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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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2. Il neorealismo elegiaco<br />

Il ricordo della crudezza della guerra e della gravità delle sue conseguenze<br />

storicizzate non solo nella produzione letteraria, ma anche, altrettanto<br />

bene, in quella cinematografica (Sciuscià, Paisà, Roma città aperta,<br />

Ladri <strong>di</strong> bicicletta, Il cammino della speranza...) segue un cammino inverso<br />

al progresso sociale.<br />

“Quante più macerie scompaiono e le industrie e il commercio fioriscono<br />

tanto più la gente <strong>di</strong>mentica”. Non è, però, credo, solo una questione<br />

<strong>di</strong> tempo, è soprattutto una risposta inconscia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa propria dell’uomo.<br />

Non si può, fortunatamente, ricordare sempre il male nella sua atroce e<br />

viva presenza, si preferisce piuttosto tipizzarlo, teorizzarlo, riproporlo in<br />

chiave mitica ed esemplare. Per far ciò occorre collocare il dolore e i sentimenti<br />

dell’uomo fuori dalla concretezza storica ed esaminarli nella loro<br />

qualità ontologica. Ecco perché un Cassola e un Bassani sono sempre rappresentativi<br />

della realtà umana e delle esperienze della vita.<br />

Non è giusto, dunque, stigmatizzare la loro produzione come “letteratura<br />

rosa”. Ciò significherebbe mostrare <strong>di</strong> non comprendere che l’uomo<br />

vuole conoscere la realtà e ricordarla, ma non nella sua orribile imme<strong>di</strong>atezza.<br />

C’è chi è <strong>di</strong>sposto ad affrontare la realtà e a descriverla nella sua<br />

crudezza e a contestarla, ma c’è anche chi la rimuove e tenta <strong>di</strong> fuggirla<br />

in un’evasione elegiaca. A questa corrente appartengono oltre Cassola, il<br />

Tomasi del Gattopardo (1958) e il Bassani del Giar<strong>di</strong>no dei Finzi - Contini<br />

(1962).<br />

La forza dell’uomo è proprio in questo sapersi sollevare al <strong>di</strong> sopra<br />

delle vicende storiche e rilevarne le componenti eterne ed universali.<br />

Cogliere l’uomo in quanto uomo, stu<strong>di</strong>arne i segreti dell’animo, la psiche<br />

occulta, i trasformismi e le debolezze interne: anche questo è realismo, che<br />

nella trasfigurazione fantasiosa ed universalizzante <strong>di</strong>viene elegiaco.<br />

La produzione <strong>di</strong> Cassola evade dunque dalla storia, ma non dall’uomo.<br />

Egli non guarda alla storia come un teatro <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> eventi e <strong>di</strong> visioni finalizzate,<br />

ma come un paesaggio <strong>di</strong> fondo da interiorizzare spoglio <strong>di</strong> ogni orpello<br />

che non sia in<strong>di</strong>spensabile ad inquadrare la realtà esistenziale dei suoi<br />

personaggi.<br />

Forse che Cassola non fa letteratura, della migliore, quando riesce a<br />

rappresentare la realtà esistenziale attraverso l’esemplarizzazione dei sentimenti<br />

<strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> amore dell’uomo? Il minor ottimismo che ne deriva,<br />

rispetto alla letteratura più impegnata del neorealismo, non <strong>di</strong>pende dal-<br />

–38–

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