G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 5 Dimostrazione. L’epigrafo epi f è convesso in quanto f è convessa e chiuso in quanto f è s.c.i. D’altra parte, per l’Esercizio IV.4.11, la successione {(xn, f(xn))} converge debolmente a (x, λ) nello spazio prodotto V × R . Allora possiamo applicare il Corollario 9.14 e concludere che (x, λ) ∈ epi f , vale a dire che f(x) ≤ λ . Il lemma successivo, ovvio nel caso V = R , fornisce una proprietà generale di ogni funzione convessa propria f che sia anche s.c.i. Tale proprietà si esprime dicendo che f ha una minorante affine continua. 11.8. Lemma. Siano V uno spazio normato e f : V → (−∞, +∞] una funzione convessa propria s.c.i. Allora esistono ξ ∈ V ∗ e c ∈ R tali che f(x) ≥ 〈ξ, x〉 + c per ogni x ∈ V . (11.3) Dimostrazione. Si fissino x0 ∈ D(f) e y0 < f(x0) . Allora possiamo applicare la Seconda forma geometrica del Teorema di Hahn-Banach (Teorema 9.10) e separare il convesso chiuso non vuoto epi f e il punto (x0, y0) che non gli appartiene. Troviamo F ∈ (V × R) ∗ \ {0} tale che 〈F, (x, r)〉 < 〈F, (x0, y0)〉 per ogni (x, r) ∈ epi f (potremmo dire di meglio, ma qui ci basta questa disuguaglianza). Ora, F si rappresenta nella forma 〈F, (x, r)〉 = 〈ϕ, x〉 + γr per ogni (x, r) ∈ V × R per opportuni ϕ ∈ V ∗ e γ ∈ R (vedi Teorema III.3.10, formula (III.3.7)). Otteniamo che 〈ϕ, x〉 + γf(x) < 〈ϕ, x0〉 + γy0 per ogni x ∈ D(f) . Scegliendo in particolare x = x0 deduciamo γf(x0) < γy0 , da cui γ < 0 dato che y0 > f(x0) . Allora, dividendo per γ , concludiamo che da cui la (11.3) con ξ = −ϕ/γ e c = α/γ . 〈ϕ/γ, x〉 + f(x) > α/γ ove α = 〈ϕ, x0〉 + γy0 11.9. Corollario. Siano V uno spazio normato e f : V → (−∞, +∞] una funzione convessa propria s.c.i. Allora f è inferiormente limitata su ogni limitato di V . Dimostrazione. Siano B ⊆ V limitato. Sia R > 0 tale che B ⊆ BR(0) . Per il Lemma 11.8, esistono ϕ e c verificanti la (11.3). Per x ∈ B abbiamo allora f(x) ≥ c − �ϕ�∗�x� ≥ c − R�ϕ�∗ . 11.10. Teorema. Siano V uno spazio di Banach riflessivo e f : V → (−∞, +∞] una funzione convessa, propria, s.c.i. e coerciva nel senso seguente lim f(x) = +∞. (11.4) �x�→+∞ Allora f ha minimo. Inoltre l’insieme dei punti di minimo è convesso e chiuso. Dimostrazione. Sia λ = infx∈V f(x) . Dimostriamo preliminarmente che λ ∈ R . Si ha λ < +∞ , dato che f è propria. D’altra parte, per l’ipotesi (11.4) di coercività, troviamo R > 0 tale che f(x) ≥ 0 se �x� > R e, per il Corollario 11.9, f è limitata inferiormente anche su BR(0) . Dunque λ > −∞ . Sia ora {xn} una successione minimizzante, cioè tale che {f(xn)} tenda a λ . Essendo λ ∈ R , possiamo supporre xn ∈ D(f) per ogni n . D’altra parte l’ipotesi di coercività assicura che {xn} è limitata. Per il Teorema 7.2 di compattezza debole sequenziale, possiamo quindi estrarre una sottosuccessione {xnk } debolmente convergente a un certo x ∈ V . Allora, siccome {f(xnk )} converge a λ , abbiamo f(x) ≤ λ grazie al Lemma 11.7, per cui x è un punto di minimo. Infine, detto C l’insieme dei punti di minimo, si ha che C = {x ∈ V : f(x) ≤ min f} . Dunque C è convesso in quanto f è convessa (Esercizio 11.4) e chiuso in quanto f è s.c.i. (Teorema 10.10). 128 Gianni Gilardi

