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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Il Teorema <strong>di</strong> Hahn-Banach<br />

<strong>di</strong>mostriamo che u appartiene anche a Cp1 . Per la <strong>di</strong>mostrazione fatta sopra ve<strong>di</strong>amo che, almeno<br />

per una sottosuccessione che tuttavia continuiamo a chiamare {un} per semplicità, si ha u ′ n ⇀ u ′<br />

in L 2 (Ω) . Allora, per ogni intervallo ω ⊆ Ω limitato, si ha u ′ n ⇀ u ′ anche in L 1 (ω) . Grazie<br />

alla (2.3), deduciamo<br />

�<br />

ω<br />

|u ′ | dx = �u ′ � L 1 (ω) ≤ lim inf<br />

n→∞ �u′ n� L 1 (ω) ≤ lim inf<br />

n→∞ �u′ n� L 1 (Ω) ≤ 1.<br />

Dunque �<br />

ω |u′ | dx ≤ 1 per ogni intervallo ω ⊆ Ω limitato, da cui �<br />

Ω |u′ | dx ≤ 1 e u ∈ Cp1 .<br />

Non <strong>di</strong>stante, come or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> idee, dall’esempio fatto è il seguente corollario del Teorema 7.2,<br />

spesso utile. Riman<strong>di</strong>amo tuttavia esempi in proposito dato che gli spazi vettoriali topologici adatti<br />

alle situazioni concrete fanno intervenire le topologie deboli che trattiamo più avanti.<br />

7.6. Corollario. Siano V uno spazio <strong>di</strong> Banach immerso in uno spazio vettoriale topologico W<br />

e si supponga che ogni successione debolmente convergente in V converga in W allo stesso limite.<br />

Siano inoltre {vn} una successione <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> V e w ∈ W tali che vn → w in W . Allora, se<br />

V è riflessivo e {vn} è limitata in V , si ha w ∈ V e vn ⇀ w in V .<br />

Dimostrazione. Dimostriamo che w ∈ V . Siccome {vn} è limitata e V è riflessivo, possiamo estrarre<br />

una sottosuccessione {vnk } convergente debolmente in V a un certo v ∈ V . D’altra parte questa sottosuccessione,<br />

come tutta la successione data, converge a w in W . Siccome W è uno spazio <strong>di</strong> Hausdorff,<br />

deduciamo che w = v ∈ V .<br />

Ora che sappiamo che w ∈ V , possiamo passare alla <strong>di</strong>mostrazione della convergenza debole <strong>di</strong> {vn}<br />

a w in V . Grazie alla Proposizione A.1.9, basta <strong>di</strong>mostrare che da ogni sottosuccessione estratta da {vn}<br />

si può ulteriormente estrarre una sottosuccessione convergente debolmente a w in V . A tale scopo, basta<br />

ripetere il <strong>di</strong>scorso appena fatto sostituendo la successione data con la sottosuccessione dalla quale si vuole<br />

estrarre ulteriormente.<br />

8. L’aggiunto <strong>di</strong> un operatore lineare e continuo<br />

Se A è una matrice con m righe e n colonne, essa può essere interpretata come un operatore<br />

lineare A : R n → R m , precisamente operatore x ↦→ Ax , ove resta inteso che x è visto come<br />

vettore colonna. Sia ora A T la matrice trasposta <strong>di</strong> A . Anche questa rappresenta un operatore<br />

lineare A T , questa volta A T : R m → R n , il quale realizza l’uguaglianza x T A T y = y T Ax per ogni<br />

x ∈ R n e y ∈ R m . Se rileggiamo tale uguaglianza nella forma (A T y) · x = y · Ax , ove il punto<br />

rappresenta ciascuno dei due prodotti scalari euclidei, abbiamo in<strong>di</strong>cazioni su come estendere la<br />

nozione <strong>di</strong> trasposizione al caso <strong>di</strong> un operatore L : V → W che opera fra spazi prehilbertiani<br />

reali: la formula da realizzare dovrà essere (L ∗ w, v) = (w, Lv) e L ∗ dovrà operare da W a V .<br />

Se infine vogliamo vedere come procedere nell’ambito degli spazi normati, supponiamo dapprima<br />

V e W spazi <strong>di</strong> Hilbert reali e riscriviamo la formula precedente in forma <strong>di</strong> dualità utilizzando<br />

l’isomorfismo <strong>di</strong> Riesz: 〈L ∗ w, v〉 = 〈w, Lv〉 . Questa volta, però, L ∗ opera dal duale W ∗ nel<br />

duale V ∗ e w appartiene a W ∗ anziché a W .<br />

Dopo questo <strong>di</strong>scorso euristico, tuttavia, occorre procedere con precisione e si vede che non si<br />

incontrano <strong>di</strong>fficoltà se si considerano solo operatori lineari e continui che operano fra spazi normati,<br />

in<strong>di</strong>fferentemente reali o complessi. Il caso degli operatori lineari non limitati (cioè, lo ricor<strong>di</strong>amo,<br />

non necessariamente definiti su tutto lo spazio e non necessariamente continui) verrà considerato<br />

successivamente. In tale occasione vedremo anche come si tratta il caso degli spazi <strong>di</strong> Hilbert<br />

complessi, per i quali l’identificazione con i rispettivi duali offre qualche problema <strong>di</strong> antilinearità.<br />

8.1. Definizione. Siano V e W due spazi normati e L ∈ L(V ; W ) . L’operatore duale o<br />

trasposto o aggiunto <strong>di</strong> L è l’operatore<br />

cioè l’operatore che rende vera l’uguaglianza<br />

L ∗ : W ∗ → V ∗ definito da w ∗ ↦→ w ∗ ◦ L<br />

〈L ∗ w ∗ , v〉 = 〈w ∗ , Lv〉 per ogni v ∈ V e w ∗ ∈ W ∗ (8.1)<br />

ove le due dualità sono quella fra V ∗ e V e quella fra W ∗ e W rispettivamente.<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>Funzionale</strong><br />

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