MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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D’altronde non si verifica a volte che il senso della storia è modificato proprio riportando i fatti con apparente esattezza? In realtà non si altera l’essenza della storia quando dai fatti se ne ricava il senso autentico. Delineati i caratteri essenziali del romanzo storico, soprattutto attraverso le osservazioni fatte su W. Scott, che ne è considerato il modello classico, si può iniziare ora la riflessione sui Promessi sposi o, meglio, sui caratteri di romanzo storico di quest’opera. Va subito rilevato che il più grande dei nostri romanzieri, Alessandro Manzoni, ha scritto un unico romanzo e, questo, di carattere storico. In questa scelta egli si collega certamente a Walter Scott. Il problema che qui si vuole affrontare è questo: in che grado i Promessi sposi realizzano il genere del romanzo storico? Inoltre ci si domanda: poiché, come si è visto, di tal genere il modello classico universalmente riconosciuto è W. Scott, fino a che punto i Promessi sposi si avvicinano al «modo» in cui l’autore inglese ha realizzato la sua opera? In che cosa il Manzoni supera il modello? Il legame che unisce il Manzoni a W. Scott è abbastanza saldo, più di quello che lega Balzac e Stendhal al romanziere inglese. L’autore italiano si attiene, infatti, più fedelmente al modello, anche se lo supera per arte ed originalità. Il Manzoni rimane fedele, cioè, soprattutto alla concezione storica scottiana, mentre, per esempio, il Balzac la supera, incentrando l’interesse sulla realtà a lui contemporanea. Fu lo stesso Manzoni a dichiarare la sua dipendenza da Scott. Un aneddoto mostra ciò con evidenza. Quando un giorno il Manzoni, incontrato a Milano W. Scott, gli disse di considerarsi suo discepolo, il romanziere inglese rispose: «In tal caso I promessi sposi sono la mia opera migliore». Questo legame con Scott è anche lucidamente teorizzato dal Manzoni. Questi infatti tra il 1845 e 1855 pubblicò un «Discorso sul romanzo storico» che aveva già maturato dal 1828-29. Lo scritto del Manzoni affronta l’obiezione fondamentale che si poneva al romanzo storico sin dal suo sorgere: fin dove giunge la libertà del poeta di fronte all’oggettività del contenuto storico. Il Manzoni parla in termini di «parti storiche» e di «inventività» o immaginazione. Egli conclude separando nettamente «l’assentimento storico» dall’assentimento poetico, il vero positivo dal vero poetico, e affermando che tra i due termini c’è un’assoluta inconciliabilità. Giustifica l’enorme successo incontrato dai romanzi di W. Scott, attribuendolo alle circostanze di gusto e di moda. –30–

Il merito di W. Scott consisterebbe, dunque, nell’arte di scrivere e nella capacità di interpretare lo spirito del suo tempo. Il Manzoni in questa critica individua il carattere transistorio dell’espressione letteraria per quanto riguarda le forme e i contenuti, non per l’ispirazione artistica che le anima. Anche il Lukàcs, proprio per il fondamento dialettico della sua critica, riconosce con altri termini e schemi mentali, il continuo drammatico susseguirsi delle forze esterne che dal romanzo storico dei primi anni del sec.XIX conducono al romanzo sociale e al romanzo inchiesta-reportage di oggi. Per i due autori la differenza di fondo è, invero, sostanziale, legata a due concezioni storiche diverse: per il Lukàcs il romanzo storico è un momento di un processo dialettico superato, ma anche contenuto, nella sintesi; per il Manzoni è semplicemente un «momento» di un’epoca. Queste osservazioni il Manzoni critico le farà in contrasto con quanto egli stesso aveva scritto nella lettera al Signor Chauvet e riflettono una maturazione posteriore all’edizione dei Promessi sposi. Per ora qui mette conto rilevare l’ascendenza scottiana del Manzoni romanziere. Tra i critici il primo che rilevò l’ascendenza scottiana dei Promessi Sposi fu un critico contemporaneo dell’autore, Giovita Scalvini (1791- 1843) il quale scrisse la sua recensione nel 1829, ma la pubblicò soltanto nel 1831 (4). 5 Questo lasso di tempo gli tornò utile, perché gli permise di conoscere le lodi, soprattutto del Goethe, Gioberti e Rosmini, e le critiche, del Goethe stesso, per esempio, mosse al grande romanzo. Egli scrive da Parigi con molta obiettività e subito riconosce sia il legame del Manzoni col romanzo di W. Scott sia la sua nuova originale esemplarità. Scalvini premette al suo saggio su «I Promessi Sposi» alcune parole sul concetto di forma interna (la genialità e l’ispirazione dell’autore) e forma esterna (preesistente all’autore). Poi afferma che il Manzoni ha ripreso l’insegnamento di W. Scott solo come forma esterna, ma ha dato la «sua» forma interna. Questa forma consiste nella ideologia manzoniana che, in trasparenza, regge i fili delle vicende e dei destini narrati. Il Manzoni ha indicato, con- 5 Fabio Danelon, «Note» di Giovita Scalvini su I promessi sposi, Firenze, Nuova Italia, 1986, pp. XII-144; Mario Marcazzan, Note manzoniane di Giovita Scalvini, Brescia, Morcelliana, 1942; Salvatore Battaglia, Problemi di metodo critico, Liguori,1979; Clerici Edmondo, «Giovita Scalvini», Milano, 1912, XIII, 218 p. con prefazione di di Ettore Janni, Serie Anime del Risorgimento. –31–

