MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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dell’avvenuta firma dell’armistizio con il quale si poneva termine alle operazioni<br />
belliche contro le forze armate angloamericane che avevano invaso<br />
la Sicilia. I soldati italiani festeggiarono quella che ritenevano la fine della<br />
guerra e il loro prossimo ritorno presso i loro cari. Nella notte compresa tra<br />
l’8 e il 9 settembre, lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano abbandonò<br />
ignominiosamente Monterotondo e i soldati italiani, lasciandoli senza <strong>di</strong>rettive<br />
e senza istruzioni sul da farsi salvo che reagire all’aggressione da qualsiasi<br />
parte essa provenisse. La mattina del 9 settembre, verso le ore 8,30, apparvero<br />
grosse formazioni <strong>di</strong> aerei tedeschi che, sorvolando Monterotondo,<br />
iniziarono il mitragliamento e il lancio <strong>di</strong> truppe aviotrasportate, che dovevano<br />
provvedere alla cattura dello Stato Maggiore dell’esercito italiano, che<br />
nel frattempo si era <strong>di</strong>leguato. Ricordo con nitidezza che un grosso trimotore<br />
nato <strong>di</strong> patriottica fierezza, buttavamo eroicamente le armi e le ban<strong>di</strong>ere ai pie<strong>di</strong> dei vincitori e<br />
dei vinti, e subito correvamo a raccoglierle per buttarle nuovamente nel fango. Gli stessi soldati<br />
alleati, gli inglesi, gli americani, i russi, i francesi, i polacchi, battevan le mani, ci gettavano in<br />
viso manciate <strong>di</strong> caramelle, gridando: «bravi! bis! viva l’Italia!» E noi buttavamo sghignazzando<br />
le armi e le ban<strong>di</strong>ere nel fango, e subito correvamo a raccoglierle per ricominciare da capo».<br />
«Tutto ormai era in fuga o allo sfascio, dalla Monarchia e dal governo fino al più periferico battaglione,<br />
sotto la durezza delle intimazioni alleate e della minaccia <strong>di</strong> rappresaglia germanica»,<br />
commenta il poeta Mario Luzi, in 8 settembre: i giorni dell’armistizio, in «Nuova Antologia», n.<br />
2188, 1993, p. 276. Menzioniamo anche, tra le più significative, la testimonianza del grande giurista<br />
e scrittore Salvatore Satta, con le sue cupe e accorate riflessioni sulla repentina scomparsa del<br />
senso dello Stato e sulla “morte della Patria” (si leggano, ad esempio, le sconvolgenti scene dei<br />
saccheggi nelle caserme abbandonate dopo l’8 settembre, in De profun<strong>di</strong>s, Adelphi e<strong>di</strong>zioni, Milano<br />
2003 3 , pp. 174-189), sviluppate poi in un famoso e <strong>di</strong>scusso saggio dallo storico e politologo<br />
Ernesto Galli della Loggia (per il quale la Resistenza non sarebbe stata sufficiente a fondare una<br />
identità nazionale), La morte della patria, Laterza, Roma-Bari 1996 2 (cfr. però, in risposta a della<br />
Loggia, l’intervista allo storico Pier Giorgio Zumino <strong>di</strong> Nello Ajello, La patria non è morta, in<br />
«La Repubblica», 17 <strong>di</strong>cembre 2003). Ancor oggi, a confermare le tesi <strong>di</strong> Galli della Loggia, v’è<br />
da rilevare che gli storici si <strong>di</strong>vidono tra chi considera l’8 settembre una trage<strong>di</strong>a nazionale e chi,<br />
invece, il primo momento della lotta <strong>di</strong> liberazione nazionale. Sull’8 settembre e i retroscena dell’armistizio:<br />
Enzo Santarelli, Storia del fascismo, vol. III, E<strong>di</strong>tori Riuniti, Roma 1973 2 , pp. 306-312<br />
(dà rilievo alla lotta antifascista e contro l’occupante tedesco, che si organizzò a livello popolare<br />
proprio nei giorni della <strong>di</strong>ssoluzione dello stato unitario); Mario Cervi (a cura <strong>di</strong>), L’8 settembre<br />
(«I documenti terribili», n. 11), Mondadori, Milano 1973; Paolo Pavolini, 1943 La caduta del<br />
fascismo, vol. I (Badoglio & C. strateghi della <strong>di</strong>sfatta) e vol. II (La fuga dei Savoia), Fratelli<br />
Fabbri E<strong>di</strong>tori, Milano 1973; Ettore Musco, La verità sull’8 settembre 1943, cit.; Indro Montanelli<br />
- Mario Cervi, L’Italia della <strong>di</strong>sfatta, E<strong>di</strong>zione CDE, su lic. Rizzoli, Milano 1982, pp. 397-432 (con<br />
giu<strong>di</strong>zi severissimi sul comportamento del re e dell’alto comando, estesi anche alla truppa e, in<br />
generale, agli italiani); Gianfranco Romanello, L’8 settembre e La fuga del re, in Enzo Biagi,<br />
La Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale. Una storia <strong>di</strong> uomini, vol. IV El-Alamein e l’8 settembre, cit.,<br />
pp. 1369-1392 e 1393-1416; Nicola Tranfaglia, Badoglio o la comme<strong>di</strong>a degli inganni, in «La<br />
Repubblica», 7 settembre 1983; Arrigo Petacco, Fu il caso o la rabbia, e i ragazzi del ’43 si<br />
<strong>di</strong>visero in buoni e cattivi, in «Corriere della Sera», 2 settembre 2003.<br />
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