MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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IL PRIMO FIGLIO Un giorno si presentò alla porta del paradiso una donna avvolta nell’abito nero di festa col quale l’avevano seppellita: i capelli bianchi, le mani innervate e con tante rughe sulla fronte, all’estremità degli occhi e sulle guance. Bussò una, due volte. Sentiva freddo. La morte l’aveva strappata al suo letto dopo alcuni mesi di malattia. Ma già da tempo ella si sentiva stanca della sua lunga vita. Così lunga che negli ultimi anni con frequenza s’era rivolta a Dio con voce sempre più flebile e stentata: - Perché non mi prendi, Signore? Sono vecchia. Che ci sto a fare ancora su questa terra? Era passato davvero molto tempo dal giorno in cui era nata. Aveva visto i suoi capelli divenire bianchi, le sue membra farsi deboli e fragili, i suoi ricordi giovanili accumularsi sempre più numerosi, ma anche più lontani e sbiaditi. Impressioni di profonde tristezze e di intense gioie trascorse. Finalmente il Signore aveva mandato la morte, sua fedele serva, a prenderla. Così, seguendola attraverso oceani immensi e catene di monti altissimi, tra valli sconosciute e vaste regioni di nebbie impenetrabili, era giunta alla porta del paradiso. Ora stava lì. Sola. La morte s’era subito allontanata. Aveva ancora tanto lavoro da compiere sulla terra.! Toc...toc...Bussava con insistenza. - Ma perché non aprono!? Eppure ero attesa. Se laggiù già tutti sapevano che da tempo ero giunta al traguardo della vita, figuriamoci qui. Lentamente il grosso portone s’aprì. Apparve un bimbo, così piccolo, che a stento si notava tra l’erba alta del prato, che si estendeva al di là della soglia. La donna rimase sbalordita. Le avevano sempre detto che a custodia del paradiso c’era San Pietro, un uomo robusto e barbuto. Invece, guarda un po’, c’era un bambino. E quello era proprio il paradiso, non si era ingannata. - Dimmi, angioletto, chi sei? - Venga, signora, venga con me. La porterò io dal padrone di casa. - Vengo... vengo... – intanto la vecchietta entrava – ma quanto tempo ho atteso fuori. - È vero, signora. Mi deve perdonare. Io sono piccolo. Le mie gambe sono lente e fanno poca strada. I miei compagni, però, non sono tutti come me: ce ne sono di alti e forti che corrono e arrivano subito. –56–
Il bambino intanto aveva preso per mano la donna e le camminava a fianco, per i campi verdi del paradiso. Si sentivano cori di angeli e allegria e gioia ovunque. C’erano fiori meravigliosi e uccelli variopinti che sulla terra non s’erano mai visti. Una luce splendente e carezzevole illuminava ogni cosa. Schiere agili di anime andavano a gruppi di tre, quattro o più persone. La vecchietta osservava ogni cosa e tendeva l’orecchio ad ascoltare la musica celestiale, sfiorando col trepido passo i fiori profumati e le erbe del prato rigoglioso. - Perché, – domandò a un certo punto alla sua piccola guida – perché quelle anime vanno insieme a gruppi? Il piccolo rispose: – Quelle anime sono intere famiglie che hanno vissuto felici ed unite sulla terra la loro vita. Spesso arrivano qui prima i genitori, ma a volte capita un uomo prima della sposa, e perfino un figlio prima della mamma. Essi continuano a vivere, per l’eternità, insieme e insieme lodano il buon Dio. - Ma allora, perché a me sei venuto tu ad aprire? – chiese la vecchia all’angioletto. - Perché io sono tuo figlio! - Mio figlio! Ma io, i figli miei, li ho lasciati tutti sulla terra. Oh, quanta sofferenza m’hanno dato e quanto lavoro! Mi hanno persino lasciata morire sola. - Sì, signora: quelli sono i figli che hai lasciato nascere. Io non sono mai nato sulla