ > 0 tale che �Lx� ≤ 1 per ogni x ∈ V verificante �x� ≤ δ e ora mostriamo che possiamo prendere M = 1/δ per soddisfare le condizione dell’enunciato. Se x ∈ V non è nullo (il caso x = 0 è banale), posto λ = �x�V , si ha infatti �δx/λ�V = δ e quindi �Lx�W = (λ/δ)�L(δx/λ)�W ≤ λ/δ = M�x�V . 10 i (4.1) Gianni Gilardi

Norme e prodotti scalari 4.12. Corollario. Siano V e W due spazi normati con V sottospazio vettoriale di W . Allora l’immersione di V in W è continua se e solo se esiste una costante M ≥ 0 tale che �x�W ≤ M�x�V per ogni x ∈ V . 4.13. Corollario. Siano V uno spazio vettoriale. Due norme � · � ′ e � · � ′′ in V inducono su V la stessa topologia se e solo se esse sono equivalenti. Dimostrazione. L’equivalenza topologica delle due norme equivale al fatto che l’applicazione identica i di V è continua quando V è munito di una qualunque delle due norme se pensato come dominio di i ed è munito dell’altra se pensato come codominio di i . Esprimendo tali continuità per mezzo del Teorema 4.11, vediamo allora che esse equivalgono alle condizioni della Definizione 3.19. 4.14. Osservazione. Sia V uno spazio vettoriale di dimensione finita. Allora sappiamo che tutte le norme in V sono equivalenti fra loro. In altre parole V ha un’unica struttura vettoriale topologica normabile. Ma si può dimostrare ben di più: su V c’è un’unica struttura vettoriale topologica, cioè esiste una e una sola topologia che rende V spazio vettoriale topologico. Dunque, a meno di isomorfismi, V è uno spazio euclideo. 5. Esempi di spazi normati e prehilbertiani In questo paragrafo diamo un elenco significativo di esempi di spazi normati. Alcuni di essi sono anche prehilbertiani mentre altri non lo sono. Riguardo a questa seconda categoria, notiamo che in certi casi si può scegliere una norma equivalente indotta da un prodotto scalare, mentre in altri casi ciò non è possibile, anche se allo stato attuale delle cose non siamo in grado di giustificare tale impossibilità. 5.1. Esempio. Abbiamo già visto il caso dello spazio euclideo Kn . Nello stesso spazio, tuttavia, si possono introdurre altre norme, necessariamente equivalenti a quella euclidea. Due di esse sono date dalle formule |x|1 = n� i=1 |xi| e |x|∞ = max i=1,...,n |xi| se x = (x1, . . . , xn). (5.1) Nessuna delle due è prehilbertiana se n > 1 , come si vede verificando la regola del parallelogrammo. Altre norme in K n saranno introdotte tra breve. Naturalmente lo stesso discorso vale per un qualunque spazio vettoriale di dimensione finita. 5.2. Esempio (funzioni limitate). Sia X un insieme non vuoto. Denotiamo con B(X) lo spazio vettoriale delle funzioni v : X → K limitate (bounded in inglese, da cui la notazione B ) munito della norma �v� = sup |v(x)|. x∈X Si ottiene uno spazio normato (non prehilbertiano se X ha più di un elemento). Se X è finito e ha n elementi, allora B(X) è algebricamente isomorfo a Kn . Scelto un isomorfismo algebrico, questo diventa un isomorfismo isometrico se Kn è munito della norma | · |∞ definita dalla (5.1). In particolare la norma scelta in B(X) è equivalente a una che rende prehilbertiano lo spazio. Se invece l’insieme X è infinito nessuna norma equivalente alla precedente è prehilbertiana. La convergenza indotta dalla norma considerata è la convergenza uniforme. 5.3. Esempio (funzioni continue limitate). Sia S uno spazio topologico. Il sottospazio Cb(S) di B(S) costituito dalle funzioni continue e limitate è uno spazio normato se munito della norma ottenuta restringendo a Cb(S) la norma di B(S) (si parlerà di norma indotta da B(S) ). Dimostriamo che Cb(S) è chiuso in B(S) . Siano infatti {vn} una successione di elementi di Cb(S) convergente uniformemente a v ∈ B(S) e x0 ∈ S . Allora, per ogni n e per ogni x ∈ S , si ha |v(x) − v(x0)| ≤ |v(x) − vn(x)| + |vn(x) − vn(x0)| + |vn(x0) − v(x0)| ≤ 2�v − vn� + |vn(x) − vn(x0)|. Fissato ora ε > 0 , possiamo scegliere prima n in modo che la norma dell’ultimo membro sia ≤ ε e poi un intorno J di x0 in modo che sia ≤ ε l’ultimo termine per ogni x ∈ J . Per tali x , dunque, il primo membro risulta ≤ 3ε . Analisi Funzionale 11

Capitolo 1<br />

<strong>di</strong> V , l’inviluppo convesso <strong>di</strong> A è l’insieme<br />

