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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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Agli inizi degli anni ’30, entra in contatto con l’Istituto <strong>di</strong> Francoforte e collabora<br />

con Horkheimer alla stesura <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> sull’autorità e la famiglia.<br />

Dopo l’avvento del nazismo emigra negli Stati Uniti. Dal 1954 insegna all’Università<br />

<strong>di</strong> San Diego in California. Nel 1966 è docente onorario dell’Università<br />

<strong>di</strong> Berlino Ovest, dove partecipa ad un <strong>di</strong>battito sul movimento<br />

studentesco che nei mesi del ’68 vede in lui uno dei suoi ispiratori. Nel ’72<br />

pubblica Controrivoluzione e rivolta e nel ’77 La permanenza dell’arte che poi<br />

<strong>di</strong>venterà La <strong>di</strong>mensione estetica. Muore in Germania il 29 luglio del 1979.<br />

Come abbiamo in parte anticipato, Marcuse collabora all’elaborazione<br />

critica sulla società all’interno della Scuola <strong>di</strong> Francoforte. Il termine “teoria<br />

critica” era stato coniato da Horkheimer in un suo rapporto sulla società totalitaria<br />

del periodo nazista e, dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, esso sarà applicato<br />

anche a tutto il mondo capitalistico. Tale teoria vuole essere uno stu<strong>di</strong>o<br />

globale della società nei suoi vari aspetti e una critica spietata a quegli<br />

elementi che in essa erano irrazionali e quin<strong>di</strong> inaccettabili. Inizialmente<br />

Marcuse con il suo scritto “Eros e civiltà” evidenzia, riprendendo il pensiero<br />

<strong>di</strong> Freud, che questa è fondata sulla repressione degli istinti e in particolare<br />

della ricerca del piacere. Ma a <strong>di</strong>fferenza del fondatore della psicoanalisi, che<br />

riteneva la repressione un costo inevitabile della civiltà, egli, invece, crede<br />

che non sia la civiltà in sé ad essere repressiva, ma questo particolare tipo <strong>di</strong><br />

società, ossia quella <strong>di</strong> classe affermatasi in Occidente. Infatti quest’ultima si<br />

basa sul “principio <strong>di</strong> prestazione”, ovvero sull’imperativo <strong>di</strong> impiegare le<br />

energie psico-fisiche dell’in<strong>di</strong>viduo per scopi produttivi e lavorativi. Tale<br />

principio, riducendo il singolo ad un entità il cui fine è la produzione, reprime<br />

le richieste umane <strong>di</strong> felicità e <strong>di</strong> piacere. Un esempio per tutti: l’uomo finisce<br />

per vivere la sua sessualità con fini puramente procreativi. Così l’unico<br />

scopo della vita è il lavoro. La repressione degli istinti umani non può eliminarli<br />

completamente, infatti essi riaffiorano nell’inconscio e trovano la loro<br />

espressione nel mondo dell’arte. La <strong>di</strong>mensione estetica per Marcuse trova<br />

le sue figure più caratteristiche in Orfeo e Narciso: il primo, infatti, è “la<br />

voce che non comanda, ma canta “poiché intuisce nel mondo un or<strong>di</strong>ne più<br />

alto – un mondo senza repressione”, mentre il secondo vive “una vita <strong>di</strong> bellezza,<br />

e la sua esistenza è contemplazione”. 28 Tutti e due esprimono, dunque,<br />

la ribellione simbolica contro la logica del lavoro e della fatica, che trova la<br />

sua icona in Prometeo. Posto che l’ideale della storia è quello <strong>di</strong> far tornare i<br />

corpi degli uomini strumenti <strong>di</strong> piacere e non <strong>di</strong> fatica, Marcuse cerca <strong>di</strong><br />

28 Tratto da Eros e civiltà.<br />

– 287 –

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