Il Teorema di Hahn-Banach 11.11. Osservazione. Si noti che la (11.4) è banalmente vera se D(f) è limitato. 11.12. Esercizio. Dimostrare che il punto di minimo è unico se vale la condizione aggiuntiva f(tx + (1 − t)y) < tf(x) + (1 − t)f(y) se x, y ∈ D(f) , x �= y e t ∈ (0, 1) (11.5) detta di stretta convessità. 11.13. Esercizio. Siano C è un convesso chiuso e non vuoto di V e f0 : C → R convessa e continua (o, più in generale s.c.i.). Si definisca f : V → (−∞, +∞] ponendo f(x) = f0(x) se x ∈ C e f(x) = +∞ altrimenti. Si dimostri che f è una funzione convessa, propria e s.c.i. Si noti allora, in particolare, che tale f ha minimo se V è riflessivo e C è limitato. 11.14. Esempio. Siano (Ω, M, µ) uno spazio di misura σ -finito, p ∈ [1, +∞) e g ∈ Lq (Ω) , ove q = p ′ . Supponiamo �g�q = 1 solo per semplicità. Vogliamo minimizzare il funzionale f : Lp (Ω) → R definito dalla formula f(v) = 1 2 �v�2 p − � Ω gv dµ + 1 2 per v ∈ V . (11.6) Abbiamo aggiunto la costante 1/2 , ovviamente inessenziale dal punto di vista della minimizzazione, in modo l’estremo inferiore di f sia 0 (come vedremo) anziché −1/2 . Il funzionale è somma di tre funzioni convesse (la parte quadratica è convessa per l’Esercizio 11.5), dunque convesso. Inoltre esso è chiaramente continuo, dunque s.c.i. Infine f è anche coercivo, come ora mostriamo. Per ogni v ∈ V abbiamo f(v) = 1 2 �v�2 p − � Ω gv dµ + 1 2 ≥ 1 2 �v�2p − �g�q�v�p + 1 1 = 2 2 �v�2p − �v�p + 1 1 = 2 2 (�v�p − 1) 2 . (11.7) Deduciamo sia la coercività, sia il fatto che f(v) ≥ 0 per ogni v . Dunque, se p > 1 , il funzionale ha minimo per il Teorema 11.10. Mostriamo che il valore minimo è 0 e troviamo il punto di minimo, che sarà unico. Al contrario, se p = 1 , non abbiamo nessuna garanzia sull’esistenza del minimo, né sulla sua unicità. Unifichiamo momentaneamente i due casi e cerchiamo condizioni necessarie e sufficienti su u perché f(u) = 0 . Queste si ottengono scrivendo la (11.7) con v = u e imponendo che f(u) = 0 : tutte le disuguaglianze devono essere uguaglianze. Dunque f(u) = 0 se e solo se � gv dµ = �g�q�v�p e �v�p = 1. Siccome �g�q = 1 , le condizioni trovate equivalgono a Ω g ∈ Fp(u) ove Fp : L p (Ω) → 2 Lq (Ω) è l’applicazione di dualità di L p (Ω) (11.8) avendo identificato il duale di L p (Ω) con L q (Ω) tramite la mappa di Riesz (si rivedano la Definizione 3.1 e l’Esempio 3.12). Distinguiamo ora di nuovo i casi p > 1 e p = 1 . Se p > 1 , allora q ∈ (1, +∞) e lo spazio L q (Ω) è strettamente convesso (Definizione 3.3), per cui Fp è a un solo valore (Proposizione 3.10). Precisamente, grazie alla (3.3), il legame fra u e g è il seguente g = c|u| p−1 sign u ove c = �u� 2−p p . Essendo �u�p = �g�q = 1 , abbiamo c = 1 e il legame scritto diventa Analisi Funzionale u = |g| 1/(p−1) sign g cioè u = |g| q−1 sign g 129

Capitolo 5<br />

Dimostrazione. L’epigrafo epi f è convesso in quanto f è convessa e chiuso in quanto f è s.c.i. D’altra<br />

parte, per l’Esercizio IV.4.11, la successione {(xn, f(xn))} converge debolmente a (x, λ) nello spazio<br />

prodotto V × R . Allora possiamo applicare il Corollario 9.14 e concludere che (x, λ) ∈ epi f , vale a<br />