�<br />

�<br />

co A = ϑixi : ϑi ≥ 0, xi ∈ A, �<br />

�<br />

ϑi = 1<br />

ove resta inteso che le somme considerate siano finite.<br />

i<br />

4.5. Osservazione. Siccome tx + (1 − t)y = y + t(x − y) e i ruoli <strong>di</strong> x e y si scambiano quando<br />

si scambia t con 1 − t , è naturale chiamare l’insieme {tx + (1 − t)y : t ∈ [0, 1]} segmento<br />

congiungenete x e y , senza specificare l’or<strong>di</strong>ne dei due punti. Dunque un insieme è convesso<br />

se e solo se esso contiene tutto il segmento che congiunge due suoi punti qualunque. Notiamo<br />

inoltre che ciascuna delle somme che compaiono nella (4.1) viene chiamata combinazione convessa<br />

dei punti xi . Le combinazioni convesse <strong>di</strong> due soli punti costituiscono i punti del segmento che li<br />

congiunge. Osserviamo infine che co A è un convesso che include A . Precisamente esso è il più<br />

piccolo convesso che include A .<br />

4.6. Esercizio. Siano V uno spazio vettoriale topologico e C ⊆ V un convesso. Dimostrare<br />

che l’interno e la chiusura <strong>di</strong> C sono ancora convessi.<br />

4.7. Esercizio. Siano V uno spazio vettoriale topologico e A un aperto non vuoto <strong>di</strong> V . Si<br />

<strong>di</strong>mostri che anche co A è aperto.<br />

4.8. Esercizio. Nell’ambito degli spazi vettoriali topologici si <strong>di</strong>ano definizioni ragionevoli <strong>di</strong><br />

continuità uniforme e <strong>di</strong> successione <strong>di</strong> Cauchy.<br />

Tornando sulla continuità o meno degli operatori lineari, si possono dare con<strong>di</strong>zioni valide in<br />

generale nell’ambito degli spazi vettoriali topologici. Qui ci limitiamo a un solo risultato.<br />

4.9. Proposizione. Siano V e W due spazi vettoriali topologici e L ∈ Hom(V; W) . Allora<br />

sono equivalenti le con<strong>di</strong>zioni seguenti: i) L è continuo; ii) L è continuo nell’origine; iii) L è<br />

continuo in almeno un punto. In particolare V è immerso con continuità in W se e solo se V è<br />

un sottospazio vettoriale <strong>di</strong> W e ogni intorno dell’origine della topologia <strong>di</strong> W include un intorno<br />

dell’origine della topologia <strong>di</strong> V .<br />

Lasciamo al lettore la facile <strong>di</strong>mostrazione, avvertendolo però che è scorretto ragionare per<br />

successioni in quanto la topologia <strong>di</strong> uno spazio vettoriale topologico può non essere univocamente<br />

determinata dalla nozione <strong>di</strong> convergenza delle successioni. Si ha tuttavia<br />

se l’origine <strong>di</strong> V ha una base numerabile <strong>di</strong> intorni, allora L è continuo se e solo se<br />

da vn → 0 in V segue Lvn → 0 in W (4.2)<br />

e ciò avviene sicuramente se V è normato. Enunciamo anche un risultato che riguarda la continuità<br />

delle seminorme lasciando la <strong>di</strong>mostrazione al lettore anche in questo caso.<br />

4.10. Proposizione. Siano V uno spazio vettoriale topologico e p una seminorma in V . Allora<br />

sono equivalenti le con<strong>di</strong>zioni seguenti: i) p è continua; ii) p è continua nell’origine; iii) l’insieme<br />

{x ∈ V : p(x) < 1} è aperto; iv) per ogni r > 0 l’insieme {x ∈ V : p(x) < r} è aperto.<br />

Il caso degli operatori lineari fra spazi normati sarà trattato in un capitolo successivo con<br />

qualche dettaglio. Anticipiamo tuttavia un risultato importante (che implica, fra l’altro, che, in<br />

quell’ambito, la continuità equivale alla lipschitzianità) con due conseguenze (la prima ovvia).<br />

4.11. Teorema. Siano V e W due spazi normati e L : V → W un operatore lineare. Allora<br />

L è continuo se e solo esiste M ≥ 0 tale che �Lx�W ≤ M�x�V per ogni x ∈ V .<br />

Dimostrazione. Per la Proposizione 4.9 basta considerare la continuità in 0 . La con<strong>di</strong>zione dell’enunciato<br />

è ovviamente sufficiente per la continuità in 0 . Sia ora L continuo in 0 . Allora esiste δ > 0 tale che<br />

�Lx� ≤ 1 per ogni x ∈ V verificante �x� ≤ δ e ora mostriamo che possiamo prendere M = 1/δ per<br />

sod<strong>di</strong>sfare le con<strong>di</strong>zione dell’enunciato. Se x ∈ V non è nullo (il caso x = 0 è banale), posto λ = �x�V ,<br />

si ha infatti �δx/λ�V = δ e quin<strong>di</strong> �Lx�W = (λ/δ)�L(δx/λ)�W ≤ λ/δ = M�x�V .<br />

10<br />

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(4.1)<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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