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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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E il ministro riportò al re le parole del suo popolo. Il re, vecchio e<br />

stanco, ricordò allora il suo giar<strong>di</strong>no e il tempo felice in cui gli de<strong>di</strong>cava<br />

tante cure.<br />

Volle essere infine accompagnato <strong>di</strong>etro alla reggia, dove si trovava<br />

abbandonato il suo giar<strong>di</strong>no.<br />

Lo trovò che era irriconoscibile: la siepe abbattuta, i sentieri coperti <strong>di</strong><br />

erbacce e là dove c’era un tempo il prato e c’erano i fiori, ora si estendeva<br />

una terra arida e dura che non produceva più niente e gli alberi, sui quali era<br />

tante volte salito a cogliere i frutti, stavano rinsecchiti e fragili con le ra<strong>di</strong>ci<br />

sporgenti alla superficie nella vana ricerca <strong>di</strong> un po’ d’acqua.<br />

Re Naturino si sedette su un tronco caduto. Era triste: intorno a sé scorgeva<br />

solo desolazione. Pensò a quello che il suo regno sarebbe stato <strong>di</strong> lì<br />

a qualche anno senza piante, fiori, erbe e boschi. Si affrettò a cambiare.<br />

Mandò gli aral<strong>di</strong> a cercare in tutto il regno i giar<strong>di</strong>nieri <strong>di</strong> un tempo, ma<br />

erano tutti morti e i sopravvissuti, vecchissimi, non avevano più forze.<br />

Decise <strong>di</strong> far insegnare l’arte delle piante e dei fiori ai più giovani, ma<br />

non trovò chi ne fosse capace.<br />

Riprese allora a scendere in giar<strong>di</strong>no. Lo fece ripulire e seminare. Ogni<br />

cosa dopo un po’ apparve migliorata, ma nessun germoglio spuntava. Il re<br />

per ore sedeva sul tronco macerato ad aspettare. Voleva vedere almeno un<br />

fiore sbocciare, l’ultimo; un fiore che desse vita a tanti altri fiori, proprio<br />

come una volta.<br />

Passarono i giorni. L’inverno era rigido. Naturino si ammalò e giunse il<br />

momento <strong>di</strong> lasciare questa terra. Sentendo che le forze lo abbandonavano,<br />

volle che lo portassero nel suo giar<strong>di</strong>no.<br />

Appoggiato al tronco, Naturino si guardò attorno, ansimando, mentre<br />

la morte gli si avvicinava. Dai suoi occhi una lacrima, l’ultima della vita,<br />

scivolò lungo la guancia e cadde su un seme nascosto tra le ra<strong>di</strong>ci del<br />

tronco.<br />

Passarono altri mesi dopo la morte <strong>di</strong> Naturino. Il giovine figlio si recò<br />

a visitare in un tiepido mattino <strong>di</strong> primavera il terreno che suo padre gli<br />

aveva lasciato. Era deciso a costruirvi sopra, ora che non produceva più<br />

nulla.<br />

Giunto al tronco, si sedette pensando a suo padre. Si commosse al ricordo,<br />

abbassò gli occhi e vide una cosa meravigliosa, tra la polvere e i rami<br />

secchi sparsi per terra un fiorellino variopinto era sbocciato.<br />

Finalmente, pensò, il giar<strong>di</strong>no ritorna a fiorire. Questo lo chiamerò: Fior<br />

<strong>di</strong> Naturino, perché è nato dal pianto <strong>di</strong> mio padre...<br />

–55–

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