G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica
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Norme e prodotti scalari<br />
3.22. Esempio. Nell’Esempio 3.18 abbiamo visto che le norme � · �∞ e � · �2 su C0 [0, 1] non<br />
sono equivalenti: precisamente, il comportamento della successione là considerata mostra che non<br />
può esistere alcuna costante M tale che �v�∞ ≤ M�v�2 per ogni v ∈ C0 [0, 1] (mentre risulta<br />
�v�2 ≤ �v�∞ come si verifica subito). Sono invece equivalenti, per ogni n , le restrizioni <strong>di</strong> tali<br />
norme allo spazio Pn dei polinomi �n k=0 aktk a coefficienti in K <strong>di</strong> grado ≤ n in quanto <strong>di</strong>m Pn<br />
è finita (vale n + 1 ). Ciò significa che deve valere una <strong>di</strong>suguaglianza del tipo �v�∞ ≤ Mn�v�2<br />
per ogni v ∈ Pn . La costante Mn non può essere scelta in<strong>di</strong>pendente da n , proprio a causa<br />
dell’esempio citato, e avviene che, qualunque sia la successione {Mn} <strong>di</strong> costanti ammissibili, si<br />
ha limn→∞ Mn = +∞ . Una terza norma in Pn equivalente alle precedenti è data dalla formula<br />
�v� = �n k=0 |v(k) (0)| : essa infatti è una norma in Pn , come può verificare il lettore.<br />
4. Spazi vettoriali topologici<br />
La classe degli spazi normati fa parte <strong>di</strong> una categoria più ampia <strong>di</strong> interesse notevolissimo in<br />
<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong>, quella degli spazi vettoriali topologici, che conviene introdurre subito. Vedremo<br />
appunto che ogni spazio normato è vettoriale topologico, ma in seguito avremo modo <strong>di</strong> trovare spazi<br />
vettoriali topologici non normabili e nemmeno metrizzabili. Anche se altri autori si comportano<br />
più spesso <strong>di</strong>versamente, noi richie<strong>di</strong>amo che la topologia sia separata.<br />
4.1. Definizione. Uno spazio vettoriale topologico è una coppia (V, T ) ove V è uno spazio<br />
vettoriale e T è una topologia <strong>di</strong> Hausdorff su V che rende continue le applicazioni<br />
V × V ∋ (x, y) ↦→ x + y ∈ V e K × V ∋ (λ, x) ↦→ λx ∈ V<br />
ove gli spazi prodotto sono muniti delle corrispondenti topologie prodotto.<br />
Nel linguaggio corrente, poi, si parla <strong>di</strong> spazi vettoriali topologici senza menzionare esplicitamente<br />
la topologia nelle notazioni. Conviene inoltre, per semplificare il linguaggio, dare anche la<br />
definizione seguente:<br />
4.2. Definizione. Siano V e W due spazi vettoriali topologici. Diciamo che V è immerso con<br />
continuità in W quando V è un sottospazio vettoriale <strong>di</strong> W e l’immersione <strong>di</strong> V in W , cioè<br />
l’applicazione i : V → W definita da x ↦→ x , è continua.<br />
4.3. Osservazione. Chiaramente, se V è uno spazio vettoriale topologico, per ogni y ∈ V e<br />
per ogni λ ∈ K non nullo, la traslazione Ty : V → V e l’omotetia Oλ : V → V date dalle formule<br />
Ty(x) = x + y e Oλ(x) = λx sono continue. Siccome esse sono biiettive e le loro inverse sono<br />
applicazioni dello stesso tipo, esse sono anche omeomorfismi. Con le notazioni del Paragrafo 1, le<br />
affermazioni precedenti si riscrivono nella forma seguente: se V è uno spazio vettoriale topologico,<br />
gli intorni del generico punto x0 sono tutti e soli gli insiemi del tipo x0 + I ove I è un intorno<br />
dell’origine e, se I è un intorno dell’origine, allora anche λI lo è per ogni λ �= 0 . In particolare, se<br />
V è uno spazio vettoriale e T e T ′ sono due topologie che rendono V spazio vettoriale topologico,<br />
allora esse coincidono se e solo se gli intorni dell’origine nelle due topologie sono gli stessi.<br />
Notiamo inoltre che il fatto che gli intorni del generico punto si ottengano semplicemente<br />
traslando gli intorni dell’origine consente <strong>di</strong> dare una nozione <strong>di</strong> “vicinanza” <strong>di</strong> due punti senza che<br />
uno dei due sia stato fissato, un po’ come, per quanto possibile, avviene nel caso degli spazi metrici.<br />
Se, nel caso degli spazi metrici, <strong>di</strong>ciamo che due punti sono “vicini” quando la loro <strong>di</strong>stanza è<br />
“piccola”, nel caso degli spazi vettoriali topologici possiamo <strong>di</strong>re che due punti x e y sono “vicini”<br />
quando x − y appartiene a un intorno “piccolo” dell’origine. Analogamente gli intorni Br(x) e<br />
Br(y) con lo stesso r degli spazi metrici sono rimpiazzati abbastanza bene da x + I e y + I ,<br />
dove I è uno stesso intorno dell’origine. Invitiamo il lettore a sfruttare tale osservazione negli<br />
esercizi successivi, alcuni dei quali saranno riutilizzati anche in seguito. Per chiarezza richiamiamo<br />
la definizione <strong>di</strong> insieme convesso e qualche proprietà.<br />
4.4. Definizione. Siano V uno spazio vettoriale e C ⊆ V . Diciamo che C è convesso quando,<br />
per ogni x, y ∈ C e t ∈ (0, 1) si ha tx + (1 − t)y ∈ C . Se poi A è un sottoinsieme non vuoto<br />
<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />
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