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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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Il pensiero nasce dallo stupore: esso è Iride figlia <strong>di</strong> Taumante (colui che<br />

stupisce). Omero utilizza la parola θαυµα´ζειν, designante stupore, che deriva<br />

essa stessa da uno dei tanti verbi greci che significa vedere. In Omero<br />

questo guardare stupefatto è proprio degli uomini a cui si mostre una <strong>di</strong>vinità;<br />

da notare che solitamente gli Dei si mostrano all’uomo sotto il travestimento<br />

della figura umana e si rivelano solamente a coloro che decidono<br />

<strong>di</strong> avvicinare. L’uomo “patisce” l’apparizione <strong>di</strong>vina, è, quin<strong>di</strong>, mosso da stupore<br />

per qualcosa <strong>di</strong> familiare e normalmente invisibile, qualcosa, inoltre,<br />

per cui sei spinto ad ammirare. Non che l’apparire sia particolarmente<br />

sbalor<strong>di</strong>tivo, assolutamente: lo stupore iniziale deriva dall’or<strong>di</strong>ne armonioso<br />

<strong>di</strong>etro la somma totale della cose del mondo, che, è sì celato <strong>di</strong>etro il visibile,<br />

ma <strong>di</strong> cui, d’altra parte, il mondo della apparenze ci offre un bagliore.<br />

Gli esistenti ci sono e si lasciano incontrare da noi, ma non si accontentano<br />

<strong>di</strong> esser pensati da lontano: ci invadono bruscamente e si fermano su <strong>di</strong><br />

noi, tanto che la nostra mente rifiuta le parole “non c’è nulla” con l’intensità<br />

e l’istantaneità della luce, come se queste parlassero contro l’evidenza <strong>di</strong> un<br />

fatto che è in ragione della sua eternità. Tale rifiuto è il comportamento <strong>di</strong><br />

ogni in<strong>di</strong>viduo che si pone <strong>di</strong> fronte ad un qualsiasi modo o forma particolare<br />

<strong>di</strong> esistenza e <strong>di</strong>ce pensosamente a sé stesso: “È!”. Questo shock iniziale<br />

fece vacillare nelle epoche antiche gli animali più nobili e, provando il<br />

terrore dell’esistenza più assoluto, avvertirono per la prima volta il pericolo<br />

<strong>di</strong> “qualcosa ineffabilmente più grande <strong>di</strong> loro”, la presenza <strong>di</strong> una bestia<br />

enorme che gravava sul loro sterno e oltre cui non c’è assolutamente nulla.<br />

Bibliografia:<br />

H. ARENDT, Vita Activa, Bompiani, Milano 1964.<br />

A. DAL LAGO, La città perduta, introduzione a Vita Activa, Bompiani,<br />

Milano 1964.<br />

H. ARENDT, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli,<br />

Milano 1964.<br />

G. FORNERO, Protagonisti e testi della filosofia, Paravia 2000.<br />

M. CANGIOTTI, L’Ethos della politica, Quattroventi, Urbino 1990.<br />

H. ARENDT, La vita della mente, Il Mulino, Bologna 1978.<br />

H. ARENDT, Denktagebuch 1950 bis 1973, Piper, München 2002.<br />

JEAN-PAUL SARTRE, La Nausea, Einau<strong>di</strong>, Torino 1974.<br />

S.T. COLERIDGE, The friend, London 1949.<br />

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