MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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A tavola i figli la misero seduta in un angolo e di tanto in tanto l’accarezzavano, non chiamandola mamma, ma semplicemente Assuntina. Ciò mi sembrò strano al momento, ma poi me lo sono spiegato in questo modo. Assuntina era diventata così piccola ed essi, costretti dalla vita, dai dolori e dalle nuove responsabilità, più che per gli anni, così maturi, che per loro non era più la mamma, ma una figlia, una piccola che aveva bisogno di aiuto continuo. Ora, infatti, pensavano a tutto loro, mentre Assuntina cantava, come se lo facesse per sé sola o per non farsi sentire. Cantava a modo suo i motivi di vecchie canzoni napoletane: O sole mio. Torna a Sorrento... Torna, sta’ casa aspetta te... Torna... Torna... Dopo cena Aldo, Guido, Bruno ed io c’intrattenemmo a parlare intorno alla tavola, mentre Liliana la metteva a letto con il suo incompiuto bambolotto di stracci. Dalla camera per qualche tempo continuò a venire dolce e mesto il suo canto come di ninna nanna. Nel fresco della sera, facendo ritorno a casa andavo riflettendo, finché mi parve di avere capito. Assuntina, di fronte ai dolori della vita, aveva trovato un modo estremo di reagire e di sopportare. Era tornata ai primi anni dell’infanzia, alle origini della vita. A prima di quando aveva dovuto lavorare per mandare i figli a scuola. A prima della partenza del marito. A prima ancora. E s’era fermata, come in un’oasi di tranquillità, all’età in cui non poteva più né capire né soffrire. In questo modo aveva perduto col ricordo delle sofferenze anche quello delle gioie, ma aveva finalmente trovato la pace tante volte invocata. Ora, prima di addormentarsi, giocava a far la sposa e la madre, cullando al suono della ninna nanna, la sua piccola bambola di pezza, in attesa di vivere un’esistenza diversa da quella da lei già irrimediabilmente vissuta. Uscendo dalla casa, dalla porta aperta sulle scale, proveniva sempre più fioco il suo canto: Torna, ’sta casa aspetta te... Torna... Torna... –62–

ANNA PAOLA BOTTONI Alcune riflessioni sulla didattica orientativa 1 Nella Direttiva ministeriale dell’agosto del 1997, si legge che “l’orientamento costituisce parte integrante dei curricoli di studio e, più in generale, del processo educativo e formativo fin dalla scuola dell’infanzia”. Da questa affermazione scaturiscono alcune osservazioni che il Progetto di ricerca, La funzione orientativa delle discipline, realizzato dall’IRRSAE Piemonte alla fine degli anni Novanta, ha evidenziato: 1. L’orientamento non si esaurisce negli anni-ponte, in cui facilita il passaggio da un ciclo di scuola a quello successivo, ma è un processo lungo e continuo che si inserisce all’interno di tutto il percorso formativo. 2. Orientare non significa, quindi, solo mettere in grado gli studenti di scegliere la scuola successiva o, al termine dell’iter scolastico, lo sbocco lavorativo più adatto alle proprie capacità e ai propri interessi. Al contrario assume il senso più impegnativo di aiutare i ragazzi a conoscere se stessi, a capire il mondo che li circonda e la società in cui vivono, per tracciare in modo intenzionale un proprio percorso di vita; ossia come sostiene Pellerey “ad essere in grado di elaborare un progetto di sé”. 3. Le attività orientative non devono essere affidate soltanto ad una figura di insegnante-orientatore, che le gestisce in qualità di esperto esterno alla classe, ma devono diventare oggetto di lavoro per tutti i docenti, che le collegano e le integrano con i curricoli disciplinari. 4. Non esistono materie più importanti di altre per facilitare l’orientamento. Tutte le discipline sono in grado di fornire agli studenti occasioni per conoscere meglio se stessi, qualora facciano riferimento ad un comune processo educativo, in grado di far interagire le attitudini individuali con i contenuti di ciascuna disciplina, al fine di produrre un apprendimento significativo. 1 Il presente lavoro raccoglie e propone alcune riflessioni scaturite dalla lettura dei contributi dei docenti che hanno partecipato al Progetto dell’IRRSAE Piemonte, La funzione orientativa delle discipline, a cura di Patrizia Faudella, 1999. –63–

ANNA PAOLA BOTTONI<br />

Alcune riflessioni<br />

sulla <strong>di</strong>dattica orientativa 1<br />

Nella Direttiva ministeriale dell’agosto del 1997, si legge che “l’orientamento<br />

costituisce parte integrante dei curricoli <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e, più in generale, del<br />

processo educativo e formativo fin dalla scuola dell’infanzia”.<br />

Da questa affermazione scaturiscono alcune osservazioni che il Progetto<br />

<strong>di</strong> ricerca, La funzione orientativa delle <strong>di</strong>scipline, realizzato dall’IRRSAE<br />

Piemonte alla fine degli anni Novanta, ha evidenziato:<br />

1. L’orientamento non si esaurisce negli anni-ponte, in cui facilita il passaggio<br />

da un ciclo <strong>di</strong> scuola a quello successivo, ma è un processo lungo<br />

e continuo che si inserisce all’interno <strong>di</strong> tutto il percorso formativo.<br />

2. Orientare non significa, quin<strong>di</strong>, solo mettere in grado gli studenti <strong>di</strong><br />

scegliere la scuola successiva o, al termine dell’iter scolastico, lo<br />

sbocco lavorativo più adatto alle proprie capacità e ai propri interessi.<br />

Al contrario assume il senso più impegnativo <strong>di</strong> aiutare i ragazzi a<br />

conoscere se stessi, a capire il mondo che li circonda e la società in<br />

cui vivono, per tracciare in modo intenzionale un proprio percorso <strong>di</strong><br />

vita; ossia come sostiene Pellerey “ad essere in grado <strong>di</strong> elaborare un<br />

progetto <strong>di</strong> sé”.<br />

3. Le attività orientative non devono essere affidate soltanto ad una<br />

figura <strong>di</strong> insegnante-orientatore, che le gestisce in qualità <strong>di</strong> esperto<br />

esterno alla classe, ma devono <strong>di</strong>ventare oggetto <strong>di</strong> lavoro per tutti i<br />

docenti, che le collegano e le integrano con i curricoli <strong>di</strong>sciplinari.<br />

4. Non esistono materie più importanti <strong>di</strong> altre per facilitare l’orientamento.<br />

Tutte le <strong>di</strong>scipline sono in grado <strong>di</strong> fornire agli studenti occasioni<br />

per conoscere meglio se stessi, qualora facciano riferimento ad<br />

un comune processo educativo, in grado <strong>di</strong> far interagire le attitu<strong>di</strong>ni<br />

in<strong>di</strong>viduali con i contenuti <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong>sciplina, al fine <strong>di</strong> produrre<br />

un appren<strong>di</strong>mento significativo.<br />

1 Il presente lavoro raccoglie e propone alcune riflessioni scaturite dalla lettura dei contributi<br />

dei docenti che hanno partecipato al Progetto dell’IRRSAE Piemonte, La funzione orientativa<br />

delle <strong>di</strong>scipline, a cura <strong>di</strong> Patrizia Faudella, 1999.<br />

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