MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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Ma le azioni delle donne erano frammentarie ed è possibile individuare anche nei rotocalchi, nelle riviste cattoliche e nella stessa stampa ufficiale una certa apertura verso argomenti non in linea con le direttive del Partito, se non anche un dissenso all’imposizione culturale operata dal Fascismo, come la demonizzazione dei nuovi modelli estetici provenienti dall’Europa. Nel ’42 la situazione del “sesso debole” peggiorò, se possibile, ulteriormente con il Codice Civile, le cui norme erano ancora più radicali di quelle presenti nel Codice napoleonico: il divorzio non era ammesso in nessun caso, “la separazione di fatto” era visto come un fallimento del tutto femminile, il carcere era previsto per le “adultere” ma non per gli “adulteri”, ed era inoltre accettato il “delitto d’onore” per il marito (tale situazione persistette per molti anni, basti pensare alla mitica Dama Bianca, compagna del famoso ciclista Fausto Coppi, la quale, denunciata dal marito per adulterio, venne portata via in manette dalla villa del campione a Novi Ligure e costretta al domicilio coatto ad Ancona). Roma, in quel tempo, era l’Italia e ciò che avveniva ovunque si evidenziava con maggiore forza in città, epicentro del potere: la condizione delle donne nei grandi centri, come la capitale, era dunque particolarmente difficile, considerando anche l’approvazione di numerose normative sessiste come quella che prevedeva l’assunzione delle donne nel pubblico impiego al 10% dei posti disponibili, dando la possibilità agli imprenditori di non assumere neanche quel 10%, giudicandolo inidoneo. Migliaia di romane vennero discriminate e persero l’accesso a quei pochi lavori disponibili in città. Anche durante la resistenza, nella seconda guerra mondiale, le donne ebbero un ruolo non indifferente, sebbene finora posto sempre in secondo piano. La Resistenza, per quanto potesse essere grande il coraggio degli uomini, non sarebbe stata possibile senza le donne. Né vi è alcun confronto con la partecipazione delle donne in altri momenti della Storia, quali le lotte del Risorgimento o le guerre per l’indipendenza nazionale: si trattò allora di un movimento di poche elette, ma non di fenomeno di massa. Caratteristica fondamentale della resistenza femminile invece è proprio questo suo carattere collettivo, questo suo avere per protagoniste non alcune figure eccezionali, ma piuttosto vaste masse appartenenti ai più diversi strati della società. Il movimento dunque non si configurò come il frutto della volontà di poche, ma come il risultato dell’iniziativa spontanea di molte. I primi corrieri ed informatori partigiani furono le donne. Inizialmente si occupavano di procurare viveri, indumenti e notizie da casa e sui movimenti del nemico, ben presto tuttavia questo lavoro, sorto dall’iniziativa – 294 –
spontanea di queste coraggiose donne, divenne organizzato ed ogni distaccamento partigiano formò il proprio corpo di “staffette”, che si specializzarono nel fare la spola tra i centri abitati e i comandi delle unità partigiane. Senza i collegamenti assicurati dalle staffette gran parte delle direttive sarebbe rimasta lettera morta, e le informazioni e gli ordini non sarebbero mai arrivati nelle diverse zone. Pigiata in treno, serrata tra le assi sconnesse di un carro bestiame, la staffetta trascorreva lunghe ore, costretta a passare notti intere in stazioni o in aperta campagna, correndo il rischio di cadere vittima dei bombardamenti o del nemico tedesco in agguato. Dopo i combattimenti le staffette si occupavano dei feriti, li vegliavano, prestavano le cure necessarie e cercavano un medico che potesse organizzare il loro ricovero. Non di rado poi, la staffetta, dopo la battaglia, restava nel paese occupato per conoscere le mosse del nemico e far pervenire le informazioni ai comandi partigiani. Infaticabile, spesso nella piccola busta che la staffetta nascondeva in seno vi era la salvezza, la vita o la morte di centinaia di uomini. Numerose caddero in combattimento o nell’adempimento delle loro pericolose missioni. In “Partigiane – Tutte le donne della Resistenza”, la storica Marina Addis Saba, evidenza come l’impegno femminile durante la guerra di liberazione, “disconosciuto e poco noto”, si orientò verso due direzioni: l’una dettata dalla necessità, fu quella di dare assistenza ai partigiani; l’altra è l’impegno politico. Numerosissime