MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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Secondo il documento elaborato dal progetto dell’IRRSAE orientare è: “dare un senso a ciò che si fa a scuola, fornire la consapevolezza del proprio apprendimento, sviluppare qualità dinamiche e irrobustire capacità trasversali”. Si evince pertanto che l’attenzione della scuola all’orientamento degli allievi non può limitarsi all’offerta di informazioni ed esperienze aggiuntive alle normali attività negli anni ponte (l’ultimo anno della scuola media di primo e di secondo grado), ossia quando gli allievi sono obbligati a scegliere far diversi percorsi scolastici. L’orientamento, invece, è auspicabile che sia parte integrante del processo educativo e formativo all’interno dei curricoli disciplinari. In altre parole le attività orientative non sono necessariamente iniziative didattiche alle normali attività di apprendimento specifiche della scuola, ma diventano oggetto di lavoro di tutti i docenti, all’interno del quotidiano insegnamento delle discipline di propria competenza. Le attività cosiddette orientative si limitano alla somministrazione di qualche questionario e alla successiva lettura dei dati che ne emergono, esaurendo la loro efficacia in un’azione momentanea che non innesca un processo continuativo. L’orientamento, al contrario, deve essere considerato come un dispositivo di accompagnamento: l’elaborazione di percorsi individuali che si prolungano lungo l’intero arco della vita scolastica e, più ancora, dell’intera esistenza. Si legge, in proposito, nel Progetto Orientamento del Ministero della Pubblica Istruzione: “Se la scelta di un percorso di studio o di una professione deve inserirsi nel più ampio percorso di vita che si intende seguire, ne discende che l’orientamento deve configurarsi come un’azione continua che si inserisce in tutto il processo di maturazione della personalità del soggetto (...). Il concetto di orientamento si sovrappone e si identifica col concetto di formazione e (...) si sostanzia nel condurre l’alunno a maturare e sviluppare armonicamente la capacità, le abilità, le competenze, ecc., che gli permettono di far fronte a circostanze impreviste, di riorganizzare schemi di pensiero in funzione di circostanze sempre nuove”. Sottesa al significato di queste parole è la considerazione dell’orientamento non tanto come un’azione di guida di un soggetto verso una meta (che sia di studio o di lavoro), ma è una pratica che mira a fargli acquisire la capacità di compiere delle scelte in uno scenario che gli appare in perenne mutamento, in un contesto in cui si moltiplicano le opportunità di azione, le “opzioni” disponibili, ma in cui sembrano venir meno i punti di riferimento ai quali ancorarsi per compiere le proprie scelte. Maggiori opportunità di scelta non necessariamente favoriscono il rafforzarsi della capacità soggettiva di scegliere: ed è proprio sul potenziamento delle abilità decisionali che –64–
si esplica la didattica orientativa. Orientare, infatti, non vuol dire scegliere al posto dell’allievo, indirizzandolo prescrittivamente nei momenti istituzionali di snodo, ma aiutarlo a scegliere, ossia ha compiere una valutazione realistica delle proprie risorse. Non è solo, quindi, un problema di informazioni: l’orientamento è, in sostanza, un processo decisionale; implica non solo conoscenze e abilità tecniche ma, anche, l’uso della discrezionalità, cioè la capacità di tollerare l’incertezza per consolidare i criteri in base ai quali si compie una decisione ponderata. In primo luogo, si tratta di educare alla scelta lungo tutto l’arco scolastico, attraverso situazioni di apprendimento-insegnamento, in cui l’allievo impari ad articolare il proprio mondo soggettivo rispetto alle informazioni provenienti dall’esterno, sviluppi la capacità di confrontarsi con la realtà. Ciò implica che alla dimensione informativa, ossia all’erogazione di informazioni sulle opzioni disponibili, e alla dimensione consulenziale, cioè alla possibilità di effettuare un bilancio delle competenze e delle attitudini personali, non vada disgiunta l’azione formativa di educare alla scelta. Pertanto la didattica orientativa, implicando processi decisionali non può non definirsi didattica orientante. Ciò comporta una diversa lettura delle discipline, come si legge nella già citata Direttiva Ministeriale n. 487 6/8/1997, in cui viene chiaramente evidenziato il legame tra orientamento, curricoli e discipline (“Le attività didattiche devono essere progettate in base ai contenuti e alle caratteristiche epistemologiche delle discipline, ma anche in base alla prospettiva dell’orientamento, che mira al potenziamento di capacità (progettualità - comunicative - relazionali - di gestione di situazioni complesse, ecc.) che favoriscono l’apprendimento