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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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un si e un no <strong>di</strong>chiariamo subito che siamo per il NO all’abrogazione della<br />

legge Fortuna-Baslini. Non si può abolire una delle poche timide leggi<br />

laiche del nostro paese. E non si può oggettivamente mettersi dalla parte<br />

della Sacra Rota, del professor Gedda e dei Comitati Civici che consideriamo<br />

per principio nemici della donna. Detto questo, dobbiamo precisare<br />

che, secondo noi, la legge sul <strong>di</strong>vorzio è classista e quin<strong>di</strong> assolutamente<br />

incapace <strong>di</strong> risolvere i problemi della famiglia. Porre, come è stato fatto,<br />

la legge attuale come un principio dalla cui accettazione o dal cui rifiuto<br />

<strong>di</strong>penda il futuro della famiglia ci sembra un imbroglio politico e morale.<br />

Noi rifiutiamo la questione posta in questi termini. Parteciperemo al referendum<br />

e lotteremo per la legge Fortuna-Baslini ma lo faremo soprattutto<br />

per mettere in <strong>di</strong>scussione i rapporti fra uomo e donna all’interno della<br />

famiglia, per denunciare il doppio sfruttamento che subisce la donna, fuori<br />

e dentro casa, uno sfruttamento non riconosciuto, su cui però vive l’intera<br />

società. Sarà anche l’occasione per rimettere in <strong>di</strong>scussione i ruoli sessuali<br />

che sono dati come naturali e sono invece sociali e riguardano il rapporto<br />

fra le classi sfruttatrici e le classi sfruttate. La famiglia secondo noi, così<br />

come è vissuta oggi è un luogo <strong>di</strong> sfruttamento e <strong>di</strong> oppressione per la<br />

donna <strong>di</strong> tutti i ceti. La reclusione, l’isolamento, la mancanza <strong>di</strong> rapporti<br />

col mondo, il cieco duro lavoro senza orari e senza assistenza sono tutte<br />

armi <strong>di</strong> cui si servono le classi <strong>di</strong>rigenti per mantenere la donna nello stato<br />

<strong>di</strong> isolamento in cui è e quin<strong>di</strong> sfruttarla meglio. Perciò noi <strong>di</strong>chiariamo<br />

che ci batteremo contro l’abrogazione, ma ci batteremo anche per rimettere<br />

in <strong>di</strong>scussione il concetto patriarcale, misogino, repressivo e oscurantista<br />

della famiglia, così come è intesa oggi nella società italiana”.<br />

Con la nascita <strong>di</strong> gruppi e <strong>di</strong> collettivi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina e <strong>di</strong> centri per la<br />

salute della donna, tutti autogestiti, si impose anche la risoluzione del problema<br />

dell’aborto avvenuta però definitivamente solo nel ’74 con la legge<br />

194. Quello dell’aborto non è un <strong>di</strong>ritto, così come il <strong>di</strong>vorzio, bensì una<br />

possibilità <strong>di</strong> ricorrere ad una struttura pubblica, dopo anni in cui l’aborto<br />

veniva praticato illegalmente con gran<strong>di</strong> rischi per le donne che vi si sottoponevano.<br />

Le donne inoltre, si trovavano ora nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> decidere<br />

come dei veri soggetti attivi, assumendosi anche le conseguenze e le responsabilità<br />

che derivano dall’esercizio dei <strong>di</strong>ritti acquisiti.<br />

Il Movimento Femminista Romano si mobilitò insieme alle altre associazioni<br />

femminili, affinché le donne venissero finalmente tutelate dallo<br />

Stato in materia <strong>di</strong> aborto, che fino agli anni ’70 veniva ancora considerato<br />

un crimine, come si legge in un documento redatto dalle femministe ro-<br />

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