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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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Il merito <strong>di</strong> W. Scott consisterebbe, dunque, nell’arte <strong>di</strong> scrivere e nella<br />

capacità <strong>di</strong> interpretare lo spirito del suo tempo. Il Manzoni in questa critica<br />

in<strong>di</strong>vidua il carattere transistorio dell’espressione letteraria per quanto riguarda<br />

le forme e i contenuti, non per l’ispirazione artistica che le anima.<br />

Anche il Lukàcs, proprio per il fondamento <strong>di</strong>alettico della sua critica,<br />

riconosce con altri termini e schemi mentali, il continuo drammatico susseguirsi<br />

delle forze esterne che dal romanzo storico dei primi anni del<br />

sec.XIX conducono al romanzo sociale e al romanzo inchiesta-reportage <strong>di</strong><br />

oggi.<br />

Per i due autori la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> fondo è, invero, sostanziale, legata a<br />

due concezioni storiche <strong>di</strong>verse: per il Lukàcs il romanzo storico è un momento<br />

<strong>di</strong> un processo <strong>di</strong>alettico superato, ma anche contenuto, nella sintesi;<br />

per il Manzoni è semplicemente un «momento» <strong>di</strong> un’epoca.<br />

Queste osservazioni il Manzoni critico le farà in contrasto con quanto<br />

egli stesso aveva scritto nella lettera al Signor Chauvet e riflettono una maturazione<br />

posteriore all’e<strong>di</strong>zione dei Promessi sposi.<br />

Per ora qui mette conto rilevare l’ascendenza scottiana del Manzoni romanziere.<br />

Tra i critici il primo che rilevò l’ascendenza scottiana dei Promessi<br />

Sposi fu un critico contemporaneo dell’autore, Giovita Scalvini (1791-<br />

1843) il quale scrisse la sua recensione nel 1829, ma la pubblicò soltanto<br />

nel 1831 (4). 5 Questo lasso <strong>di</strong> tempo gli tornò utile, perché gli permise <strong>di</strong><br />

conoscere le lo<strong>di</strong>, soprattutto del Goethe, Gioberti e Rosmini, e le critiche,<br />

del Goethe stesso, per esempio, mosse al grande romanzo.<br />

Egli scrive da Parigi con molta obiettività e subito riconosce sia il legame<br />

del Manzoni col romanzo <strong>di</strong> W. Scott sia la sua nuova originale esemplarità.<br />

Scalvini premette al suo saggio su «I Promessi Sposi» alcune parole sul<br />

concetto <strong>di</strong> forma interna (la genialità e l’ispirazione dell’autore) e forma<br />

esterna (preesistente all’autore).<br />

Poi afferma che il Manzoni ha ripreso l’insegnamento <strong>di</strong> W. Scott solo<br />

come forma esterna, ma ha dato la «sua» forma interna.<br />

Questa forma consiste nella ideologia manzoniana che, in trasparenza,<br />

regge i fili delle vicende e dei destini narrati. Il Manzoni ha in<strong>di</strong>cato, con-<br />

5 Fabio Danelon, «Note» <strong>di</strong> Giovita Scalvini su I promessi sposi, Firenze, Nuova Italia, 1986,<br />

pp. XII-144; Mario Marcazzan, Note manzoniane <strong>di</strong> Giovita Scalvini, Brescia, Morcelliana, 1942;<br />

Salvatore Battaglia, Problemi <strong>di</strong> metodo critico, Liguori,1979; Clerici Edmondo, «Giovita Scalvini»,<br />

Milano, 1912, XIII, 218 p. con prefazione <strong>di</strong> <strong>di</strong> Ettore Janni, Serie Anime del Risorgimento.<br />

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