donne, da operaie a studentessa, da casalinghe ad insegnanti, tanto in campagna, quanto in città, organizzarono veri e propri corsi di preparazione politica e tecnica, di modo da specializzare altre donne nell’assistenza sanitaria e nella stampa dei giornali e dei fogli del Comitato di Liberazione Nazionale e nella divulgazione di stampe e volantini di propaganda a favore della lotta partigiana. A esemplificazione della partecipazione delle donne alla Resistenza e all’antifascismo riportiamo qui alcuni dati: - Partigiane: 35.000 - Patriote: 20.000 - Gruppi di difesa: 70.000 iscritte - Arrestate, torturate: 4.653 - Deportate: 2.750 - Commissarie di guerra: 512 - Medaglie d’oro: 16 - Medaglie d’argento: 17 - Fucilate o cadute in combattimento: 2.900 – 295 –
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Ma le azioni delle donne erano frammentarie ed è possibile in<strong>di</strong>viduare<br />
anche nei rotocalchi, nelle riviste cattoliche e nella stessa stampa ufficiale<br />
una certa apertura verso argomenti non in linea con le <strong>di</strong>rettive del Partito,<br />
se non anche un <strong>di</strong>ssenso all’imposizione culturale operata dal Fascismo,<br />
come la demonizzazione dei nuovi modelli estetici provenienti dall’Europa.<br />
Nel ’42 la situazione del “sesso debole” peggiorò, se possibile, ulteriormente<br />
con il Co<strong>di</strong>ce Civile, le cui norme erano ancora più ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong> quelle<br />
presenti nel Co<strong>di</strong>ce napoleonico: il <strong>di</strong>vorzio non era ammesso in nessun<br />
caso, “la separazione <strong>di</strong> fatto” era visto come un fallimento del tutto femminile,<br />
il carcere era previsto per le “adultere” ma non per gli “adulteri”, ed<br />
era inoltre accettato il “delitto d’onore” per il marito (tale situazione persistette<br />
per molti anni, basti pensare alla mitica Dama Bianca, compagna del<br />
famoso ciclista Fausto Coppi, la quale, denunciata dal marito per adulterio,<br />
venne portata via in manette dalla villa del campione a Novi Ligure e costretta<br />
al domicilio coatto ad Ancona).<br />
Roma, in quel tempo, era l’Italia e ciò che avveniva ovunque si evidenziava<br />
con maggiore forza in città, epicentro del potere: la con<strong>di</strong>zione delle<br />
donne nei gran<strong>di</strong> centri, come la capitale, era dunque particolarmente <strong>di</strong>fficile,<br />
considerando anche l’approvazione <strong>di</strong> numerose normative sessiste<br />
come quella che prevedeva l’assunzione delle donne nel pubblico impiego<br />
al 10% dei posti <strong>di</strong>sponibili, dando la possibilità agli impren<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> non assumere<br />
neanche quel 10%, giu<strong>di</strong>candolo inidoneo. Migliaia <strong>di</strong> romane vennero<br />
<strong>di</strong>scriminate e persero l’accesso a quei pochi lavori <strong>di</strong>sponibili in città.<br />
Anche durante la resistenza, nella seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, le donne<br />
ebbero un ruolo non in<strong>di</strong>fferente, sebbene finora posto sempre in secondo<br />
piano. La Resistenza, per quanto potesse essere grande il coraggio degli<br />
uomini, non sarebbe stata possibile senza le donne. Né vi è alcun confronto<br />
con la partecipazione delle donne in altri momenti della Storia, quali le lotte<br />
del Risorgimento o le guerre per l’in<strong>di</strong>pendenza nazionale: si trattò allora <strong>di</strong><br />
un movimento <strong>di</strong> poche elette, ma non <strong>di</strong> fenomeno <strong>di</strong> massa. Caratteristica<br />
fondamentale della resistenza femminile invece è proprio questo suo carattere<br />
collettivo, questo suo avere per protagoniste non alcune figure eccezionali,<br />
ma piuttosto vaste masse appartenenti ai più <strong>di</strong>versi strati della società.<br />
Il movimento dunque non si configurò come il frutto della volontà <strong>di</strong> poche,<br />
ma come il risultato dell’iniziativa spontanea <strong>di</strong> molte.<br />
I primi corrieri ed informatori partigiani furono le donne. Inizialmente<br />
si occupavano <strong>di</strong> procurare viveri, indumenti e notizie da casa e sui movimenti<br />
del nemico, ben presto tuttavia questo lavoro, sorto dall’iniziativa<br />
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