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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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Il <strong>di</strong>scorso tornava però <strong>di</strong> continuo su Maria. Era saggia e prudente.<br />

Sapeva condurre le faccende <strong>di</strong> casa ed il lavoro. Ascoltava e consigliava<br />

con intelligenza. In un album erano <strong>di</strong>sposte in or<strong>di</strong>ne le fotografie <strong>di</strong> una<br />

gita e quelle del matrimonio. In una l’ammirai sorridente, in abito bianco da<br />

sposa, immersa in un celeste immenso panorama <strong>di</strong> cielo terso e <strong>di</strong> azzurro<br />

mare; tra fiori ed edere intrecciate ad una ringhiera <strong>di</strong> ferro. Nell’angolo<br />

faceva capolino il famoso pino <strong>di</strong> Napoli.<br />

Quante altre donne felici avevano posato lì per il fotografo, pensai, tutte<br />

legate a un filo <strong>di</strong>verso del destino. Perché il suo si era spezzato così presto?<br />

Ora Aldo va girovagando per ore lontano da casa sua. Tenta affannosamente<br />

<strong>di</strong> inseguire il corso del tempo nella speranza <strong>di</strong> allontanare rapidamente<br />

il più vivo ricordo <strong>di</strong> lei. Sa però che non potrà <strong>di</strong>menticarla, perché<br />

ce l’ha dentro. L’avrà dentro ancora per molto.<br />

Dopo un po’ il <strong>di</strong>scorso è naturalmente scivolato sui fratelli e sulla<br />

mamma. Abbiamo fissato un incontro. Così dopo qualche giorno ero a casa<br />

loro. Mi trovavo lì. Stavano tutti attorno a me. Li rivedevo con piacere dopo<br />

alcuni anni.<br />

Ricordo ancora com’era la madre, quando l’andai a trovare la prima<br />

volta, nella vecchia casa che abitavano in via Rettifilo. Fu subito dopo la<br />

triste notizia. Stavano all’ultimo piano <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> quegli antichi palazzi napoletani,<br />

proprio <strong>di</strong> fronte all’Università. Bisognava salire gra<strong>di</strong>ni alti e grigi,<br />

per scalinate oscure, ma, quando si arrivava su, appariva improvvisamente<br />

uno spettacolo gran<strong>di</strong>oso e inatteso.<br />

A Napoli mi è capitato già altre volte <strong>di</strong> inoltrarmi nei vicoli, come<br />

quelli dei quartieri spagnoli o <strong>di</strong> Montecalvario. Salire in case poste all’ultimo<br />

piano <strong>di</strong> qualche vecchio e<strong>di</strong>ficio e trovarmi infine <strong>di</strong>nanzi ad un panorama<br />

vastissimo: tetti e terrazze <strong>di</strong> case, cupole <strong>di</strong> chiese secentesche, labirinti<br />

inestricabili e vocianti dei vicoli, vie rumorose e strade tortuose e poi<br />

Spaccanapoli, quell’unica uniforme linea retta che taglia in due il centro<br />

storico della città. Da un lato il Vesuvio addormentato e dall’altro la collina<br />

<strong>di</strong> Posillipo, già quasi ormai completamente spoglia <strong>di</strong> verde e appesantita<br />

dalle opprimenti costruzioni <strong>di</strong> cemento armato.<br />

In casa, sulla credenza della sala da pranzo, c’era la fotografia <strong>di</strong> un<br />

uomo ancora giovane. La fronte larga, i capelli bion<strong>di</strong> <strong>di</strong>visi a sinistra dalla<br />

<strong>di</strong>scriminatura e lo sguardo sorridente che sembrava seguire i figli, allora<br />

giovanissimi, quando si spostavano per la stanza. In cucina, ma non li vi<strong>di</strong>,<br />

si sentivano parlare pacatamente il vecchio zio e la moglie, più anziana <strong>di</strong><br />

lui.<br />

–60–

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