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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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superstizione, tra<strong>di</strong>zioni locali e gusto esperto per l’invenzione. Ma Guglielmo,<br />

non appena terminato il lavoro <strong>di</strong>urno, durante le sere inoperose o<br />

i giorni festivi, si sente invadere dal ricordo dei recenti avvenimenti che gli<br />

hanno sottratto la moglie: la malattia <strong>di</strong> lei, la speranza, la per<strong>di</strong>ta. Il giorno<br />

<strong>di</strong> Natale, egli sceglie <strong>di</strong> non tornare al paese, sopraffatto dalla mancanza<br />

<strong>di</strong> una reale motivazione: rimasto solo con l’amaro e taciturno Fiore, sprofonda<br />

in una tetra inattività. Ripreso il lavoro, si troverà ad affrontare i problemi<br />

pratici rappresentati dal tempo inclemente, dalla visita dei montanari,<br />

dalla febbre che lo colpisce, dalla ricerca <strong>di</strong> un carbonaio; tuttavia, specchiandosi<br />

nella serenità <strong>di</strong> Amedeo o negli ingenui programmi del giovane<br />

Germano, gli appare sempre più <strong>di</strong>fficile resistere al carico delle sue pene.<br />

Giunge, infine, con la primavera, il momento della partenza. Guglielmo<br />

rimane accanto al carbonaio, che per tre giorni e tre notti sorveglia la catasta<br />

<strong>di</strong> legna che <strong>di</strong>venta carbone: le malinconiche considerazioni <strong>di</strong> costui, il<br />

ritorno solitario al paese e la prospettiva <strong>di</strong> un’impossibile rassegnazione lo<br />

gettano in uno stato <strong>di</strong> irrime<strong>di</strong>abile <strong>di</strong>sperazione.<br />

6. Considerazioni conclusive<br />

Riflettendo sul protagonismo cassoliano nel suo insieme, sembra giusto<br />

concludere che nessuno dei suoi personaggi è un “riuscito”, uno cioè che<br />

raggiunga il destino per il quale era nato. Tutti sono costretti a forme <strong>di</strong><br />

esistenza e ad esiti vitali suggeriti dalle circostanze. Tutti finiscono per<br />

lasciarsi sottomettere dai fatti o dalla prorompente oggettività e per adattarsi,<br />

quasi per debolezza o assuefazione o incapacità <strong>di</strong> reagire virilmente,<br />

ad una esistenza scialba e monotona.<br />

Tutto è scorrevole e piano, come lo stile stesso dell’autore. È logico che<br />

Fausto lasci per sempre Anna, che Elena torni alla sua esistenza ribelle; che<br />

Bice sopravvviva me<strong>di</strong>ante un matrimonio <strong>di</strong> interesse, che l’altra Anna<br />

maturi nella solitu<strong>di</strong>ne. Ma noi cosa dobbiamo preferire: il dramma che si<br />

svolge nell’intimo dell’uomo quale ce lo ha presentato Cassola o quello che<br />

si rivela nelle vicende a lui esterne? A queste a volte si può sfuggire, ma<br />

come sfuggire a se stessi?<br />

E il lettore?<br />

Anche il lettore, che all’inizio li segue trepidamente, si lascia <strong>di</strong> fatto<br />

irretire da questo ininterrotto fluire delle cose e si ritrova ad accettare quasi<br />

inconsciamente le sorti del personaggi cassoliani.<br />

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