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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Il Teorema <strong>di</strong> Hahn-Banach<br />

Si noti che, per x ∈ D(f) , la (12.3) è automaticamente sod<strong>di</strong>sfatta per ogni y ∈ V \ D(f) .<br />

Dunque è equivalente richiederla per ogni y ∈ V o per ogni y ∈ D(f) .<br />

Il risultato precedente implica inoltre che il sotto<strong>di</strong>fferenziale ∂f(x) è vuoto in ogni punto x<br />

in cui f non è s.c.i. Di conseguenza, se vogliamo che il dominio del sotto<strong>di</strong>fferenziale sia il più<br />

grande possibile, dobbiamo supporre f s.c.i. Si può <strong>di</strong>mostrare che<br />

se f è anche s.c.i., allora D(∂f) e D(f) hanno lo stesso interno e la stessa chiusura.<br />

Tale risultato, tuttavia, non si <strong>di</strong>mostra in due righe.<br />

12.4. Osservazione. Notiamo che l’inclusione D(∂f) ⊆ D(f) può essere stretta già nel caso<br />

V = R e in ipotesi <strong>di</strong> semicontinuità. Pren<strong>di</strong>amo infatti la funzione f : R → (−∞, +∞] definita<br />

dalle formule f(x) = − √ x se x ≥ 0 e f(x) = +∞ se x < 0 . Allora f è convessa propria s.c.i. e<br />

si ha: f(0) < +∞ e ∂f(0) = ∅ , cioè 0 ∈ D(f) e 0 �∈ D(∂f) .<br />

12.5. Osservazione. Se V è uno spazio <strong>di</strong> Hilbert, spesso si identificano V e V ∗ tramite<br />

l’isomorfismo <strong>di</strong> Riesz, per cui la dualità <strong>di</strong>venta il prodotto scalare e la (12.3) si riscrive come<br />

Va da sé che ∂f(x) risulta un sottoinsieme <strong>di</strong> V .<br />

f(x) + (ξ, y − x) ≤ f(y) per ogni y ∈ V . (12.4)<br />

12.6. Esempio. Sia f = IC la funzione in<strong>di</strong>catrice del convesso chiuso non vuoto C dello<br />

spazio normato V . Allora f è convessa propria s.c.i. e D(f) = C . In particolare ∂f(x) è vuoto<br />

se x �∈ C . Sia ora x ∈ C . Allora la (12.3) equivale alla con<strong>di</strong>zione<br />

〈ξ, y − x〉 ≤ 0 per ogni y ∈ C<br />

Infatti ogni scelta y �∈ C fornisce la <strong>di</strong>suguaglianza 0 ≤ +∞ , banalmente sod<strong>di</strong>sfatta.<br />

12.7. Esercizio. Determinare ∂IC , ove IC : V → (−∞, +∞] è la funzione in<strong>di</strong>catrice, in<br />

ciascuno dei casi seguenti: i) V è un generico spazio normato e C è costituito dal solo punto<br />

x0 ∈ V ; ii) V = R e C è un intervallo chiuso, limitato o meno; iii) V è uno spazio <strong>di</strong> Hilbert<br />

(identificato al duale) e C è un suo sottospazio chiuso; iv) V = R 2 (identificato al duale) e C è<br />

il quadrato [0, 1] 2 oppure il <strong>di</strong>sco chiuso B1(0) .<br />

12.8. Esercizio. Sia f ∈ Hom(V ; R) . Allora, come abbiamo visto nell’Osservazione 10.7, f è<br />

s.c.i. in almeno un punto se e solo se f ∈ V ∗ . Dimostrare che, se f ∈ V ∗ , allora ∂f(x) = {f} per<br />

ogni x ∈ V .<br />

12.9. Esercizio. Siano V uno spazio normato, f : V → (−∞, +∞] una funzione convessa<br />

propria s.c.i. e ϕ ∈ V ∗ . Si <strong>di</strong>mostri che<br />

D(∂(f + ϕ)) = D(∂f) e ∂(f + ϕ)(x) = {ξ + ϕ : ξ ∈ ∂f(x)} per ogni x ∈ D(∂f) .<br />

Il risultato che segue si <strong>di</strong>mostra in modo ovvio: basta infatti esplicitare la (12.3) con la scelta<br />

ξ = 0 . Gli <strong>di</strong>amo la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> teorema perché averlo osservato è importante.<br />

12.10. Teorema. Siano V uno spazio normato, f : V → (−∞, +∞] una funzione convessa<br />

propria e x ∈ V . Allora vale l’equivalenza<br />

x è un punto <strong>di</strong> minimo per f se e solo se 0 ∈ ∂f(x) . (12.5)<br />

12.11. Osservazione. Se f è una funzione reale <strong>di</strong> variabile reale convessa e regolare, x è<br />

punto <strong>di</strong> minimo se e solo se f ′ (x) = 0 . D’altra parte, si ha in tal caso ∂f(x) = {f ′ (x)} per<br />

ogni x . La (12.5), dunque, appare come l’estensione al caso irregolare della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> annullamento<br />

della derivata, per cui si presenta in modo naturale il problema dell’estensione del concetto<br />

<strong>di</strong> derivata agli spazi normati e lo stu<strong>di</strong>o delle sue connessioni con il sotto<strong>di</strong>fferenziale. Questo<br />

è l’oggetto delle considerazioni che seguono. Notiamo che, nelle applicazioni concrete, la (12.5) è<br />

un’equazione o una <strong>di</strong>sequazione, <strong>di</strong>versa dalla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> minimo, che chiamiamo comunque<br />

equazione <strong>di</strong> Eulero-Lagrange del problema <strong>di</strong> minimo considerato, generalizzando nella terminologia<br />

le situazioni classiche del Calcolo delle variazioni.<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

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