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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 5<br />

dato che 1/(p − 1) = q − 1 , vale a <strong>di</strong>re u = Fq(g) (e ciò non è casuale per l’Osservazione 4.5).<br />

Conclu<strong>di</strong>amo che l’estremo inferiore <strong>di</strong> f è nullo e che u = |g| q−1 sign g è punto <strong>di</strong> minimo,<br />

necessariamente unico. Sia ora p = 1 . Allora, grazie alla (3.4), f(u) = 0 se e solo se<br />

|g| ≤ 1, sign g = sign u e |g| = 1 ove u �= 0 .<br />

Siano ora Ω0 , Ω+ e Ω− gli insiemi (eventualmente <strong>di</strong> misura nulla) in cui u è nulla, positiva e<br />

negativa rispettivamente. Allora la con<strong>di</strong>zione g ∈ F1(u) equivale a<br />

−1 ≤ g ≤ 1 in Ω0 , g = 1 in Ω+ e g = −1 in Ω− (11.9)<br />

e l’esistenza e l’unicità <strong>di</strong> u <strong>di</strong>pendono da g . Ad esempio, se g = 1 in un insieme ω <strong>di</strong> misura<br />

positiva, qualunque sia ω ′ ⊆ ω <strong>di</strong> misura positiva, la funzione u che vale 1/µ(ω ′ ) in ω ′ e 0 altrove<br />

(per cui Ω+ = ω ′ , Ω0 = Ω \ ω ′ e Ω− vuoto) realizza le (11.9). Dunque l’estremo inferiore <strong>di</strong> f<br />

è nullo e abbiamo l’esistenza <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> minimo, ma, se lo spazio <strong>di</strong> misura garantisce l’esistenza<br />

<strong>di</strong> più insiemi ω ′ (essenzialmente <strong>di</strong>versi) nelle con<strong>di</strong>zioni dette, non abbiamo l’unicità del punto<br />

<strong>di</strong> minimo. Invece, se −1 < g < 1 q.o. in Ω , gli insiemi Ω± <strong>di</strong> cui sopra devono avere misura<br />

nulla e u deve essere la funzione nulla. Ma con u = 0 abbiamo 0 = f(u) = f(0) = 1/2 , assurdo.<br />

Dunque, in questo caso, nessuna funzione u verifica f(u) = 0 . Eppure l’estremo inferiore <strong>di</strong> f<br />

è comunque nullo, come ora mostriamo. Siccome �g�∞ = 1 , possiamo supporre sup g = 1 , per<br />

fissare le idee (il caso inf g = −1 è analogo). Per definizione <strong>di</strong> estremo superiore (essenziale), per<br />

ogni n ≥ 1 , l’insieme ωn = {x ∈ Ω : g(x) > 1 − 1/n} non può avere misura nulla e possiamo<br />

definire un : Ω → R me<strong>di</strong>ante un = 1/µ(ωn) in ωn e 0 altrove. Allora<br />

f(un) = 1<br />

2 �un� 2 �<br />

1 − g<br />

ωn<br />

1 1 1<br />

dµ + ≤<br />

µ(ωn) 2 2 −<br />

� �<br />

ωn<br />

1 − 1<br />

n<br />

�<br />

1 1 1<br />

dµ + =<br />

µ(ωn) 2 n<br />

per cui {f(un)} è infinitesima e inf f = 0 . Conclu<strong>di</strong>amo che f non ha minimo.<br />

11.15. Osservazione. L’ultima parte dell’Esempio 11.14 fornisce una con<strong>di</strong>zione sufficiente sullo<br />

spazio <strong>di</strong> misura (Ω, M, µ) perché L 1 (Ω) non sia riflessivo: esista g ∈ L ∞ (Ω) tale che �g�∞ = 1<br />

e |g| < 1 q.o. in Ω . In tali con<strong>di</strong>zioni, infatti, il funzionale (11.6) con p = 1 non ha minimo, il che<br />

è incompatibile con la riflessività <strong>di</strong> L 1 (Ω) a causa del Teorema 11.10. Ma, grazie al Teorema I.5.36<br />

e all’Osservazione I.5.37, la con<strong>di</strong>zione detta è sod<strong>di</strong>sfatta esattamente nel caso iii) del teorema<br />

citato. D’altra parte, come vedremo nel capitolo appositamente de<strong>di</strong>cato alla riflessività, ogni spazio<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione finita è riflessivo e uno spazio <strong>di</strong> Banach è riflessivo se e solo se è riflessivo ogni spazio<br />

isomorfo al suo duale. Usando tali anticipazioni conclu<strong>di</strong>amo che<br />

gli spazi L 1 (Ω) e L ∞ (Ω) sono riflessivi se e solo se essi hanno <strong>di</strong>mensione finita (11.10)<br />

cioè se e solo se µ(Ω) = 0 oppure Ω è unione <strong>di</strong> un numero finito <strong>di</strong> atomi.<br />

11.16. Osservazione. La prima parte <strong>di</strong> quanto detto nell’Esempio 11.14 (<strong>di</strong>ciamo fino alla<br />

caratterizzazione (11.8) tramite l’applicazione <strong>di</strong> dualità) si estende al caso <strong>di</strong> uno spazio normato<br />

qualunque pur <strong>di</strong> sostituire l’integrale che compare nella (11.6) con 〈g, v〉 , ove g ∈ V ∗ è tale che<br />

�g�∗ = 1 (e <strong>di</strong> reinterpretare le norme in modo ovvio). C’è dunque, anche nel caso generale, un<br />

legame fra l’applicazione <strong>di</strong> dualità <strong>di</strong> V e la minimizzazione del funzionale considerato.<br />

Il Teorema 11.10 consente <strong>di</strong> estendere al caso degli spazi riflessivi la possibilità <strong>di</strong> proiettare<br />

su un convesso chiuso non vuoto, come mostra il seguente<br />

11.17. Corollario. Siano V uno spazio <strong>di</strong> Banach riflessivo e C un convesso chiuso e non vuoto<br />

<strong>di</strong> V . Allora, per ogni x0 ∈ V , esiste almeno un punto x ∈ C tale che �x − x0� ≤ �y − x0� per<br />

ogni y ∈ C . Inoltre l’insieme C ′ costituito da tali x è un sottoinsieme convesso e chiuso <strong>di</strong> C .<br />

Infine C ′ è ridotto a un punto se V è strettamente convesso.<br />

130<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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