<strong>di</strong>re che f(x) ≤ λ .<br />

Il lemma successivo, ovvio nel caso V = R , fornisce una proprietà generale <strong>di</strong> ogni funzione<br />

convessa propria f che sia anche s.c.i. Tale proprietà si esprime <strong>di</strong>cendo che f ha una minorante<br />

affine continua.<br />

11.8. Lemma. Siano V uno spazio normato e f : V → (−∞, +∞] una funzione convessa<br />

propria s.c.i. Allora esistono ξ ∈ V ∗ e c ∈ R tali che<br />

f(x) ≥ 〈ξ, x〉 + c per ogni x ∈ V . (11.3)<br />

Dimostrazione. Si fissino x0 ∈ D(f) e y0 < f(x0) . Allora possiamo applicare la Seconda forma geometrica<br />

del Teorema <strong>di</strong> Hahn-Banach (Teorema 9.10) e separare il convesso chiuso non vuoto epi f e il punto<br />

(x0, y0) che non gli appartiene. Troviamo F ∈ (V × R) ∗ \ {0} tale che<br />

〈F, (x, r)〉 < 〈F, (x0, y0)〉 per ogni (x, r) ∈ epi f<br />

(potremmo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> meglio, ma qui ci basta questa <strong>di</strong>suguaglianza). Ora, F si rappresenta nella forma<br />

〈F, (x, r)〉 = 〈ϕ, x〉 + γr per ogni (x, r) ∈ V × R<br />

per opportuni ϕ ∈ V ∗ e γ ∈ R (ve<strong>di</strong> Teorema III.3.10, formula (III.3.7)). Otteniamo che<br />

〈ϕ, x〉 + γf(x) < 〈ϕ, x0〉 + γy0 per ogni x ∈ D(f) .<br />

Scegliendo in particolare x = x0 deduciamo γf(x0) < γy0 , da cui γ < 0 dato che y0 > f(x0) . Allora,<br />

<strong>di</strong>videndo per γ , conclu<strong>di</strong>amo che<br />

da cui la (11.3) con ξ = −ϕ/γ e c = α/γ .<br />

〈ϕ/γ, x〉 + f(x) > α/γ ove α = 〈ϕ, x0〉 + γy0<br />

11.9. Corollario. Siano V uno spazio normato e f : V → (−∞, +∞] una funzione convessa<br />

propria s.c.i. Allora f è inferiormente limitata su ogni limitato <strong>di</strong> V .<br />

Dimostrazione. Siano B ⊆ V limitato. Sia R > 0 tale che B ⊆ BR(0) . Per il Lemma 11.8, esistono ϕ<br />

e c verificanti la (11.3). Per x ∈ B abbiamo allora f(x) ≥ c − �ϕ�∗�x� ≥ c − R�ϕ�∗ .<br />

11.10. Teorema. Siano V uno spazio <strong>di</strong> Banach riflessivo e f : V → (−∞, +∞] una funzione<br />

convessa, propria, s.c.i. e coerciva nel senso seguente<br />

lim f(x) = +∞. (11.4)<br />

�x�→+∞<br />

Allora f ha minimo. Inoltre l’insieme dei punti <strong>di</strong> minimo è convesso e chiuso.<br />

Dimostrazione. Sia λ = infx∈V f(x) . Dimostriamo preliminarmente che λ ∈ R . Si ha λ < +∞ , dato<br />

che f è propria. D’altra parte, per l’ipotesi (11.4) <strong>di</strong> coercività, troviamo R > 0 tale che f(x) ≥ 0 se<br />

�x� > R e, per il Corollario 11.9, f è limitata inferiormente anche su BR(0) . Dunque λ > −∞ .<br />

Sia ora {xn} una successione minimizzante, cioè tale che {f(xn)} tenda a λ . Essendo λ ∈ R , possiamo<br />

supporre xn ∈ D(f) per ogni n . D’altra parte l’ipotesi <strong>di</strong> coercività assicura che {xn} è limitata. Per<br />

il Teorema 7.2 <strong>di</strong> compattezza debole sequenziale, possiamo quin<strong>di</strong> estrarre una sottosuccessione {xnk }<br />

debolmente convergente a un certo x ∈ V . Allora, siccome {f(xnk )} converge a λ , abbiamo f(x) ≤ λ<br />

grazie al Lemma 11.7, per cui x è un punto <strong>di</strong> minimo.<br />

Infine, detto C l’insieme dei punti <strong>di</strong> minimo, si ha che C = {x ∈ V : f(x) ≤ min f} . Dunque C è<br />

convesso in quanto f è convessa (Esercizio 11.4) e chiuso in quanto f è s.c.i. (Teorema 10.10).<br />

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Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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