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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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in quanto essi assolvono a una funzione <strong>di</strong> sintesi o <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, lo Scalvini<br />

rapporta l’umiltà dei personaggi manzoniani non all’influenza del modello,<br />

ma alla ideologia cristiana del Manzoni.<br />

Più giusto sarebbe considerare unite nel Manzoni le due cose; la fede<br />

cristiana favoriva nel Manzoni l’assunzione dell’eroe-me<strong>di</strong>o scottiano e<br />

l’accettazione <strong>di</strong> una concezione <strong>di</strong>alettica della storia (come Scott), ma<br />

proiettata sullo schermo della Provvidenza.<br />

Lo Scalvini, infine, rileva anche il carattere democratico dei Promessi<br />

Sposi e quin<strong>di</strong> il rapporto tra cristianesimo manzoniano coi principi democratici<br />

dell’Illuminismo. Non supera, però, anche qui certi limiti della sua<br />

visione critica fino a in<strong>di</strong>viduare il carattere popolare più autentico del romanzo<br />

manzoniano.<br />

Uno dei meriti più notevoli del romanzo storico, infatti, rispetto alla<br />

invenzione del personaggio letterario, è proprio la scoperta del popolo come<br />

protagonista letterario. La spiegazione <strong>di</strong> questo progresso è facile: se il<br />

protagonista <strong>di</strong> tutta la storia è nella concezione hegeliana, l’uomo-società,<br />

introducendo la storia nel romanzo, vi si introduce <strong>di</strong> conseguenza un<br />

nuovo personaggio: il popolo o la società. All’interno poi <strong>di</strong> questo personaggio<br />

si prolificano vicende, antagonismi, protagonismi.<br />

W. Scott, pur proponendosi in teoria <strong>di</strong> rappresentare questo nuovo personaggio,<br />

in pratica finisce sempre per parlare <strong>di</strong> un solo protagonista,<br />

quello che assume in sé come tipo esemplare le esigenze, i contrasti, le idee,<br />

i sentimenti del popolo intero. Questa funzione <strong>di</strong> tipo, però, non è attribuita<br />

ai personaggi importanti della storia: re, capi del popolo o riformatori, ma<br />

all’uomo me<strong>di</strong>o, quello cioé in cui si trovano a confluire tutte le istanze<br />

presenti nella realtà: dall’alto o dal basso.<br />

In questo, oltre che nello scavo psicologico e nella resa artistica dei personaggi,<br />

il Manzoni supera il modello inglese. W. Scott in<strong>di</strong>vidua i momenti<br />

<strong>di</strong> crisi come luogo <strong>di</strong> drammatizzazione e il protagonista me<strong>di</strong>o esemplare<br />

per la sua forza equilibratrice e me<strong>di</strong>atrice. Il Manzoni, invece, in<strong>di</strong>vidua<br />

come crisi una totalità: l’intera storia d’Italia; e come personaggio tipo <strong>di</strong><br />

questa crisi un intero secolo: il ’600.<br />

È il <strong>di</strong>verso sviluppo storico dei due paesi a con<strong>di</strong>zionare l’invenzione<br />

artistica. Scott si trova a vivere in un paese arrivato e sicuro <strong>di</strong> sé e del suo<br />

sviluppo. Manzoni, invece, ha alle spalle una storia <strong>di</strong> incessanti contrasti<br />

e antagonismi, una storia che non si è mai composta in una linea unitaria<br />

e progessiva; intuisce, cioè, che per l’Italia non si può parlare solo <strong>di</strong> momenti<br />

critici, ma <strong>di</strong> un’unica ininterrotta crisi.<br />

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