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Gli edifici termali venivano costruiti da notabili, magistrati, senatori o imperatori: gente facoltosa che poteva permettersi il grande onere. Occuparsi della costruzione delle terme dava però grande prestigio ed era un modo per conquistare il favore del popolo. I balnea venivano gestiti direttamente dal costruttore o venivano dati in appalto (locatio) a un impresario (conductor), che pagava al proprietario una somma determinata e aveva una rendita dalle tariffe di ingresso. Molte persone lavoravano all’interno delle terme: troviamo ad esempio la figura del capsarius, custode d’ingresso e addetto al guardaroba; il fornacator, addetto al riscaldamento; l’unctor, addetto al massaggio e alle unzioni; l’alipilus, addetto alla depilazione. In età imperiale, più precisamente a metà del IV secolo, c’erano a Roma ben undici grandi stabilimenti termali e più di novecento balnea. Le prime grandi terme furono fatte costruire nel 33 a.C. nel Campo Marzio dall’allora edile Agrippa. Poi furono inaugurate quelle di Nerone nel 62 d.C., quelle di Traiano nel 109 d.C. Sull’Aventino, dove abitavano gli aristocratici del tempo, c’erano due piccoli ma eleganti stabilimenti: le Thermae Surae e quelle Decianae. Le famigerate terme di Caracalla furono costruite tra il 212 e il 217, mentre le più grandi di tutte, quelle di Domiziano, furono edificate tra il 298 e il 306, nei pressi dei Castra Praetoria e delle porte urbane della Via Nomentana e della Via Salaria. GLI AMBIENTI DELLE TERME Il caldarium (o calidarium) Il calidarium era la stanza adibita al bagno caldo. La pianta di esso poteva assumere forme diverse a seconda della grandezza e dell’importanza delle terme (pianta rettangolare con un abside su uno dei lati corti o piante più complesse movimentate a absidi e nicchie). Tre erano gli elementi essenziali per lo svolgimento del bagno caldo: il sistema di riscaldamento, la vasca per il bagno ad immersione (alveus) e la fontana per le abluzioni fredde (labrum). L’alveus era costruito in muratura, rivestita di marmo. La sua lunghezza non doveva essere inferiore a m 1.80; la larghezza coincideva usualmente con quella dell’ambiente in cui era inserito. Il parapetto a gradini doveva essere abbastanza spesso (almeno 60 cm) da poter reggere la spinta dell’acqua; lungo le pareti interne della vasca correvano uno o più gradini, in – 316 –
modo che i bagnanti potessero sedersi nell’acqua calda. L’alveus era riscaldato da un prefurnio sottostante ad esso; l’acqua calda proveniente dalla caldaia arrivava nella vasca per mezzo di fistole di piombo. Per mantenere costante la temperatura dell’acqua venne inserito nella muratura tra l’alveus ed il prefurnio una testudo (una caldaia a forma di testuggine). Si trattava di un semicilindro di bronzo riscaldato dall’aria calda del prefurnio; l’acqua raffreddata nella vasca vi passava attraverso, tornando a riscaldarsi. Era inoltre possibile fare bagni singoli, ma non ad immersione: vi erano delle bocche indipendenti d’acqua calda, munite di rubinetti, poste lungo le pareti. Dopo il bagno caldo era necessario rinfrescarsi. Nell’estremità opposta della stanza, nell’abside, era collocato il labrum. In questo bacino arrivava continuamente acqua fredda, addotta da una fistola apposita. Vasche e pavimenti potevano essere rivestiti da lastre di metallo per mantenere il calore. Per ovvi motivi di sfruttamento del calore naturale il caldarium era orientato a Sud- Ovest, in modo che i raggi del sole provenienti da Ovest battessero sulla stanza (le terme erano frequentate soprattutto nel pomeriggio). I caldaria erano spesso illuminati (e riscaldati) dalla luce che entrava da finestre di varie dimensioni, inserite al di sopra delle pareti o nelle volte. L’introduzione dei vetri da finestra, avvenuta nei primi decenni del I secolo d.C., rese possibile l’entrata della luce nell’ambiente senza dispersione di calore. Il tepidarium Il tepidarium, o cella tepidaria, era un ambiente a temperatura media, di norma utilizzato come sala di passaggio fra gli ambienti a temperatura alta (calidarium) e bassa (frigidarium); il tepidarium era usato anche come stanza per le unzioni. L’ambiente era riscaldato per mezzo di bracieri sino alla fine del II-inizio I secolo a.C., quando fu introdotto il sistema hypocaustum (intercapedini parietali). Talvolta all’interno era collocata una vasca in cui vi si trovava acqua tiepida, riscaldata da una caldaia (testudo). Secondo Celso (De medicina 1.4) i frequentatori si ungevano nel tepidarium prima di accedere al calidarium. Gli arredi tipici dei tepidaria erano i bracieri e le panche. Il tepidarium, come gli altri ambienti termali, era di norma decorato. Il frigidarium Il frigidarium era l’ambiente riservato ai bagni freddi. Ad esso si accedeva, di norma, dopo le sale riscaldate, e dopo la pausa nel tepidarium, per – 317 –
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In età imperiale, più precisamente a metà del IV secolo, c’erano a Roma<br />
ben un<strong>di</strong>ci gran<strong>di</strong> stabilimenti termali e più <strong>di</strong> novecento balnea. Le prime<br />
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quelle Decianae. Le famigerate terme <strong>di</strong> Caracalla furono costruite tra<br />
il 212 e il 217, mentre le più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutte, quelle <strong>di</strong> Domiziano, furono<br />
e<strong>di</strong>ficate tra il 298 e il 306, nei pressi dei Castra Praetoria e delle porte<br />
urbane della Via Nomentana e della Via Salaria.<br />
GLI AMBIENTI DELLE TERME<br />
Il caldarium (o calidarium)<br />
Il calidarium era la stanza a<strong>di</strong>bita al bagno caldo. La pianta <strong>di</strong> esso poteva<br />
assumere forme <strong>di</strong>verse a seconda della grandezza e dell’importanza<br />
delle terme (pianta rettangolare con un abside su uno dei lati corti o piante<br />
più complesse movimentate a absi<strong>di</strong> e nicchie). Tre erano gli elementi<br />
essenziali per lo svolgimento del bagno caldo: il sistema <strong>di</strong> riscaldamento,<br />
la vasca per il bagno ad immersione (alveus) e la fontana per le abluzioni<br />
fredde (labrum).<br />
L’alveus era costruito in muratura, rivestita <strong>di</strong> marmo. La sua lunghezza<br />
non doveva essere inferiore a m 1.80; la larghezza coincideva usualmente<br />
con quella dell’ambiente in cui era inserito. Il parapetto a gra<strong>di</strong>ni doveva<br />
essere abbastanza spesso (almeno 60 cm) da poter reggere la spinta dell’acqua;<br />
lungo le pareti interne della vasca correvano uno o più gra<strong>di</strong>ni, in<br />
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