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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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isposte dei nonni il ricordo degli alleati è sempre associato a sentimenti <strong>di</strong><br />

gioia e gratitu<strong>di</strong>ne per la liberazione. Si coglie ancora il desiderio <strong>di</strong> mitizzazione<br />

<strong>di</strong> quell’evento, che significò, per i romani almeno, la fine della<br />

guerra, dei lutti e delle sofferenze, insieme con la rimozione del fatto che<br />

proprio gli angloamericani liberatori si erano resi responsabili <strong>di</strong> feroci<br />

bombardamenti, con migliaia <strong>di</strong> vittime e la <strong>di</strong>struzione anche <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici<br />

civili e religiosi, nell’estate del 1943 su Roma, Milano, Torino e Genova.<br />

Gli americani non apparivano più come i negri razziatori e stupratori <strong>di</strong>pinti<br />

da Boccasile nei manifesti della propaganda fascista, ma come i benefici e<br />

generosi liberatori pronti a soccorrere una popolazione stremata e ben <strong>di</strong>versi<br />

dalle marziali e terrorizzanti truppe <strong>di</strong> Hitler.<br />

Prima della liberazione <strong>di</strong> Roma, vi era stato il prologo dello sbarco alleato<br />

ad Anzio il 22 gennaio 1944, che riempì <strong>di</strong> speranza i romani, anche se<br />

Chiesa <strong>di</strong> Santa Caterina, in Corso d’Italia,«come al solito la propaganda fascista mentiva, quando<br />

annunziava che l’esercito americano, se fosse entrato in Roma, avrebbe assalito le nostre donne:<br />

sono le nostre donne che hanno assalito, e sconfitto, l’esercito americano»). E lo strepito dei<br />

motori e dei cingoli si spense nell’urlo <strong>di</strong> quella folla impazzita <strong>di</strong> gioia». Emblematica testimonianza<br />

<strong>di</strong> una donna intellettuale, è quella <strong>di</strong> Maria Antonietta Macciocchi, in Duemila anni <strong>di</strong> felicità.<br />

Diario <strong>di</strong> un’eretica, Il Saggiatore, Milano 2000, p. 97: «Gli americani arrivarono a Roma<br />

il 5 giugno. Provenivano, le prime colonne, dalla via Appia, dalla via Ardeatina, attraversando<br />

la conca verde, <strong>di</strong>sseminata <strong>di</strong> sepolcri e cipressi, avanzando sulle più antiche pietre del mondo.<br />

Doppiarono il Colosseo, piazza Venezia, e passando davanti al balcone <strong>di</strong> Mussolini facevano tutti<br />

il segno V con le <strong>di</strong>ta, Vittoria, Vittoria. “Mussolini go home” scrissero lungo la balconata del<br />

Duce. “Viva gli americani! Viva la libertà!” Una folla <strong>di</strong> donne, <strong>di</strong> uomini, corsero incontro ai GM.<br />

Con mia sorella andai anch’io verso <strong>di</strong> loro, e infine li incrociammo tra la fontana <strong>di</strong> Trevi e largo<br />

Chigi. Erano alti, bion<strong>di</strong>, puliti, in <strong>di</strong>vise cachi estive. Ci gettavano sigarette e scatole <strong>di</strong> carne<br />

e <strong>di</strong> piselli, gomma americana e tutto quel che stava stivato nella loro jeep. “Viva i liberatori!”<br />

gridava Roma, da Trastevere all’Esquilino; le ragazze li abbracciavano. Qualcuna saliva<br />

con loro sulle jeep». Si vedano anche: Vincenzo Mantovani, La liberazione <strong>di</strong> Roma, in Enzo<br />

Biagi, La Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale. Una storia <strong>di</strong> uomini, vol. VI La controffensiva alleata, cit.,<br />

pp. 1849-1872; Cesare De Carlo, «Così entrai per primo in Roma al comando della fanteria USA»<br />

(intervista al generale Edward Thomas, il primo degli alleati ad entrare in Roma), in «Il Tempo»,<br />

2 giugno 1994; Luigi Ceccarelli, Roma alleata (1944-1945), Ren<strong>di</strong>na E<strong>di</strong>tori, Roma 2002 (rievocazione<br />

del clima vissuto nella capitale durante l’amministrazione alleata); Emilio Gentile, Donne<br />

all’assalto, in «Il Sole-24 Ore», 30 maggio 2004; Marco Innocenti, Al gran ballo della pace, ibid.;<br />

Ennio Caretto (intervista all’economista e premio Nobel Robert Solow, che fu tra i primissimi<br />

soldati americani a raggiungere Roma), «Accolto con un pasto e un letto e mi sentii anch’io<br />

italiano», in «Corriere della Sera», 30 maggio 2004; Nello Ajello, Roma il giorno più bello, in «La<br />

Repubblica», 4 giugno 2004. Ma gli alleati che risalivano la penisola liberando progressivamente<br />

le città italiane, dovettero fare i conti, specie nel sud, con un’opposizione armata <strong>di</strong> gruppi neofascisti,<br />

guidati da agenti della RSI: vd. sul fenomeno Mirko Altimari, La “resistenza” fascista<br />

contro gli angloamericani, in «Rnotes», n. 18, ottobre 2004, pp. 42-44; Giuseppe Parlato, Fascisti<br />

senza Mussolini, Il Mulino, Bologna 2006, pp. 37-74.<br />

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