D’altronde non si verifica a volte che il senso della storia è mo<strong>di</strong>ficato<br />

proprio riportando i fatti con apparente esattezza? In realtà non si altera<br />

l’essenza della storia quando dai fatti se ne ricava il senso autentico.<br />

Delineati i caratteri essenziali del romanzo storico, soprattutto attraverso<br />

le osservazioni fatte su W. Scott, che ne è considerato il modello classico,<br />

si può iniziare ora la riflessione sui Promessi sposi o, meglio, sui caratteri<br />

<strong>di</strong> romanzo storico <strong>di</strong> quest’opera.<br />

Va subito rilevato che il più grande dei nostri romanzieri, Alessandro<br />

Manzoni, ha scritto un unico romanzo e, questo, <strong>di</strong> carattere storico. In<br />

questa scelta egli si collega certamente a Walter Scott.<br />

Il problema che qui si vuole affrontare è questo: in che grado i Promessi<br />

sposi realizzano il genere del romanzo storico? Inoltre ci si domanda:<br />

poiché, come si è visto, <strong>di</strong> tal genere il modello classico universalmente riconosciuto<br />

è W. Scott, fino a che punto i Promessi sposi si avvicinano al<br />

«modo» in cui l’autore inglese ha realizzato la sua opera? In che cosa il<br />

Manzoni supera il modello?<br />

Il legame che unisce il Manzoni a W. Scott è abbastanza saldo, più <strong>di</strong><br />

quello che lega Balzac e Stendhal al romanziere inglese.<br />

L’autore italiano si attiene, infatti, più fedelmente al modello, anche se<br />

lo supera per arte ed originalità. Il Manzoni rimane fedele, cioè, soprattutto<br />

alla concezione storica scottiana, mentre, per esempio, il Balzac la supera,<br />

incentrando l’interesse sulla realtà a lui contemporanea.<br />

Fu lo stesso Manzoni a <strong>di</strong>chiarare la sua <strong>di</strong>pendenza da Scott. Un aneddoto<br />

mostra ciò con evidenza. Quando un giorno il Manzoni, incontrato a<br />

Milano W. Scott, gli <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> considerarsi suo <strong>di</strong>scepolo, il romanziere inglese<br />

rispose: «In tal caso I promessi sposi sono la mia opera migliore».<br />

Questo legame con Scott è anche lucidamente teorizzato dal Manzoni.<br />

Questi infatti tra il 1845 e 1855 pubblicò un «Discorso sul romanzo storico»<br />

che aveva già maturato dal 1828-29.<br />

Lo scritto del Manzoni affronta l’obiezione fondamentale che si poneva<br />

al romanzo storico sin dal suo sorgere: fin dove giunge la libertà del poeta<br />

<strong>di</strong> fronte all’oggettività del contenuto storico.<br />

Il Manzoni parla in termini <strong>di</strong> «parti storiche» e <strong>di</strong> «inventività» o immaginazione.<br />

Egli conclude separando nettamente «l’assentimento storico»<br />

dall’assentimento poetico, il vero positivo dal vero poetico, e affermando<br />

che tra i due termini c’è un’assoluta inconciliabilità. Giustifica l’enorme<br />

successo incontrato dai romanzi <strong>di</strong> W. Scott, attribuendolo alle circostanze<br />

<strong>di</strong> gusto e <strong>di</strong> moda.<br />

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