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G. Gilardi, Analisi Funzionale - Dipartimento di Matematica

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Capitolo 5<br />

4.6. Definizione. Sia V uno spazio normato. Si <strong>di</strong>ce che una successione {fn} <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong><br />

V ∗ converge debolmente* in V ∗ all’elemento f ∈ V ∗ quando<br />

lim<br />

n→∞ 〈fn, x〉 = 〈f, x〉 per ogni x ∈ V . (4.3)<br />

Quando {fn} converge debolmente* in V ∗ a f si scrive fn ∗ ⇀ f in V ∗ .<br />

4.7. Esempio (convergenza debole* in L ∞ (Ω) ). Sia (Ω, M, µ) uno spazio <strong>di</strong> misura σ -<br />

finito. Allora il Teorema III.3.4 <strong>di</strong> Riesz afferma che gli elementi del duale V ∗ <strong>di</strong> V = L 1 (Ω) sono<br />

tutti e soli quelli ottenuti per mezzo della formula<br />

�<br />

〈f, v〉 =<br />

Ω<br />

uv dµ per ogni v ∈ L 1 (Ω)<br />

al variare <strong>di</strong> u in L ∞ (Ω) e che la corrispondenza fra u ∈ L ∞ (Ω) e f ∈ V ∗ stabilita dalla formula<br />

stessa è un isomorfismo isometrico. Interpretato questo come identificazione, ve<strong>di</strong>amo L ∞ (Ω)<br />

come il duale <strong>di</strong> uno spazio normato, lo spazio L 1 (Ω) , e possiamo parlare <strong>di</strong> convergenza debole*.<br />

Abbiamo allora<br />

un ∗ ⇀ u in L ∞ (Ω) se e solo se<br />

�<br />

Ω<br />

�<br />

unv dµ →<br />

Ω<br />

uv dµ per ogni v ∈ L 1 (Ω) . (4.4)<br />

4.8. Osservazione. Se p ∈ (1, +∞) possiamo considerare la convergenza debole in L p (Ω) .<br />

D’altra parte, posto q = p ′ , si ha p = q ′ per cui L p (Ω) può essere identificato al duale <strong>di</strong><br />

L q (Ω) tramite la mappa <strong>di</strong> Riesz. Così facendo, possiamo parlare <strong>di</strong> convergenza debole* in L p (Ω)<br />

(esattamente come abbiamo fatto per L ∞ (Ω) ). Allora, come si vede subito esplicitandone le<br />

definizioni, le due convergenze hanno lo stesso significato. Fissiamo questo fatto:<br />

se p ∈ (1, +∞) allora un ∗ ⇀ u in Lp (Ω) = Lp′ (Ω) ∗ se e solo se un ⇀ u in Lp (Ω) .<br />

Di fatto, poi, non si parla mai <strong>di</strong> convergenza debole* in L p (Ω) ma solo <strong>di</strong> convergenza debole.<br />

4.9. Esercizio. Dimostrare che, se µ(Ω) < +∞ e un ∗ ⇀ u in L ∞ (Ω) , allora un ⇀ u in L p (Ω)<br />

per ogni p ∈ [1, +∞) .<br />

4.10. Esercizio. Si riprenda l’Esercizio IV.4.16, ma si supponga p = +∞ . Si <strong>di</strong>mostri che<br />

�u(nx) ∗ ⇀ λ in L ∞ (R) .<br />

4.11. Esempio (convergenza delle traslate). Sia p ∈ [1, +∞] . Siano u ∈ L p (R d ) e {hn}<br />

una successione infinitesima <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> R d . Poniamo un(x) = u(x + hn) q.o. e per ogni n ,<br />

così che un ∈ L p (R d ) . Sebbene ci si aspetti comunque una convergenza <strong>di</strong> un a u in qualche<br />

senso, la convergenza da considerare è <strong>di</strong>versa nei casi p < +∞ e p = +∞ . Osserviamo per<br />

inciso che la convergenza q.o. non è da prendere in considerazione: supponendo infatti <strong>di</strong> scegliere<br />

per u un rappresentante ovunque definito e <strong>di</strong> definire <strong>di</strong> conseguenza un in ogni punto, ve<strong>di</strong>amo<br />

che i punti x nei quali {un(x)} converge a u(x) sono tutti e soli quelli <strong>di</strong> continuità <strong>di</strong> u .<br />

Ma i rappresentanti ovunque definiti <strong>di</strong> una funzione <strong>di</strong> L p (R d ) possono essere tutti <strong>di</strong>scontinui<br />

ad<strong>di</strong>rittura in ogni punto. Ripren<strong>di</strong>amo il <strong>di</strong>scorso e <strong>di</strong>mostriamo che<br />

se p < +∞ allora {un} converge a u fortemente in L p (R d ) . (4.5)<br />

Sia ε > 0 . Siccome C ∞ c (R d ) è denso in L p (R d ) , esiste v ∈ C ∞ c (R d ) tale che �v�p ≤ ε . Introdotte<br />

le analoghe vn , abbiamo allora<br />

106<br />

�u − un�p ≤ �u − v�p + �v − vn�p + �vn − un�p = 2�u − v�p + �v − vn�p ≤ 2ε + �v − vn�p .<br />

Gianni <strong>Gilar<strong>di</strong></strong>

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