e la partecipazione negli ambienti sociali e di lavoro”). I “luoghi” dove si colloca la dimensione orientativa delle discipline possono essere individuati come segue: 1. nella struttura della disciplina. La struttura (principi e idee fondamentali di una disciplina) può essere intesa, a sua volta, in un triplice senso: a) in senso “sostanziale”, come concetti fondamentali della disciplina; b) in senso “sintattico”, come insieme di procedure, metodi di indagine, di scoperta, di prova, caratteristici della disciplina; c) in senso “relazionale”, come sistema di rete con le altre discipline. Il docente deve quindi conoscere consapevolmente la struttura della disciplina e al tempo stesso deve aiutare gli studenti a rendersene consapevoli; 2. nel modo in cui si “veicola” la disciplina, ossia la modalità con cui il docente la propone agli alunni; –65–
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Secondo il documento elaborato dal progetto dell’IRRSAE orientare è:<br />
“dare un senso a ciò che si fa a scuola, fornire la consapevolezza del proprio<br />
appren<strong>di</strong>mento, sviluppare qualità <strong>di</strong>namiche e irrobustire capacità trasversali”.<br />
Si evince pertanto che l’attenzione della scuola all’orientamento degli<br />
allievi non può limitarsi all’offerta <strong>di</strong> informazioni ed esperienze aggiuntive<br />
alle normali attività negli anni ponte (l’ultimo anno della scuola me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
primo e <strong>di</strong> secondo grado), ossia quando gli allievi sono obbligati a scegliere<br />
far <strong>di</strong>versi percorsi scolastici. L’orientamento, invece, è auspicabile<br />
che sia parte integrante del processo educativo e formativo all’interno dei<br />
curricoli <strong>di</strong>sciplinari. In altre parole le attività orientative non sono necessariamente<br />
iniziative <strong>di</strong>dattiche alle normali attività <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento specifiche<br />
della scuola, ma <strong>di</strong>ventano oggetto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> tutti i docenti, all’interno<br />
del quoti<strong>di</strong>ano insegnamento delle <strong>di</strong>scipline <strong>di</strong> propria competenza.<br />
Le attività cosiddette orientative si limitano alla somministrazione <strong>di</strong><br />
qualche questionario e alla successiva lettura dei dati che ne emergono,<br />
esaurendo la loro efficacia in un’azione momentanea che non innesca un<br />
processo continuativo. L’orientamento, al contrario, deve essere considerato<br />
come un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> accompagnamento: l’elaborazione <strong>di</strong> percorsi in<strong>di</strong>viduali<br />
che si prolungano lungo l’intero arco della vita scolastica e, più ancora,<br />
dell’intera esistenza. Si legge, in proposito, nel Progetto Orientamento<br />
del Ministero della Pubblica Istruzione: “Se la scelta <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> una professione deve inserirsi nel più ampio percorso <strong>di</strong> vita che<br />
si intende seguire, ne <strong>di</strong>scende che l’orientamento deve configurarsi come<br />
un’azione continua che si inserisce in tutto il processo <strong>di</strong> maturazione della<br />
personalità del soggetto (...). Il concetto <strong>di</strong> orientamento si sovrappone e si<br />
identifica col concetto <strong>di</strong> formazione e (...) si sostanzia nel condurre l’alunno<br />
a maturare e sviluppare armonicamente la capacità, le abilità, le competenze,<br />
ecc., che gli permettono <strong>di</strong> far fronte a circostanze impreviste, <strong>di</strong> riorganizzare<br />
schemi <strong>di</strong> pensiero in funzione <strong>di</strong> circostanze sempre nuove”.<br />
Sottesa al significato <strong>di</strong> queste parole è la considerazione dell’orientamento<br />
non tanto come un’azione <strong>di</strong> guida <strong>di</strong> un soggetto verso una meta (che sia <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> lavoro), ma è una pratica che mira a fargli acquisire la capacità<br />
<strong>di</strong> compiere delle scelte in uno scenario che gli appare in perenne mutamento,<br />
in un contesto in cui si moltiplicano le opportunità <strong>di</strong> azione, le “opzioni”<br />
<strong>di</strong>sponibili, ma in cui sembrano venir meno i punti <strong>di</strong> riferimento ai<br />
quali ancorarsi per compiere le proprie scelte. Maggiori opportunità <strong>di</strong><br />
scelta non necessariamente favoriscono il rafforzarsi della capacità soggettiva<br />
<strong>di</strong> scegliere: ed è proprio sul potenziamento delle abilità decisionali che<br />
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