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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Il Teorema <strong>di</strong> Hahn-Banach<br />

11.11. Osservazione. Si noti che la (11.4) è banalmente vera se D(f) è limitato.<br />

11.12. Esercizio. Dimostrare che il punto <strong>di</strong> minimo è unico se vale la con<strong>di</strong>zione aggiuntiva<br />

f(tx + (1 − t)y) < tf(x) + (1 − t)f(y) se x, y ∈ D(f) , x �= y e t ∈ (0, 1) (11.5)<br />

detta <strong>di</strong> stretta convessità.<br />

11.13. Esercizio. Siano C è un convesso chiuso e non vuoto <strong>di</strong> V e f0 : C → R convessa e<br />

continua (o, più in generale s.c.i.). Si definisca f : V → (−∞, +∞] ponendo f(x) = f0(x) se<br />

x ∈ C e f(x) = +∞ altrimenti. Si <strong>di</strong>mostri che f è una funzione convessa, propria e s.c.i. Si noti<br />

allora, in particolare, che tale f ha minimo se V è riflessivo e C è limitato.<br />

11.14. Esempio. Siano (Ω, M, µ) uno spazio <strong>di</strong> misura σ -finito, p ∈ [1, +∞) e g ∈ Lq (Ω) ,<br />

ove q = p ′ . Supponiamo �g�q = 1 solo per semplicità. Vogliamo minimizzare il funzionale<br />

f : Lp (Ω) → R definito dalla formula<br />

f(v) = 1<br />

2 �v�2 p −<br />

�<br />

Ω<br />

gv dµ + 1<br />

2<br />

per v ∈ V . (11.6)<br />

Abbiamo aggiunto la costante 1/2 , ovviamente inessenziale dal punto <strong>di</strong> vista della minimizzazione,<br />

in modo l’estremo inferiore <strong>di</strong> f sia 0 (come vedremo) anziché −1/2 . Il funzionale è somma <strong>di</strong><br />

tre funzioni convesse (la parte quadratica è convessa per l’Esercizio 11.5), dunque convesso. Inoltre<br />

esso è chiaramente continuo, dunque s.c.i. Infine f è anche coercivo, come ora mostriamo. Per<br />

ogni v ∈ V abbiamo<br />

f(v) = 1<br />

2 �v�2 p −<br />

�<br />

Ω<br />

gv dµ + 1<br />

2<br />

≥ 1<br />

2 �v�2p − �g�q�v�p + 1 1<br />

=<br />

2 2 �v�2p − �v�p + 1 1<br />

=<br />

2 2 (�v�p − 1) 2 . (11.7)<br />

Deduciamo sia la coercività, sia il fatto che f(v) ≥ 0 per ogni v . Dunque, se p > 1 , il funzionale<br />

ha minimo per il Teorema 11.10. Mostriamo che il valore minimo è 0 e troviamo il punto <strong>di</strong> minimo,<br />

che sarà unico. Al contrario, se p = 1 , non abbiamo nessuna garanzia sull’esistenza del minimo,<br />

né sulla sua unicità. Unifichiamo momentaneamente i due casi e cerchiamo con<strong>di</strong>zioni necessarie e<br />

sufficienti su u perché f(u) = 0 . Queste si ottengono scrivendo la (11.7) con v = u e imponendo<br />

che f(u) = 0 : tutte le <strong>di</strong>suguaglianze devono essere uguaglianze. Dunque f(u) = 0 se e solo se<br />

�<br />

gv dµ = �g�q�v�p e �v�p = 1.<br />

Siccome �g�q = 1 , le con<strong>di</strong>zioni trovate equivalgono a<br />

Ω<br />

g ∈ Fp(u) ove Fp : L p (Ω) → 2 Lq (Ω) è l’applicazione <strong>di</strong> dualità <strong>di</strong> L p (Ω) (11.8)<br />

avendo identificato il duale <strong>di</strong> L p (Ω) con L q (Ω) tramite la mappa <strong>di</strong> Riesz (si rivedano la Definizione<br />

3.1 e l’Esempio 3.12). Distinguiamo ora <strong>di</strong> nuovo i casi p > 1 e p = 1 . Se p > 1 , allora<br />

q ∈ (1, +∞) e lo spazio L q (Ω) è strettamente convesso (Definizione 3.3), per cui Fp è a un solo<br />

valore (Proposizione 3.10). Precisamente, grazie alla (3.3), il legame fra u e g è il seguente<br />

g = c|u| p−1 sign u ove c = �u� 2−p<br />

p .<br />

Essendo �u�p = �g�q = 1 , abbiamo c = 1 e il legame scritto <strong>di</strong>venta<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

u = |g| 1/(p−1) sign g cioè u = |g| q−1 sign g<br />

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