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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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Ecco dunque come fu compiuto un importante passo verso l’emancipazione<br />

femminile. La grande opera delle donne partigiane è ben esemplificata<br />

nel libro “L’Agnese va a morire” <strong>di</strong> Renata Viganò (Nel 1976 ne fu<br />

tratto anche un film con la regia <strong>di</strong> Giuliano Montaldo): “Capiva quello<br />

che ora chiamava cose da uomini, il partito, l’amore per il partito, e che ci<br />

si potesse anche far ammazzare per sostenere un’idea bella, nascosta, una<br />

forza istintiva, per risolvere tutti gli oscuri perché, che cominciano nei<br />

bambini e finiscono nei vecchi quando muoiono”. 37<br />

Il romanzo, dunque, può essere preso a para<strong>di</strong>gma dell’importante attività<br />

delle donne della resistenza: tratta infatti della storia <strong>di</strong> Agnese, che,<br />

vicina alle attività della resistenza grazie alla partecipazione del marito,<br />

intellettuale comunista, partecipa in prima linea, inizialmente facendo la<br />

“staffetta” per procurare cibo, notizie e armi ai partigiani e, successivamente,<br />

dandosi alla vita clandestina, fornendo un importante aiuto agli<br />

uomini che tornavano dalla guerriglia e <strong>di</strong>ventando la loro “mamma”,<br />

seguendo i partigiani ovunque, tra fatiche e pericoli. Agnese si configura<br />

quin<strong>di</strong> come personificazione della donna “nuova” che acquisisce, nella<br />

lotta, una forte coscienza <strong>di</strong> sé e della realtà politica.<br />

Un equilibrio tra i due sessi infatti sembrò essere raggiunto e riconosciuto<br />

da entrambi, ma dopo la guerra la situazione parve regre<strong>di</strong>re: sebbene<br />

le donne avessero acquisito grazie alle esperienze precedenti una coscienza<br />

<strong>di</strong> classe e avessero ottenuto <strong>di</strong>ritti politici uguali agli uomini, ciò non vuole<br />

tuttavia significare che vivessero in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> assoluta parità con gli<br />

stessi, tanto in ambito privato quanto in quello politico e sociale.<br />

Anche se nella società italiana a partire dal secondo dopoguerra si verificheranno<br />

numerosi cambiamenti e trasformazioni ra<strong>di</strong>cali nella costruzione<br />

dell’identità maschile e femminile, tuttavia fino agli anni ’70 la situazione<br />

rimase pressoché invariata.<br />

Persisteva nell’immaginario collettivo la figura della donna de<strong>di</strong>ta<br />

esclusivamente alla casa e alla famiglia: l’aumento progressivo dei salari<br />

permetterà a molte donne <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi totalmente alla valorizzazione ed<br />

esaltazione del ruolo materno; si ra<strong>di</strong>calizzò, soprattutto negli anni ’60, la<br />

<strong>di</strong>visione sessuale dei ruoli con la nascita della figura della casalinga “tout<br />

court” e del procacciatore <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to come figura unicamente maschile. E<br />

comunque, qualsiasi fosse la situazione lavorativa della donna, nella famiglia<br />

urbana, operaia e conta<strong>di</strong>na vigeva ancora un regime patriarcale che<br />

37 Renata Viganò, L’Agnese va a morire (1994), Torino, Einau<strong>di</strong>.<br />

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