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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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E<strong>di</strong>fici separati per uomini e donne<br />

Di rilievo è la questione riguardante la separazione <strong>di</strong> ambienti destinati<br />

alle donne e agli uomini nelle terme. I primi e<strong>di</strong>fici termali con strutture<br />

separate apparvero a partire dal II secolo a.C. come attesta Varrone nel<br />

“De lingua latina”, ma fino all’età <strong>di</strong> Adriano (117-138) tale separazione non<br />

verrà rispettata: è forte infatti il <strong>di</strong>ssenso <strong>di</strong> autori come Cicerone, Quintiliano<br />

e Plinio il Vecchio.<br />

Cicerone arriverà perfino a sostenere la separazione nel momento del bagno<br />

non solo tra uomini e donne, ma anche tra figli e padri, tra generi e suoceri,<br />

riaffermando un principio a lui molto caro: la “verecun<strong>di</strong>a” (pu<strong>di</strong>cizia):<br />

“Nostro quidem more cum parentibus puberes filii, cum soceris generi<br />

non lavantur”. (Cicerone, De Officis 1.129)<br />

Quintiliano definirà ad<strong>di</strong>rittura adultere le donne che si lavano con gli<br />

uomini:<br />

“Nam si est signum adulterae lavari cum viris” (Quintiliano, Institutio<br />

Oratoria 5.9.14)<br />

Anche Marziale si pronuncia su tale questione ma con un tono completamente<br />

<strong>di</strong>verso, con epigrammi licenziosi, pronunciandosi a favore dei<br />

“communia balnea”, poiché la donna nuda è bellissima (!):<br />

“Pulcherrima nuda es”. (Marziale, Epigrammata 3.72)<br />

Solo con Adriano tale situazione mutò. Egli infatti emise una vera e<br />

propria legge come attesta Adriano nella omonima Vita: “pro sexibus”. Sarà<br />

Marco Aurelio a riconfermare tale legge: “mixta”. Ed anche la chiesa, nel<br />

concilio <strong>di</strong> Lao<strong>di</strong>cea del 320 d.C., si pronuncerà a favore della separazione<br />

delle strutture femminili e maschili.<br />

L’importanza che, nonostante tutto, ebbero i bagni pubblici a Roma è<br />

attestata dal seguente epitaffio <strong>di</strong> età imperiale:<br />

“Balnea vina venus corrumpunt corpora nostra sed vitam faciunt”.<br />

In età romana gli e<strong>di</strong>fici pubblici (come ci <strong>di</strong>ce Vitruvio nel trattato “De<br />

Architectura”) dovevano rispettare tre requisiti: quello <strong>di</strong> firmitas (soli<strong>di</strong>tà),<br />

<strong>di</strong> utilitas (utilità) e <strong>di</strong> venustas (bellezza). Dovevano cioè essere resistenti<br />

(vi erano leggi molto severe in merito), dotati <strong>di</strong> una struttura agevole e<br />

basati su canoni <strong>di</strong> simmetria ed equilibrio.<br />

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