terra. Tu non mi volesti. - Io? Non volli? - Non ricordi? Fu tanto tempo fa. Eri giovane. Bella. Fu durante un’estate. Volesti bene a un uomo. Anche lui te ne volle, ma quando ti accorgesti che stavo per venire io, non mi volesti. Non eri sposata con quell’uomo, signora. - Sì, è vero. - Dicesti che mi odiavi. Che non volevi. Non potevi. - Ma come avrei potuto? Cosa avrebbe detto la gente? - Lo so. Sentivo tutto, stando vicino al tuo cuore. Io, signora, ti volevo già bene. Sarei stato contento di avere una mamma come te. Mi sembravi tanto bella! - Oh piccino, piccino mio... La donna si coprì il volto con le mani scarne e ripensò a quel sogno di tanti anni prima; alla paura, all’ansia, alla vergogna di quel momento. Mentre, adesso, desiderava averlo avuto come figlio. L’antico timore non –57–
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IL PRIMO FIGLIO<br />
Un giorno si presentò alla porta del para<strong>di</strong>so una donna avvolta nell’abito<br />
nero <strong>di</strong> festa col quale l’avevano seppellita: i capelli bianchi, le mani<br />
innervate e con tante rughe sulla fronte, all’estremità degli occhi e sulle<br />
guance.<br />
Bussò una, due volte. Sentiva freddo. La morte l’aveva strappata al suo<br />
letto dopo alcuni mesi <strong>di</strong> malattia. Ma già da tempo ella si sentiva stanca<br />
della sua lunga vita. Così lunga che negli ultimi anni con frequenza s’era<br />
rivolta a Dio con voce sempre più flebile e stentata:<br />
- Perché non mi pren<strong>di</strong>, Signore? Sono vecchia. Che ci sto a fare<br />
ancora su questa terra?<br />
Era passato davvero molto tempo dal giorno in cui era nata. Aveva visto<br />
i suoi capelli <strong>di</strong>venire bianchi, le sue membra farsi deboli e fragili, i suoi<br />
ricor<strong>di</strong> giovanili accumularsi sempre più numerosi, ma anche più lontani e<br />
sbia<strong>di</strong>ti. Impressioni <strong>di</strong> profonde tristezze e <strong>di</strong> intense gioie trascorse.<br />
Finalmente il Signore aveva mandato la morte, sua fedele serva, a prenderla.<br />
Così, seguendola attraverso oceani immensi e catene <strong>di</strong> monti altissimi,<br />
tra valli sconosciute e vaste regioni <strong>di</strong> nebbie impenetrabili, era giunta<br />
alla porta del para<strong>di</strong>so. Ora stava lì. Sola. La morte s’era subito allontanata.<br />
Aveva ancora tanto lavoro da compiere sulla terra.!<br />
Toc...toc...Bussava con insistenza.<br />
- Ma perché non aprono!? Eppure ero attesa. Se laggiù già tutti sapevano<br />
che da tempo ero giunta al traguardo della vita, figuriamoci qui.<br />
Lentamente il grosso portone s’aprì. Apparve un bimbo, così piccolo,<br />
che a stento si notava tra l’erba alta del prato, che si estendeva al <strong>di</strong> là della<br />
soglia.<br />
La donna rimase sbalor<strong>di</strong>ta. Le avevano sempre detto che a custo<strong>di</strong>a<br />
del para<strong>di</strong>so c’era San Pietro, un uomo robusto e barbuto. Invece, guarda<br />
un po’, c’era un bambino. E quello era proprio il para<strong>di</strong>so, non si era<br />
ingannata.<br />
- Dimmi, angioletto, chi sei?<br />
- Venga, signora, venga con me. La porterò io dal padrone <strong>di</strong> casa.<br />
- Vengo... vengo... – intanto la vecchietta entrava – ma quanto tempo<br />
ho atteso fuori.<br />
- È vero, signora. Mi deve perdonare. Io sono piccolo. Le mie gambe<br />
sono lente e fanno poca strada. I miei compagni, però, non sono tutti come<br />
me: ce ne sono <strong>di</strong> alti e forti che corrono e arrivano subito.<br />
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